Il governo Berlusconi ha stretto la scuola pubblica in una doppia morsa dagli effetti devastanti. Con la legge 133/2008, la cosiddetta “finanziaria estiva”, Tremonti ha tagliato alla scuola 8 miliardi di euro e oltre 132mila docenti e personale non docente in 3 anni. Con l’attuale manovra il governo colpisce con particolare durezza le retribuzioni del personale della scuola, riducendole dell’11-15%, in una misura assai superiore a quella, ad esempio, degli alti dirigenti dello Stato (- 2,5%). È stato stimato che mediamente ogni docente perde nel suo percorso professionale dai 29mila ai 42mila euro: in un parola è costretto a lavorare gratis per oltre un anno. Inoltre, vengono dirottate a coprire i debiti del Ministero nei confronti delle scuole le risorse (pari al 30% dei tagli triennali) previste per premiare gli insegnanti migliori. Il governo sceglie di mortificare coloro che operano nella scuola, ben sapendo che le loro remunerazioni sono tra le più basse a livello europeo e che una scuola di qualità è fatta da docenti competenti e motivati.
Si tratta di un attacco senza precedenti alla scuola pubblica, messo in atto dal governo Berlusconi, non per sciatteria, ma per un progetto consapevole di impoverimento e di dequalificazione della scuola, dell’università e della ricerca. Una vera e propria controriforma di carattere classista, che escluderà sempre di più da una scuola di qualità tanti giovani che non potranno permettersela. Non la scuola voluta dalla Costituzione (art. 34 “La scuola è aperta a tutti”), non la scuola del “non uno di meno” che intende realizzare il PD, ma quella che seleziona e divide sulla base delle condizioni economiche e sociali di partenza. Il governo vuole aprire un grande varco a favore della scuola privata, a pagamento, per pochi privilegiati. Di fronte a tutto ciò occorre una straordinaria mobilitazione: genitori, insegnanti e studenti, amministratori locali, il PD, sindacati ed associazioni stanno organizzando iniziative, incontri, proteste, anche se nella scuola è diffuso un profondo senso di frustrazione e di stanchezza. Non deve prevalere alcun sentimento di rassegnazione. Il fatto che il Ministero appaia sempre più un muro di gomma, su cui tutto rimbalza senza lasciare traccia, non deve indurre a rassegnarsi alla perdita di una scuola pubblica di qualità; non deve determinare la riduzione dell'impegno, della partecipazione critica e delle manifestazioni, ma, al contrario, alla loro intensificazione. Personalmente continuerò il mio impegno.