Latino: una risorsa per la persona e per l’Europa
Premessa: latino e identità dell’Europa - Le radici dell’identità europea affondano profondamente nell’eredità lasciataci dall’Ellade, da Roma e dal Cristianesimo. La Grecia ci ha lasciato la sua riflessione critica sull’essere e sul divenire dell’uomo e del mondo e sul logos divino. Roma ha aggiunto altri fondamentali ed originali principi, che rappresentano le basi stesse della civiltà in cui viviamo: la creazione del Diritto, forma consapevole della legge naturale e universale. L’Impero Romano ha lasciato durevole traccia di sé, perché ha diffuso il Diritto e il concetto di persona.
Il latino ha raggiunto il ruolo di lingua universale europea grazie a Roma che lo diffuse ovunque e poi grazie alla Chiesa Cattolica attraverso i monasteri, capisaldi del messaggio della Chiesa di Roma come anche luoghi di conservazione della cultura classica.
Allorché sorgono e progrediscono le letterature nazionali, il latino seguita ad esercitare la sua influenza educativa. Questo influsso anima per molto tempo i dotti e i letterati europei, che considerano il latino come lingua nobile e formativa. Oggi, perdere la conoscenza della lingua latina significherebbe spezzare la continuità di quel filo ideale che ci congiunge alle nostre radici.
Il valore formativo del latino - Nel frattempo, scopriamo che i nostri ragazzi sono sempre meno preparati, sempre meno profondi... se riconoscessimo che il latino (come anche il greco, in parte) ha una importantissima funzione formativa? Se, anziché essere una lingua del passato, fosse una lingua del presente e del futuro, sorgente inesausta di un nuovo modo d’intendere i linguaggi della comunicazione odierna in Europa? Nei Paesi scandinavi dotti di tutte le età si scambiano messaggi di posta elettronica in latino, e lo stesso accade già, in Italia, tra i membri ed i simpatizzanti dell’Accademia Vivarium Novum e di altri sodalizi.
Il latino non è una “lingua morta” e non può considerarsi lingua morta se non altro perchè le encicliche dei Pontefici possono trattare gli argomenti più attuali.
Dunque, perché non permettere ai ragazzi italiani di conoscere meglio ed in maniera più approfondita la lingua madre europea, così da poter riflettere con piena consapevolezza sugli strumenti espressivi in uso oggi?
Non sarà che, impegnati nell’allenare la mente su qualcosa che sia un po’ più serio dell’attuale pargoleggiare “interagendo in maniera continuativa con la realtà dinamica del territorio” (il corsivo è concreta espressione del pedagoghese, linguaggio assai in voga nella scuola di oggi), magari alla fine questi ragazzi scoprano quanto sia utile e bello studiare, esercitare la mente, ragionare, sviluppare il senso critico?
La sfida del latino - Risulta pertanto evidente, anche in risposta ad allarmistiche notizie di agenzia diffuse nei mesi scorsi ed a sempiterni luoghi comuni (non si sa se più provocatori o sprovveduti) che lo studio della Lingua Latina, in qualche misura, andrebbe introdotto almeno in tutte le scuole che si fregiano del titolo di “Liceo” e, in particolare, nel Liceo Scientifico andrebbe potenziato: la parola "Scientifico" allude a conoscenza critica, scienza, non soltanto tecnica applicata. E si può anche osservare che togliere il latino per sostituirlo con una lingua straniera moderna è una stupidaggine, perché chi conosce il latino ha le basi per potere con facilità apprendere altre lingue (soprattutto di ceppo indoeuropeo, ma non solo), mentre nel caso contrario la conoscenza resterà limitata a quelle studiate a scuola.
Le considerazioni fatte suggeriscono anche la seguente proposta: inserire, all’interno di un più vasto e rilevante progetto di riforma, che restituisca alle nostre istituzioni scolastiche serietà, efficienza e valore, lo studio del latino, lingua fondamentale di Roma e dell’Unione Europea, su base triennale nella scuola media inferiore, con lo studio della morfologia elementare per poi approfondire progressivamente lo studio completo della grammatica e dell’inizio della sintassi, per concludersi alle superiori con la conoscenza completa della lingua in modo da poter leggere autonomamente tutti i testi latini e, nel liceo classico, greci.
Milano, 24 giugno 2009
Per l’AESPI: il Presidente, Prof. Angelo Ruggiero;
Per il CNADSI: il Presidente, Prof. Enrico Orsi.
Aderiscono:
Per Zetesis: il Direttore della Rivista, Prof.ssa Giulia Regoliosi
Per la FILINS: il Presidente, Prof. Giovanni Piccardo
Per l’ANAPS: il Presidente, Prof,ssa Angela Loritto
Per l’ISPEF: il Presidente: Raffaele Ciambrone
Per il PRISMA: il Presidente, Prof.ssa Anna Maria Giannetto
Per il Centum Latinitatis Europae: il Presidente, Dott. Rainer Weissengruber
Per il Centro Studi “Romano Guardini”: il Presidente, Prof. Leonzio Veggio
Per il Centro di Cultura Europea Sant’Adalberto: il Presidente, Prof. Carlo Bortolozzo
Per il Centro Studi “Europa 2000”: il Presidente, Prof. Giuseppe Manzoni di Chiosca
Per l’Associazione Culturale Internazionale “Eugenio Corti”: il Presidente, Ing. Francesco Righetti
Per l’AICC – Delegazione di Verona: il Presidente, Prof.ssa Angiolina Martucci Lanza