ANIEF: Comunicato 1 giugno 2009

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ANIEF: Comunicato 1 giugno 2009

Messaggiodi edscuola » 2 giugno 2009, 11:43

Riforme: confermati i licei musicali e i tagli alla Scuola. Uno spiraglio per diritto ed economia.

Dopo la mobilitazione dell’ANIEF in merito al potenziamento dell’insegnamento della musica nelle Scuole di ogni ordine e grado e la denuncia per la salvaguardia dell’insegnamento di diritto ed economia (nei futuri Licei psico-pedagogici e altri), il sottosegretario Pizza rispondendo a due interrogazioni delle onorevoli Ghizzoni e Coscia (PD) conferma la prossima attivazione dei Licei coreutico¬-musicali, la possibilità della scelta opzionale di musica negli altri Licei e dell’introduzione dell’insegnamento obbligatorio di diritto ed economia nei Licei di Scienze Umane - scelta, a nostro avviso, obbligatoria, che deve essere assolutamente confermata per dare una prima risposta all’esigenza di garantire l’insegnamento di tali discipline.
Ancora una volta, dopo la battaglia sulla seconda lingua comunitaria che deve essere inserita nell‘organico di diritto, l’ANIEF dimostra di saper sensibilizzare l’opinione pubblica e il mondo politico su temi fondanti per l’educazione dei nostri alunni e per la salvaguardia dei posti di lavoro ridotti dagli ingenti tagli. La riduzione di 37.000 posti per il prossimo anno scolastico, infatti, rimane confermata come si deduce dalla risposta all’onorevole Lenzi (PD) sui tagli per la Scuola Primaria in Emilia Romagna.
Alleghiamo anche la risposta all’interrogazione della De Pasquale (PD) sulla chiamata diretta nell’Università, dove ricordiamo, vige il blocco di fatto dei concorsi per le economia di spesa relative alla razionalizzazione del DL 112.
3 giugno 2009

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Interrogazioni presentate nella seduta di giovedì 28 maggio 2009 in VII Commissione Cultura. Risposte del Sottosegretario Pizza. Commenti dei Parlamenti.

5-00803 Ghizzoni: Inserimento della musica quale materia obbligatoria nelle scuole secondarie superiori.
GHIZZONI e DE PASQUALE. -
Al ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
- Per sapere - premesso che:
il Consiglio d'Europa (18 dicembre 2006 - 2006/962/CE), ha individuato tra le competenze chiave per l'apprendimento permanente (punto 8) la «Consapevolezza dell'importanza dell'espressione creativa di idee, esperienze ed emozioni in un'ampia varietà di mezzi di comunicazione, compresi la musica, le arti dello spettacolo, la letteratura e le arti visive»;
da parte del «Comitato nazionale per l'apprendimento pratico della musica», operante presso il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, è stata evidenziata la necessità che l'apprendimento pratico della musica per tutti gli studenti sia componente essenziale di tutti i curricoli scolastici;
recenti indagini hanno dimostrato che la coltivazione della musica e delle arti performative è un'esigenza avvertita dagli studenti e delle famiglie delle scuole di ogni ordine e grado, e che a questa enorme domanda di pratica della cultura musicale le scuole cercano di offrire risposte ricche e variegate, nonostante le poche risorse messe loro a disposizione;
da alcune bozze in circolazione dei futuri quadri orari dei licei nell'ambito dei regolamenti di riforma del secondo ciclo, si evince, con riferimento alle discipline obbligatorie, l'assenza della musica nella quasi totalità degli indirizzi e tale assenza si configura come censura inaccettabile per quella società della conoscenza cui mira l'Europa e che lede uno dei principali diritti umani: la piena libertà di espressione, della quale le arti costituiscono indispensabile e principale strumento;
migliaia di cittadini di varia estrazione e professione hanno sottoscritto numerosi appelli affinchè la «musica» sia inserita fra le discipline obbligatorie del curricolo nelle scuole secondarie superiori -:
se il ministro interrogato intenda accogliere i pareri del Consiglio d'Europa e le richieste dei cittadini e quali provvedimenti intenda adottare per l'inserimento della musica come materia curriculare obbligatoria in tutte le scuole secondarie superiori.
(5-00803)
Il sottosegretario PIZZA risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 5).
