Bastano 700 soli per fare una scuola?
Conosco Adro dal 1977, quando Elio Damiano pubblicava "Adro tempo pieno" a Brescia, per l'editrice La Scuola. Ne ignoravo fino ad allora l'esistenza, del resto è un paese come tanti, 6.000 abitanti circa, con tradizionale vocazione agricola e vitivinicola.
Da qualche mese torna ripetutamente alla ribalta per cose di scuola, che nessun pedagogista (ammesso che ci sia qualche sopravvissuto della categoria) potrebbe dignitosamente rappresentare. Una cittadina un tempo famosa per il suo tempo pieno, torna famosa perché ha un sindaco che combatte contro i diseredati che non pagano la mensa scolastica (fenomeno abbastanza diffuso soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia, risolto quasi sempre con dignitosa concertazione tra le autorità scolastiche e quelle locali e talvolta con generose e silenziose azioni che la gente di scuola non ha l'abitudine di propagandare).
Ma questo era solo l'antipasto, perché il gran pasticcio doveva arrivare con l'avvio dell'anno scolastico. Un avvio che ha già messo a dura prova la tenace resistenza della dirigenza scolastica, ancora mentre scriviamo alle prese con nomine non ancora effettuate, mentre intanto le lezioni sono da qualche giorno cominciate. Adro ha fatto dimenticare tutto il resto, perché 700 simboli di partito in una scuola non di partito, ma credo anche di partito, non si erano mai contati.
Le avvisaglie negli anni scorsi c'erano state, ma la vicenda aberrante di Adro, dove gli alunni sono costretti a studiare sempre in compagna del sole padano (di partito, perché quello vero sembra essersi pudicamente defilato) mostra a tutti dove può portare un decentramento che abbandona il servizio scolastico ai capricci dei protagonisti di turno.
Non sappiamo come finirà la vicenda, nella quale abbiamo notato una grande timidezza delle istituzioni e di quelle scolastiche in primo luogo, ma certo non è edificante per un paese democratico e per gli studenti (ai quali promettiamo legalità e costituzione) leggere che il sindaco aspetta la richiesta del suo capo partito per rimuovere la propaganda elettorale dalla scuola, o che qualche ministro della Repubblica critichi l'abbondanza dei simboli e non la loro presenza.
La scuola italiana ha una grande tradizione di democrazia, di rispetto, di tolleranza, di civiltà. Vogliamo sperare che si continui su questa strada e che si avvii una nuova stagione di seria riflessione sul presente e soprattutto sul futuro della nostra scuola. I dirigenti scolastici, come sempre, saranno in prima linea.
Buon anno scolastico a tutti, nonostante Adro!
Gregorio Iannaccone
Presidente Nazionale ANDIS