ANDIS Milano: DM 80 e gestione dei debiti

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ANDIS Milano: DM 80 e gestione dei debiti

Messaggiodi edscuola » 25 novembre 2007, 20:54

L’ANDIS di Milano sul DM 80 e la gestione del sistema dei debiti

Il gruppo dei dirigenti ANDIS delle scuole del secondo ciclo di Milano si è riunito in data 15 novembre per discutere sul testo definitivo del DM 80 del 3 ottobre del 2007 e sulla successiva OM 92 del 5.11, recanti norme sulle modalità di saldo del debito e di passaggio all’anno successivo. Il dibattito è stato vivace e, dopo vivace dibattito, ampio consenso è stato espresso su alcune osservazioni di fondo.

1. E’ sicuramente condivisibile la necessità di intervenire su un aspetto francamente degenerativo come quello della permanenza di “debiti” ampi e generalizzati e sul messaggio certamente diseducativo che tale situazione trasmette ai nostri giovani. E’ merito dell’iniziativa governativa aver richiamato l’attenzione sulla intollerabilità di certi atteggiamenti negativi o di lassismo da parte di discenti e docenti e sul fatto che occorre dare un quadro di certezze, dal momento che le iniziative di recupero finora adottate si sono frammentate in una miriade di modelli troppo spesso inefficaci.
Al tempo stesso, però, non si può non osservare con grande preoccupazione come un eccesso di enfasi su questo aspetto rischi di far passare in secondo piano quello che rimane il problema centrale della nostra scuola secondaria superiore, che è quello di una grave incapacità di fare i conti con i nuovi linguaggi e i problemi di motivazione di una generazione le cui modalità di apprendimento sono radicalmente diverse da quelle cui rimane invece ancorata la grande maggioranza della cultura accademica e professionale: caratterizzate non tanto al rigore disciplinare, quanto a un disciplinarismo astratto e fine a se stesso.
La preoccupazione, insomma, è quella che il Decreto sia letto come un messaggio di “restaurazione” della scuola così come è, con i suoi contenuti e con le sue metodologie ( il che, sia detto per inciso, condannerebbe in partenza al fallimento qualunque modalità di recupero ) invece che – come sarebbe necessario – come dell’indicazione di una forte ripresa della spinta innovativa, anche in relazione all’applicazione delle norme contenute nel Regolamento dell’obbligo di istruzione. E’ senz’altro da evitare, da questo punto di vista, il paradosso che persino le risorse aggiuntive messe a disposizione finiscano con l’essere godute proprio da quei settori del corpo docente che, proprio perché più rigidamente legati ad una didattica tradizionale, registrino un più alto numero di insufficienze.

2. Per questa ragione sembra al gruppo che vadano fortemente valorizzate ed utilizzate quelle parti dell’OM che consentono di utilizzare come ore di lezione effettive ai fini del monte ore annuale quelle in cui si effettuano componendo le classi in gruppi di livello, sia attraverso le flessibilità rese possibili dal DPR 275, sia attraverso l’organizzazione di periodi di sospensione delle attività “normali”, sia attraverso l’allargamento della pratica dell’impiego contemporaneo dei docenti della medesima disciplina nelle classi parallele. Questo tipo di organizzazione, del tutto coerente con quella richiesta dal Regolamento sull’obbligo di istruzione, consente di valorizzare l’apporto dei gruppi disciplinari sulle competenze fondamentali, sull’approntamento di verifiche comuni, sulla personalizzazione di percorsi di eccellenza. Si tratta di un percorso impegnativo e assai oneroso da implementare sul piano organizzativo, per cui una parte di risorse va certamente destinata a tale aspetto, ma aperto verso una prospettiva di stabilizzazione e, secondo quanto già positivamente sperimentato, fecondo di risultati.
La logica conseguenza di questa impostazione è che, almeno per quanto riguarda i passaggi dalla prima alla seconda classe, non siano previsti casi di recupero estivo, prevedendosi uno scrutinio finale definitivo in termini di promozione o di ri- orientamento. Questo non vuole naturalmente dire che non si diano precise indicazioni di studio e che non si organizzino forme di sostegno, ma non nei termini formali del debito.
Si pensa che in caso contrario gli effetti siano in disastroso contrasto con gli obiettivi dell’elevamento dell’obbligo di istruzione.