TESTO DELLA RISPOSTA
La Raccomandazione del Consiglio d'Europa richiamata dall'Onorevole interrogante (2006/962/CE) mira ad individuare un insieme di competenze chiave ritenute essenziali e basilari per l'apprendimento permanente. Ne sono state individuate otto di cui 4: la comunicazione nella lingua madre, nelle lingue straniere, la competenza matematica e di base nelle scienze tecnologiche e la competenza digitale sono ritenute essenziali. Le altre 4: imparare ad imparare, competenze sociali e civiche, spirito di iniziativa e imprenditorialità, consapevolezza ed espressione culturale sono qualificate come competenze «trasversali» che sostengono il progetto di apprendimento lungo tutto l'arco della vita.
In tale quadro la «musica», come anche altre manifestazioni dell'arte e del pensiero, è indicata nell'area trasversale che al punto 8 recita testualmente «consapevolezza dell'importanza dell'espressione creativa di idee, esperienze ed emozioni in un'ampia varietà di mezzi di comunicazione, compresi la musica, le arti dello spettacolo, la letteratura e le arti visive». In questa area si evidenziano una serie di strumenti culturali e artistici diretti a far maturare una generale consapevolezza dell'identità culturale locale, nazionale ed europea della persona e a far sviluppare abilità creative per la realizzazione di profili professionali utili per l'elaborazione di nuove opportunità sociali ed economiche.
La portata formativa delle espressioni artistiche come la musica, le arti dello spettacolo, la letteratura e le arti visive è certamente coerente con tali finalità.
Ciò premesso, l'inserimento della musica nelle scuole secondarie superiori è affrontata nell'ambito dell'applicazione dell'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n.133 che, com'è noto, individua un quadro organico di interventi e misure per lo sviluppo e l'ammodernamento del sistema scuola, compresa la revisione degli ordinamenti, dei piani di studio e dei quadri orari nei diversi ordini di scuola.
In sede di definizione dei curricoli del secondo ciclo d'istruzione, attualmente in corso, l'esigenza di dare all'insegnamento della musica il dovuto rilievo è tenuta in considerazione al fine di rispondere alle richieste dei cittadini e alle raccomandazioni del Consiglio d'Europa e ciò non solo nel liceo musicale e coreutico e nel liceo delle scienze umane in cui tale insegnamento è obbligatorio, ma, con opzionalità, anche negli altri percorsi liceali.
Manuela GHIZZONI (PD), replicando si dichiara insoddisfatta della risposta ricevuta, poiché, come d'abitudine, il Governo elude le domanda e non risponde. Ricorda inoltre che non può essere considerata come una risposta l'affermazione generica espressa dal Ministero che sarà tenuta in considerazione la necessità di dare rilievo all'insegnamento della musica. Si tratta, infatti, di parole prive di valore, alla luce dei tagli decisi dal decreto-legge n. 112. Rileva che è certa quindi la volontà del Governo di non valorizzare la musica nei curricoli scolastici dell'obbligo e di deprimere il talento degli studenti, non solo di coloro che hanno spiccate attitudini a questa forma artistica, ma per la generalità degli studenti che nella musica troverebbero una forma di espressione e uno strumento di crescita personale.

5-01050 De Pasquale: Sui criteri che determinano la chiamata diretta e le assunzioni di docenti universitari in base al decreto-legge n. 180 del 2008.
DE PASQUALE. -
Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
- Per sapere - premesso che:
dal mondo universitario arrivano molte preoccupazioni legate alla modifica apportata con l'approvazione del decreto-legge 10 novembre 2008, n. 180, alla legge n. 230 del 2005, conosciuta come la legge sul rientro dei cervelli e le chiamate dirette per chiara fama;
la preoccupazione è determinata dal fatto che si possono presentare situazioni, fatti salvi i rari casi di chiara fama, di persone che avendo svolto lavori intellettuali all'estero, che non hanno mai vinto un concorso né all'estero, né in Italia, ma che hanno usufruito della legge 230 del 2005 ed hanno svolto docenza per tre anni in Italia, come un qualsiasi contrattista, possano diventare professori strutturati d'un colpo;
anche il CUN (Consiglio Universitario Nazionale) in diverse sue note recenti ha segnalato, a proposito delle chiamate dirette, questa contraddizione, che è presente anche al suo interno, nella valutazione dei casi di persone che hanno usufruito della legge 230 del 2005 e che quindi sono state reclutate con chiamata diretta;
si possono verificare disparità di trattamento tra i docenti a contratto con curricula di valore (dottorato, ricerca e didattica) ma che non hanno usufruito della legge 230 in passato e gli altri che, invece, ne hanno usufruito, e la cui posizione viene «sanata» con la chiamata diretta dopo tre anni di lavoro in Italia in cui hanno svolto docenza e fatto ricerca, proprio come i loro colleghi docenti a contratto, senza una certificazione data da una valutazione comparativa -:


quali provvedimenti il Ministro interrogato intenda adottare al fine di esplicitare i criteri che determinano la chiamata diretta e vincolare le assunzioni stesse ad un contingente limitato tanto nel numero delle stesse, quanto nell'investimento economico destinato a tali assunzioni.
