ADESIONE ALLO SCIOPERO GENERALE
Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia
E’ tempo di crisi, una crisi della scuola che è specchio della crisi sociale.
Una crisi che è economica, ma non solo: ciò che vediamo è il rischio di rottura dei legami sociali, che possono aiutarci ad uscire insieme.
Da tempo nelle nostre scuole abbiamo segnalato l’aumento di fenomeni di vulnerabilità sociale, ovvero del rischio che, a causa dei fenomeni di impoverimento e migrazione molti soggetti, che vivono “dentro il recinto del benessere e della conoscenza”, rischiano di perdere i livelli di qualità della vita di cui hanno goduto e sono spinti ai margini della società; in questo modo perdono il ritmo e la motivazione alla partecipazione sociale allo studio e provano senso di fallimento, mancanza di futuro.
Oggi alla crisi economica vediamo aggiungersi azioni che ci inquietano.
Quale disegno vi può essere dietro atti come il tentativo di prendere le impronte ai minori Rom; di schedare i clochard, di sottoporre i ragazzi stranieri a test d’ingresso per inviarli a classi separate?
Noi educatori del Movimento di Cooperazione educativa vediamo una unica volontà: innalzare muri per la difesa a oltranza del privilegio di alcuni e impedire l’accesso ad altri. Vediamo la volontà di negare l’art. 2 della Costituzione che ci chiama tutti non solo al diritto, ma anche al dovere della solidarietà.
Di fronte ai tentativi di esclusione pensiamo che la scuola debba essere più consapevole del proprio ruolo di Laboratorio sociale: affermare orgogliosamente le proprie procedure di inclusività, di accoglienza e di promozione, di interazione e integrazione, di confronto inter-culturale. La scuola deve saper dire no a tentativi di dividere su base religiosa, linguistica, sessista o economica i propri alunni, il suo compito, noi crediamo, è continuare a tenere aperta la porta d’ingresso, per riqualificarsi come luogo deputato a promuovere nuove alfabetizzazioni per tutti; ri-alfabetizzazione, ed educazione permanente per coloro che sono usciti precocemente dalla formazione.
Il decreto Gelmini (ora legge169) è la punta dell’iceberg che ci ha permesso di leggere il disegno di una scuola che risponde all’economia e non alla pedagogia; che strizza l’occhio a stereotipi culturali anacronistici e razzisti; che sorregge un’idea (illusoria) di semplificazione dei problemi complessi. Un disegno solo apparentemente incompetente e nostalgico, perchè mira a ridurre e svuotare di senso lo spazio comune, pubblico, aperto a tutti: nello specifico mira a ridurre la scuola da istituzione pubblica a servizio a domanda individuale e il tempo della scuola dell’infanzia a poco più che aiuto assistenziale.
Molte realtà si sono spontaneamente mosse per protestare contro il ripristino di una scuola corta, unica, selettiva e autoritaria. In ogni riunione, assemblea abbiamo illustrato il piano governativo sulla scuola cogliendo l’occasione critica come momento di apertura di dialogo e confronto sul ruolo educativo e sociale, sulla mission della scuola stessa
Gli insegnanti e i dirigenti scolastici del Movimento di Cooperazione educativa credono che i cortei e le manifestazioni siamo momenti utili di incontro affinché il mondo della scuola non sia mai separato dal contesto sociale , dal paese reale.
Per questi motivi il MCE ha scelto di praticare un’idea di scuola aperta, inclusiva che si fa motore di cultura e democrazia, di diffusione di competenze di cittadinanza; una scuola che si attiva per accogliere ed ospitare tutte le diversità, ma che si oppone a che queste possano scivolare verso le disuguaglianze.
Per questi motivi il MCE invita tutti insegnanti e dirigenti a partecipare allo sciopero del 12 dicembre