ANIEF: Comunicato 18 giugno 2009

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ANIEF: Comunicato 18 giugno 2009

Messaggiodi edscuola » 19 giugno 2009, 17:27

Varie: i dati Ocse chiedono all’Italia nuove assunzioni e subito.

I dati dell’Ocse condannano la politica scolastica portati avanti negli ultimi anni dal Governo e dal Sindacato nei confronti del Precariato e impongono provvedimenti urgenti, non più rinviabili.
Se negli anni Settanta l’età media dei neoimmessi in ruolo era di 22 anni, oggi l’età media è raddoppiata tanto che più la metà dei docenti in servizio a tempo indeterminato risulta over 50. Addirittura negli ultimi dieci anni l’età media dei neoassunti si è innalzata di 5 punti (da 35 a 40 anni), mentre quella degli aspiranti supplenti inseriti nelle graduatorie ad esaurimento supera i 37 anni.
La ragione è che, di fronte all’esaurimento delle graduatorie nel 1999, negli ultimi dieci anni si è preferito per logiche clientelari alimentare oltremisura la sacca del precariato per supplire alla carenza di assunzioni nella pubblica amministrazione, illudendo giovani laureati e non più giovani abilitati.

Il numero programmato di accesso all’insegnamento, istituito presso le SSIS nel 1990 ed entrato a regime nel 1999 su indicazione del Trattato di Lisbona voluto dall’UE, poteva essere una soluzione ma non è mai stato collegato al reclutamento tanto da produrre 100.000 docenti specializzati disoccupati; inoltre, è stato eluso dall’ennesimo concorso a cattedra (1999-2001) e da diversi corsi riservati (2000-2002, 2006) che hanno abilitato altri 300.000 precari.

Diverse volte il Ministero di Viale Trastevere e il Parlamento sono intervenuti per modificare i punteggi degli aspiranti candidati, creando incertezze nella gestione delle graduatorie permanenti e nel reclutamento: si pensi all’istituzione delle 5 fasce non costituzionali (2001), alla svalutazione dei due terzi del punteggio di abilitazione – ancor oggi in vigore per la 3 fascia - e all’introduzione del doppio servizio di montagna – oggi annullato (2004), al divieto del trasferimento a pettine (2007) o interprovinciale (2009). Per non parlare dell’ostinata volontà a tener fuori i giovani specializzandi dalle graduatorie come per il IX ciclo prima e per gli iscritti al primo anno nel 2008-2009, oggi, delle Accademie, dei Conservatori, delle Facoltà di Scienze della Formazione Primaria.

L’innalzamento dell’età pensionabile, il calo delle nascite e la contrazione degli organici per esigenze di risparmio della spesa pubblica hanno fatto il resto, bloccando il numero di assunzioni, previsto dalla Legge. Il risultato è che giovani laureati non possono abilitarsi vista la sospensione delle SSIS, mentre altri laureati, che giovani non sono più, e molto spesso sono invecchiati arricchendo il proprio portfolio per onorare lo Stato con specializzazioni, perfezionamenti, masters, dottorati rischiano a partire dal prossimo settembre di non poter fare i supplenti.

Questo esercito dei precari ha acquisito una professionalità nella preparazione e nell’esercizio del ruolo di docente e non può cambiare mestiere o essere riconvertito tutto a un tratto; ha firmato scrutini, ha assicurato la continuità didattica ed ora deve essere premiato per non aggravare il salto generazionale tra docenti e discenti come denuncia l’analisi OCSE.

Bisogna investire nei giovani attivando subito un corso universitario che dia l’abilitazione e la certezza della spendibilità del titolo di studio acquisito ai fini lavorativi legando semplicemente selezione a reclutamento.

Bisogna immettere in ruolo già dal prossimo anno almeno un terzo degli aspiranti inseriti nelle graduatorie ad esaurimento coprendo i posti in organico di fatto (unico caso in Europa).

Bisogna valorizzare il titolo di specializzazione all’insegnamento ai fini del reclutamento.

L’ipotesi, invece, di risolvere il problema del precariato affidando maggiore responsabilità ai dirigenti nella selezione del personale è inaccettabile, inaffidabile, inutile e poco trasparente visti i precedenti meccanismi di reclutamento degli attuali presidi, le vigenti norme di valutazione dei dirigenti e delle Scuole. Attiverebbe soltanto un nuovo contenzioso utile a dividere ancora una volta la classe docente e bloccare le poche assunzioni autorizzate.

Soltanto con i fatti e non con le idee o i proclami si può puntare al rinnovamento della classe docente. La classe politica si deve responsabilizzare per non rimanere sorda all’ultimo appello dell’Europa.

18 giugno 2009
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