(5-01050)
Il sottosegretario PIZZA risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 6).
TESTO DELLA RISPOSTA
In merito all'interrogazione illustrata dall'On. interrogante parlamentare indicata in oggetto si riferisce che l'articolo 1, comma 9, della legge n. 230 del 4 novembre 2005, recante norme in materia di chiamata diretta, per la copertura di posti di professore di I e II fascia, di studiosi stabilmente impegnati all'estero e dei cosiddetti «cervelli rientrati», è stata recentemente modificato dall'articolo 1-bis (Disposizioni in materia di chiamata diretta e per chiara fama nelle università) del decreto-legge 10 novembre 2008, n. 180, convertito, con modificazioni, nella legge 9 gennaio 2009, n. 1.
La predetta norma ha introdotto innovazioni in senso migliorativo rispetto alla precedente disciplina.
È, infatti, stata estesa la possibilità di autorizzare la chiamata diretta ai ricercatori universitari, consentendo di disporre i provvedimenti autorizzatori in stretta correlazione con il livello delle competenze didattiche, scientifiche e di ricerca acquisite e congrue rispetto al posto per il quale la chiamata stessa viene proposta.
Sono anche stati precisati i requisiti prescritti al fine di consentire alle università interessate di accertare se esistono i presupposti per formulare le predette proposte al Ministero, precisando, in particolare, che gli studiosi per i quali si propone la chiamata diretta devono essere stabilmente impegnati all'estero in attività di ricerca o di insegnamento a livello universitario da almeno un triennio, che devono ricoprire una posizione equipollente in istituzioni universitarie estere o che abbiano svolto, per chiamata diretta autorizzata dal Ministero, nell'ambito del programma di rientro dei cervelli, un periodo di almeno tre anni di ricerca e di docenza nelle università italiane e conseguito risultati scientifici, come già detto, congrui rispetto al posto per il quale ne viene proposta la chiamata.
Si ritiene, pertanto, che le problematiche espresse circa le eventuali disparità di trattamento tra i docenti, siano state positivamente risolte con l'introduzione della nuova norma.
Rosa DE PASQUALE (PD), replicando, si dichiara insoddisfatta della risposta ricevuta, in quanto al norma può creare abusi per i posti per i nostri laureati per accedere all'Università.

5-01273 Coscia: Sulla nuova denominazione dei licei con indirizzo socio-umanistico.