3. Per quanto riguarda gli anni successivi, fermo restando l’impegno ad applicare per quanto possibile gli accorgimenti organizzativi di cui al punto precedente, il gruppo ritiene indispensabile che siano chiariti alcuni aspetti problematici che rendono assai difficoltosa – se non impossibile - la pratica realizzazione dell’OM.

a) Prima di tutto c’è il problema, che riguarda peraltro non tanto la singola scuola, quanto l’Amministrazione nel suo complesso, della gestione dell’organico, dell’inizio dell’anno scolastico, della concreta assegnazione dei docenti alle classi.
Già oggi, con la segnalazione dell’organico di fatto a luglio, le operazioni di assegnazione susseguenti occupano l’interop mese di settembre. Con il nuovo meccanismo non sarebbe possibile stabilizzare l’organico di fatto se non nella prima settimana di settembre. E l’oscillazione non riguarderebbe più solo il numero ridotto e abbastanza facilmente prevedibile sulla base della serie storica di oggi, ma il 50% - 60% degli studenti oggi promosso con debiti. Come intende l’Amministrazione affrontare questo problema che è stato peraltro all’origine della soppressione degli esami di riparazione. Crediamo necessaria una risposta immediata, soprattutto in una realtà come quella milanese.
b) Il secondo problema è quello delle risorse. Dalle prime simulazioni effettuate, ed anche utilizzando a pieno lo strumento della sospensione delle lezioni ordinarie, risulta che le risorse messe a disposizione (viste anche le apprezzabili valorizzazioni dei compensi orari) siano assolutamente insufficienti. E’ quindi preliminare che vengano date subito assicurazioni certe sulle quantità e sui tempi di erogazione delle risorse questo aspetto. In secondo luogo, in stretta relazione alla misura delle disponibilità, è indispensabile che venga subito e ufficialmente definito ciò che sembra lasci intendere l’OM all’art. 6 comma 6 sul fatto che non necessariamente i corsi debbono essere organizzati per tutti gli allievi insufficienti e per tutte le discipline, essendo la loro programmazione in capo alla responsabilità tecnica del Collegio e del Consiglio di classe. E’assolutamente necessaria una interpretazione autentica al riguardo per evitare il dilagare di un contenzioso devastante. Infine occorre un chiarimento sulla misura oraria dei corsi, poiché non è chiaro se le quindici ore di cui parla l’Ordinanza (pur con la clausola “di norma” che autorizzerebbe ogni soluzione…) riguardino la singola iniziativa ( singola disciplina per singola classe per ogni scadenza) oppure la durata annuale e se il corso possa riguardare anche aree disciplinari piuttosto che singole discipline.
c) Il terzo problema è quello dei corsi estivi e della successiva valutazione. Essendo del tutto evidente che ben difficilmente i docenti titolari potranno ( anche volendolo) essere disponibili nei mesi estivi, soprattutto dopo il termine degli Esami di Stato, si pone comunque il problema del raccordo tra di essi e gli esterni titolari dei contratti d’opera: sul piano della programmazione degli interventi in primo luogo, e quindi sul piano della verifica che non potrà non essere condotta da chi ha effettuato il corso ( vedi ultima frase comma 8 art. 6), ma la cui valutazione sarà invece competenza del titolare, sempre che ci sia e non sia sostituito da un collega. Davvero un pasticcio.
Ma è il ricorso agli esterni in sé che suscita forti perplessità e appare pericoloso, per le ragioni organizzative legate alla indeterminatezza dei requisiti e al probabile “inseguimento” di supplenti in tutta Italia. Quanto all’efficacia didattica, non ci si può non chiedere cosa potrà ottenere di meglio in 15 ore da studenti che non conosce, un giovane supplente che forse non ha mai insegnato, rispetto a un Docente titolare che ha lavorato in classe per almeno un anno.
Non a caso il CNPI aveva avanzato la richiesta “di soppressione della parte relativa all’intervento di soggetti esterni nell’attività di recupero che prefigura una forma di esternalizzazione di un’attività ordinaria della scuola”.
