I TAGLI ALLE PARITARIE INTERESSANO TUTTA LA SCUOLA
Il grido di dolore lanciato dalle scuole paritarie, primarie e dell’infanzia, il cui già magro bilancio, decurtato dalla legge finanziaria di oltre 133 milioni di euro per il 2009, è ulteriormente messo in ginocchio dal mancato anticipo dei contributi spettanti per l’anno scolastico 2008/2009 (altri 140 milioni di euro), riguarda la scuola intera che non può rimanere insensibile.
Il sistema scolastico italiano è già paritario in base alla legge Berlinguer del 2000 che equipara dal punto di vista giuridico scuola statale e scuola paritaria.
Dunque non manca nulla a che lo si renda effettivo, se non ciò che deve conseguire da una legge dello Stato: la sua applicazione anche in termini economici.
Il che equivale a non ritenere i cittadini che si avvalgono della scuola non statale paritaria come cittadini di serie B.
La scuola statale, come da tempo riconoscono intellettuali e politici riformisti del nostro Paese, non offuscati da pregiudizi ideologici, ha tutto da guadagnare dall’espandersi del filone non statale, sia perché la scuola paritaria è un modello di risposta della comunità ad una domanda educativa, sia perché, come altri sistemi scolastici europei (e non solo) dimostrano, il pluralismo scolastico realizzato innalza il livello generale della istruzione, a partire dal ciclo primario.
Inoltre, se tutte le scuole non statali chiudessero lo Stato dovrebbe sobbarcarsi un onere di più di seimila milioni di euro. Sarebbe il tracollo anche per le scuola statale.
I tagli sulle paritarie, comminati nonostante le promesse da chi governa oggi, sono il segno di una politica miope che non riesce a guardare gli sviluppi di domani.
Fabrizio Foschi
Presidente Diesse (Didattica e Innovazione Scolastica)