Prosegue il nostro impegno per fronteggiare la deriva della scuola, iniziata ormai da 20 anni.
Ultimamente, contro la scuola, si assiste ad un attacco inaudito, massiccio che non ha nessun fondamento pedagogico, ma solo il perseguimento del risparmio economico.
Servono i soldi:
- per mantenere i politici nazionali, regionali provinciali, comunali (ma quanti sono?) e gli apparati di partito, le auto blu;
- per pagare le tangenti nelle opere pubbliche;
- per risanare il debito pubblico che sprofonda nel baratro.
I provvedimenti presi fino ad ora vanno nella direzione di ampliare il divario tra ricchi (sempre più ricchi), ceto medio (quello degli insegnanti sempre più impoverito) e poveri (sempre più poveri).
Ci dicono di consumare per evitare che l’economia entri in recessione, ma con quali soldi se non si arriva più alla fine del mese con i miseri stipendi percepiti dopo anni e anni di sacrifici.
I provvedimenti seri non vengono attuati, quelli alla lotta all’evasione fiscale, ai percettori di tangenti, per la realizzazione di opere pubbliche necessarie, per la ricerca di efficienza ed efficacia in tutti i settori, quelli per una giustizia che funzioni.
Il Ministro Brunetta si è “inventato” la tassa sulla malattia e l’arresto domiciliare, quando sappiamo tutti che basterebbe un’applicazione seria della normativa esistente da parte dei Presidi, che hanno avuto la dirigenza ed il contratto separato.
Dopo anni, nella scuola primaria, che è un vanto per essere una delle migliori per qualità in Europa, si ritorna indietro al “maestro unico”.
Un altro grave problema riguarda i precari che sembra non interessare chi ci governa.
Si perde il lavoro ma non si ha diritto a nessun ammortizzatore sociale come per il settore privato. In 150.000 non avranno più un lavoro.
Gli incentivi vanno alle banche, all’auto, all’edilizia, non alla scuola dove anzi si tagliano i fondi per le supplenze e per le spese di gestione.
Stiamo depauperando beni preziosi, l’educazione e l’istruzione delle future generazioni.
L’impoverimento della scuola sembra che interessi solo agli insegnanti ed al personale ATA.
Fino ad ora, non un cenno di protesta da parte dei dirigenti.
Con il dimensionamento però anche loro sono in crisi, anche nel loro comparto ci saranno soprannumerari in Calabria.
L’eliminazione della clausola di salvaguardia per la riconduzione delle cattedre a 18 ore, l’eliminazione delle compresenze nella scuola primaria, comportano la riduzione di personale disponibile e, pongono un serio problema di gestione delle normali attività scolastiche a cui si è fatto fronte fino ad ora con grande impegno e volontà del personale forzando e spesso andando contro quanto stabilito dai CCNL.
Contrastare, criticare, chiedere correttivi, per noi diventa un obbligo.
Studiare e proporre soluzioni per mitigare gli interventi negativi è un nostro diritto e dovere. Nel frattempo dobbiamo operare con gli strumenti a nostra disposizione.
Dobbiamo essere inflessibili nel chiedere l’applicazione corretta dei contratti, quindi niente compromessi con i D.S. nello stabilire i criteri per l’utilizzo del personale ed il riparto del FIS.
Perciò chiediamo ai colleghi di segnalare le anomalie.
La conoscenza dei doveri ci porta ad esercitare correttamente i nostri diritti ed a non essere utilizzati impropriamente, con aggravio di lavoro e di responsabilità anche penali.
Lamezia Terme, 6/2/09
Antonino Tindiglia