Si ritiene quindi che l’aspetto dei corsi estivi sia davvero il più debole dell’intero provvedimento, sia per questi problemi, sia per quelli sopra delineati in merito all’organico, sia per le questione attinenti alla realizzazione dell’obbligo di istruzione. Anche se certamente l’effetto mediatico sarebbe stato inferiore, queste gravi questioni potevano essere probabilmente evitate rimandando all’anno successivo la saldatura del debito, sia pure giustamente con modalità e procedure più rigorosamente formalizzate. Ciò avrebbe, inoltre, evitato le prevedibili polemiche sulle modalità e i criteri di stipula dei contratti d’opera e le indiscutibili disparità di trattamento sui corsi tenuti dai titolari e quelli tenuti dagli altri.
Allo stato delle cose, comunque, oltre a ribadire la raccomandazione ( speranza?) che il ricorso ai corsi estivi sia limitato al minimo indispensabile, appare almeno indispensabile che l’inizio dell’anno scolastico venga posticipato almeno al 15 di settembre per dar tempo sia alla scuola, sia all’Amministrazione di espletare tutte le procedure possibili.
d) Esiste poi un problema specifico che riguarda gli istituti Professionali, il cui carico orario settimanale è già pesante e spesso ulteriormente arricchito dagli stages. In questo tipo di istituti gli alunni insufficienti in almeno 1 disciplina nel primo quadrimestre sono la quasi totalità, ed è quindi impossibile programmare interventi per tutti. Pur facendo una scelta, come peraltro previsto dall’ordinanza, sulle discipline in cui più elevato è il numero delle insufficienze, permane in seno all’istituzione scolastica l’obbligo di assicurare gli interventi, a meno che non si pensi ad orario inalterato ad una sorta di “recupero in itinere” obbligatorio che comporterebbe (visto il numero minimo di 15 ore) il blocco delle lezioni per almeno un mese. Ancora più grave è il problema che riguarda gli alunni stranieri di recente immigrazione, che spesso non riescono a comunicare in Italiano per parecchi mesi e per i quali è evidentemente impossibile fissare gli stessi tempi e le stesse modalità di recupero degli altri studenti. A maggior ragione – ma non solo - negli istituti professionali, perciò, è indispensabile una esplicita indicazione di libertà-responsabilità tecnica del Collegio Docenti e del Consiglio di classe
e) L’ultimo problema è quello di sempre, cioè la possibilità, per il Dirigente, di poter prendere decisioni tempestive senza dover sempre attivare complesse procedure di consultazioni/deliberazione da parte di una pletora di organi collegiali. Si ritiene, da questo punto di vista, che sia opportuno il conferimento di deleghe ad una specifica commissione che gestisca il raccordo con i diversi organi e lo assista sul piano organizzativo, onde semplificare ed accelerare al massimo i tempi degli interventi e gestire efficacemente le relazioni necessarie.
Resta aperta tutta la questione dell’obbligatorietà per la scuola di attivazione dei corsi (salvo diversa scelta delle famiglie) in presenza di un regime contrattuale che prevede la facoltatività del docente. La soluzione (il ricorso da parte della scuola a personale esterno) pone problemi di finanziamento non indifferenti che andranno tutti verificati nella pratica. Il problema è che il DM dà per scontata l’obbligatorietà per i docenti di effettuare i corsi, il che – alla luce del vigente CCNL - non è. Comunque queste soluzioni per essere credibili e serie non possono non essere oggetto di un passaggio contrattuale.

Alla luce di queste considerazioni, che saranno inviate all’ANDIS nazionale per contribuire a una presa di posizione tempestiva ed efficacemente pubblicizzata, si invita il Presidente Provinciale Luciano Berti e la Presidente Regionale Loredana Leoni a farsi carico di una richiesta urgente di incontro con l’Ufficio Scolastico Regionale, da definire eventualmente anche in collaborazione con le altre associazioni professionali dei dirigenti e con la Federazione Lombarda delle Associazione delle scuole autonome.
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