COSCIA, GHIZZONI e DE PASQUALE. -
Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
- Per sapere - premesso che:
con l'entrata in vigore della riforma dei licei, dall'anno scolastico 2010/2011, come prefigurata nella legge n. 59 del 2003, l'indirizzo, nato in seguito all'abolizione dell'istituto magistrale, del liceo delle scienze sociali, dopo dieci anni dalla sua attivazione, verrà sostituito dal Liceo delle scienze umane;
la stessa dizione «Scienze Umane» quale denominazione del Liceo appare piuttosto ambigua e rischia di confondersi con l'asse classico-umanistico tralasciando, nel nome e nei contenuti, il fondamento sociale delle scienze umane;
dagli schemi di regolamento sui nuovi curricula dei Licei e degli Istituti Tecnici, approvati il 18 dicembre dal Consiglio dei Ministri, emerge, inoltre, una preoccupante riduzione delle ore di insegnamento delle materie umanistiche;
infatti, nel quadro orario proposto, l'asse delle Scienze umane (Pedagogia, Scienze umane) avrà nei 5 anni una media oraria settimanale di 3,2 ore (totale 528 ore) di fronte ad un asse scientifico (matematico e naturalistico) di 5,4 ore di media (totale 891 ore) e ad un asse linguistico (latino e lingue comunitarie) di 6 ore di media (990 ore);
il risultato, all'interno del futuro liceo delle Scienze umane, sarà che le aree Linguistica e Scientifica avranno una consistenza che potrà superare di oltre il doppio quella dell'asse che dovrebbe caratterizzare questo tipo di scuola rischiando di essere l'unico Liceo a non connotarsi per una sua specificità che, invece, dovrebbe essere rappresentata dalle scienze umane;
l'assoluta povertà della dimensione sociale e l'assenza della cultura antropologica non permettono ad un giovane orientato a future professioni socio-educative di acquisire gli strumenti adeguati per una lettura aggiornata della nostra società complessa, globalizzata e multietnica;
inoltre la pedagogia posta come propedeutica nel primo biennio produce ulteriori elementi di confusione, essendo evidente che le scienze umane e sociali non si possono ricondurre a questa sola disciplina, che peraltro si connota più adatta ad un secondo livello di riflessione che per un biennio iniziale;
oggi sul territorio sono attive più di 300 scuole che sperimentano l'attuale indirizzo delle scienze sociali;
l'importanza di tale indirizzo non è determinata solo dal numero delle scuole che lo hanno attivato ma, sotto il profilo educativo, si è connotato come un percorso ben attrezzato che è stato espressione di una nuova licealità, che ha costruito i programmi sui nuclei fondanti delle discipline, attraverso le ore di compresenza e il lavoro integrato tra docenti mediante un approccio reticolare/sistemico ha previsto e promosso l'integrazione dei contenuti disciplinari, ha realizzato stage formativi curricolari come risorsa per un sistema scolastico integrato favorendo il dialogo tra scuola e territorio, valorizzando le specificità culturali e coniugando locale e globale, ha adottato un modello organizzativo e curricolare flessibile e, inoltre, ha prodotto una rete di scuole e un sito web autofinanziati, facendone strumento di informazione, formazione ed autoaggiornamento, realizzando così al meglio lo spirito dell'autonomia;
l'assenza di riferimenti ad esperienze di studio-lavoro e stage che si evince, depaupererà quanto di innovativo nel legame fra professionalità e progettualità, teoria e pratica sul campo si era attivato negli ultimi decenni nelle sperimentazioni autonome e nelle varie formule di sperimentazioni assistite sino all'esperienza del Liceo delle Scienze Sociali;
negli ultimi mesi una forte testimonianza di tale esperienza altamente formativa è arrivata dall'appello «Salviamo il liceo delle scienze sociali» che ha raccolto da dicembre alla fine di gennaio - quando la petizione è stata chiusa - più di 2000 firme -:
se il ministro interrogato, al fine di non dissolvere quanto di positivo si è sperimentato con l'attivazione del Liceo delle scienze umane, non consideri opportuno, prima della definizione di indirizzi e curricoli, aprire un tavolo di confronto e dibattito tra gli operatori della scuola ed i rappresentanti istituzionali e se, altresì, non ritenga di accogliere alcune proposte e in particolare quella di denominare il liceo «liceo delle scienze umane e sociali» e di potenziare il monte ore riservato alle discipline umanistiche e sociali tenendo conto della finalità fondamentale del liceo.
(5-01273)
Il sottosegretario PIZZA risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 7).
TESTO DELLA RISPOSTA
Come ricorda l'Onorevole interrogante l'indirizzo di scienze sociali è un corso di origine sperimentale che si è diffuso sul territorio nazionale dopo la soppressione del corso di istituto magistrale per effetto del decreto interministeriale 10 marzo 1997.
Nel curricolo di questo indirizzo sono contenute discipline attinenti all'area linguistico-letteraria, all'area storico-giuridico-economica e a quella scientifico-matematica tra le quali scienze della terra, scienze sperimentali.
Tanto nel progetto originario quanto in quello del progetto autonomia si innestano le varianti dovute all'applicazione della quota del 20 per cento del monte orario annuale riservata all'istituzione scolastica; in circa il 30 per cento delle scuole interessate alla sperimentazione si studia il latino in luogo della seconda lingua straniera. Consistenti sono gli apprendimenti relativi alle scienze sociali e alla filosofia.
Con riguardo alle compresenze dei docenti occorre tener conto del piano programmatico elaborato ai sensi dell'articolo 64, comma 3, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge 8 agosto 2008, n. 133.
Com'è noto all'Onorevole interrogante è attualmente ancora in corso, per chiudersi in tempi brevi, la definizione dei percorsi dei nuovi licei, da adottarsi ai sensi dell'articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n 112, convertito dalla legge 8 agosto 2008, n. 133.
La prevista revisione potrà comportare modifiche dei percorsi liceali così come definiti dal decreto legislativo n. 226 del 17 ottobre 2005.
Al fine di accompagnare e sostenere le innovazioni riguardanti il riordino dei licei, in costante dialogo con le istituzioni scolastiche interessate, è stato costituito un apposito gruppo tecnico al quale vengono sottoposte le istanze provenienti dalle scuole, dal mondo della cultura e dalle istituzioni.
Nel corso dei lavori finalizzati al perfezionamento dei suddetti percorsi sarà esaminata con la dovuta attenzione la proposta di cambiare la denominazione del «liceo delle scienze umane» con quella di «liceo delle scienze umane e sociali».
Comunque, nel liceo delle scienze umane, così come definito dal decreto legislativo n. 226 del 2005, sono compresi negli obiettivi specifici di apprendimento gli insegnamenti riferibili alle «scienze sociali» quali psicologia, pedagogia, sociologia, antropologia. Si tratta quindi di potenziare sotto il profilo orario e contenutistico l'insegnamento delle scienze umane, che comprende anche «scienze sociali». Sarà anche presa in considerazione l'ipotesi di inserire tra le discipline obbligatorie l'insegnamento di diritto ed economia. Dovrà tuttavia essere garantita l'acquisizione da parte dello studente degli elementi essenziali della cultura liceale, come definita nel decreto legislativo n. 226 del 2005.
Maria COSCIA (PD), replicando si dichiara parzialmente soddisfatta della risposta ricevuta, prendendo atto che non vi è l'impegno di cambiare denominazione. Ricorda altresì che il liceo ha esperienze consolidate che andrebbero tenute in considerazione. Rileva peraltro che non è stato avviato un vero confronto sui nuovi regolamenti dell'istruzione superiore e che sarebbe opportuno che vi fosse un impegno del Governo in tal senso.

5-01282 Lenzi: Chiarimenti sul tempo scuola al primo anno della scuola elementare.
LENZI, GHIZZONI, MOTTA, BENAMATI, MIGLIOLI, MARCHIGNOLI, BRATTI e DE PASQUALE. -
Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
- Per sapere - premesso che:
il 4 febbraio 2009, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, rispondendo ad una interrogazione a risposta immediata presentata dall'onorevole Ghizzoni ed altri (atto Camera 3-00350), dichiarava «oggi non si può affermare che vi sia stata una diminuzione delle risorse sul funzionamento e sui servizi, al contrario queste sono state accresciute»;
il 23 marzo 2009 si è tenuto un incontro tra i sindacati scuola e il MIUR sul prossimo decreto interministeriale per gli organici 2009-2010 nella scuola;
in base a quanto reso noto dagli organi di stampa, il decreto di cui sopra conferma integralmente i tagli previsti dalla manovra finanziaria: meno 9.968 posti nella primaria, 15.542 nella scuola di primo grado, 11.347 nella scuola secondaria, meno 245 dirigenti scolastici;
per quanto riguarda i docenti di sostegno il numero rimane sostanzialmente quello dell'anno scolastico in corso (circa 90.500 unità);
in totale saranno 42 mila i posti di docente che dovranno essere tagliati dall'organico: 37 mila se ne andranno subito dall'organico di diritto e i restanti 5.000 tra qualche mese in organico di fatto;
nella stessa riunione sono stati forniti i dati delle previsioni degli alunni: nella scuola primaria è previsto un aumento di 4 mila unità, nella secondaria di primo grado ci saranno 10.500 studenti in più, mentre nella secondaria di secondo grado continua la flessione demografica con un meno 26.700;
secondo il decreto interministeriale firmato il 3 aprile 2009 sugli organici 2009-2010 per l'Emilia-Romagna si prospettano i seguenti tagli all'organico di diritto per docenti: 243 docenti di scuola primaria; 368 docenti di scuola secondaria di I grado; 427 docenti di scuola secondaria di II grado;
è necessario che la definizione degli organici 2009-2010:
a) rispetti e garantisca le scelte delle famiglie in particolare per quanto riguarda il tempo scuola (30 ore e tempo pieno nella scuola primaria);
b) riconosca la piena autonomia didattica e organizzativa, come del resto prevista dal decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999;
c) garantisca i modelli orari e organizzativi esistenti nelle classi successive alla prima della scuola primaria e nel tempo prolungato della media -:
se il Ministro intenda accogliere, come promesso, le richieste dei genitori che hanno iscritto i loro figli al primo anno di scuola elementare chiedendo il tempo scuola di 27, 30 e 40 ore.
(5-01282)
Il sottosegretario PIZZA risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 8).
TESTO DELLA RISPOSTA
Rispondo all'interrogazione dell'Onorevole Lenzi n. 5-01282, concernente gli organici del personale della scuola per il prossimo anno scolastico con particolare riguardo alle dotazioni organiche delle scuole dell'Emilia-Romagna.
Per ciò che concerne le dotazioni organiche a livello nazionale, confermo quanto già riferito in questa stessa sede il 21 maggio scorso rispondendo all'interrogazione dell'Onorevole Cavallaro n. 5-01232.
Come già fatto presente nella suddetta occasione, lo schema di decreto interministeriale sulle dotazioni organiche del personale docente per l'anno scolastico 2009-2010 tiene conto di quanto stabilito dall'articolo 64, comma 4, del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n. 133. Esso è il risultato di un articolato e ponderato lavoro di analisi e di elaborazione di dati ed elementi per l'individuazione delle diverse esigenze gestionali ed operative e la quantificazione del personale occorrente per il corretto funzionamento del sistema d'istruzione.
Al fine di garantire una maggiore stabilità delle platee scolastiche e del personale docente interessato ed anche a tutela della continuità didattica e della qualità del servizio, la riduzione apportata in organico di diritto è stata di 37.100 unità, con un recupero di 5.000 posti rispetto all'obiettivo di riduzione di 42.100 posti che era stato previsto per l'anno scolastico 2009/2010.
La ripartizione a livello regionale dell'organico complessivamente definito è stata effettuata sulla base dei dati e degli elementi che concorrono alla definizione delle risorse necessarie per il corretto funzionamento del sistema d'istruzione nelle sue diverse articolazioni, tenendo altresì conto delle specifiche esigenze dei comuni montani, delle piccole isole, delle aree particolarmente esposte a situazioni di disagio e precarietà, comprese quelle edilizie, nonché dei contesti con un rilevante numero di alunni con cittadinanza non italiana.
Gli uffici scolastici regionali sono stati invitati, nella fase di assegnazione delle risorse alle singole province, a coinvolgere opportunamente le regioni e gli enti locali e a tener conto delle specifiche esigenze delle diverse tipologie e condizioni di funzionamento delle istituzioni scolastiche, nonché delle innovazioni introdotte dagli atti applicativi dell'articolo 64 del citato decreto-legge n.112 del 2008.
A livello delle singole istituzioni scolastiche, un ruolo fondamentale spetta alle stesse istituzioni scolastiche, per la piena valorizzazione degli spazi di flessibilità organizzativa e didattica previsti dal decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999 sull'autonomia. È quindi compito delle istituzioni scolastiche, una volta ricevute le risorse di organico, articolare il tempo scuola secondo criteri e soluzioni più idonei al migliore impiego delle risorse, all'ampliamento del servizio e all'incremento dell'offerta formativa, valorizzando in tal modo le potenzialità derivanti dall'autonomia.
Quanto alla scelta del quadro orario, si è inteso dare alle famiglie la possibilità di optare fra più articolazioni del quadro orario stesso. Per quel che concerne il tempo pieno nella scuola primaria, è confermato, nei limiti dell'organico disponibile, il modello di 40 ore settimanali con due insegnanti, eventualmente coadiuvati da insegnanti di religione cattolica e/o di inglese in possesso dei relativi requisiti. Per il prossimo anno scolastico, il numero di posti per il tempo pieno, che resta disciplinato dalla normativa vigente, non ha subito decurtazioni percentuali risultando, anzi, un aumento di posti rispetto all'anno scolastico 2008-2009.
Relativamente al tempo normale, le risorse di organico disponibili consentono di accogliere la maggior parte delle richieste delle famiglie, ivi comprese quelle relative al modello sino a 30 ore. Il fabbisogno dell'organico è stato calcolato moltiplicando per 27 (ore settimanali) il numero complessivo delle classi prime e per 30 (ore settimanali) il numero complessivo delle classi seconde, terze, quarte e quinte, senza tener conto della disponibilità di ore derivante dalla presenza aggiuntiva di insegnanti di religione cattolica e/o di insegnanti specialisti di inglese.
Per la secondaria di primo grado il modello orario normale è di 30 ore settimanali.
Quanto, poi, ai criteri e alle modalità per l'attribuzione dell'organico di sostegno, è richiamato il rapporto tendenziale di un docente ogni due alunni definito nella precedente legislatura ed è confermata la disposizione che prevede, di norma, non più di 20 alunni per classe in presenza di soggetti diversamente abili.
Detto questo in via generale, per quanto concerne gli organici di personale docente di scuola primaria, secondaria di primo e di secondo grado dell'Emilia-Romagna per il 2009/2010, il competente Direttore scolastico regionale ha fatto presente che, nel contesto delle misure previste dalla legge n. 133 del 2000, gli organici di diritto del personale docente della stessa regione hanno subito complessivamente una contrazione di 1019 posti normali. Tale contrazione è stata peraltro parzialmente compensata dall'incremento di 248 posti di sostegno per il 2009/2010 rispetto all'organico di diritto del corrente anno.
Circa, poi, l'esigenza di tener conto delle scelte delle famiglie, per quel che riguarda il tempo scuola, segnatamente le 30 ore e il tempo pieno nella scuola primaria, è stato operato il consolidamento delle classi a tempo pieno, la cui incidenza percentuale in provincia di Bologna è tra le più alte dell'intero territorio nazionale.
Attraverso un'oculata utilizzazione, da parte dei dirigenti scolastici, delle risorse assegnate agli istituti di rispettiva competenza, sarà possibile soddisfare le ulteriori esigenze di un tempo scuola di 40 ore rappresentate dalle famiglie e assicurare il tempo mensa nel modello organizzativo a 40 ore.
L'ampia e capillare diffusione del tempo pieno (3787 classi su 8694 previste per il prossimo anno scolastico), nonché i posti di insegnamento di lingua inglese e di religione cattolica, che si traducono in risorse aggiuntive rispetto al monte ore settimanale dei diversi modelli organizzativi, apriranno ampi spazi di flessibilità organizzativa che potranno anche consentire, laddove necessario, lo svolgimento di attività didattiche in contemporaneità.
Alla luce di queste considerazioni, non hanno ragion d'essere le preoccupazioni espresse dall'onorevole interrogante.
Infatti, relativamente al presunto «azzeramento» dei rientri pomeridiani nella scuola primaria, già in organico di diritto sono state assegnate, in luogo delle 27, le 30 ore settimanali.
È pienamente rispettata l'autonomia didattica ed organizzativa delle istituzioni scolastiche, secondo quanto previsto dal regolamento sull'autonomia emanato con il decreto del Presidente della Repubblica n. 275 dell'8 marzo 1999.
Inoltre, come risulta da quanto sopra esposto con riferimento alla scuola primaria nella sua completezza, sono stati rispettati i modelli orari ed organizzativi esistenti nelle classi successive alla prima della scuola primaria e nel tempo prolungato della media; per quanto attiene alla scuola media saranno attivate tutte la classi a tempo prolungato richieste dalle famiglie, laddove sussistano le condizioni necessarie, che peraltro la recente riforma non ha modificato.
Concludo, quindi, affermando che saranno largamente accolte le richieste dei genitori che hanno iscritto i loro figli al primo anno della scuola primaria chiedendo il tempo scuola di 27, 30 e 40 ore.
Donata LENZI (PD), replicando, si dichiara insoddisfatta della risposta ricevuta, in quanto si aspettava di avere qualche dato in più. Il dato indicato è, infatti a suo avviso insufficiente. Ritiene quindi importante mantenere alta l'attenzione sulle questioni poste.
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