Lavoro e adeguamenti: per riflettere
Prima un imprenditore alimentare della regione Marche, ha deciso di aumentare il salario dei suoi dipendenti per l’importo di € 100,00 al mese.
Poi la decisone del management della Fiat, ha stabilito di voler incrementare di € 30,00 al mese come anticipo, i salari dei dipendenti perché “hanno contribuito al rilancio” (sic).
Successivamente il governatore della Banca d’Italia, nel corso di una lezione presso l’Università di Torino, ha specificamente ammesso che i livelli retributivi dei salari italiani, sono i più bassi che negli altri più importanti paesi dell’Unione Europea ed ha fornito al riguardo una serie di dati che di certo non fanno onore alla conduzione dei rapporti di lavoro in Italia.
In ordine alle iniziative imprenditoriali suddette, specie di quelle della grande azienda automobilistica italiana, alcune rappresentanze sindacali, come al solito, si sono preoccupate, per l’incrinatura in cui potessero andare ad invadere i contratti nazionali di lavoro, voluti, dai principi della nostra Costituzione Repubblicana, a testimoniare l’andamento del rapporto tra datore di lavoro e lavoratori e per la possibilità che in avvenire, potesse essere esautorato il potere delle organizzazioni sindacali, parimenti stabilito dai principi costituzionali suddetti.
Ma a noi invece viene subito da fare due riflessioni positive al riguardo; una in rapporto, soprattutto al contenuto della decisione aziendale della Fiat, laddove si dice che questo riconoscimento salariale è solo una tranche degli aumenti per il rinnovo contrattuale, per cui in alcun modo vengono ad essere minate le legge inerenti i contratti collettivi o la presenza sindacale nel mondo del lavoro.
La seconda riflessione, che per me è la più importante e che da sempre come lavoratore e come responsabile sindacale ho auspicato, è in ordine invece alla questione coscienziale che ha animato i datori di lavoro, in queste circostanze.
Essi in sostanza, si sono accorti che non è possibile che un essere umano possa sopravvivere con i salari attuali ed hanno riconosciuto che è anche merito dei lavoratori dipendenti delle aziende, se queste possono esistere, emanciparsi e competere nel mercato del lavoro.
E da quando tempo mie osservazioni in ordine al rapporto di lavoro, hanno sempre sostenuto che il datore di lavoro, non deve continuamente lamentarsi solo del costo del lavoro, ma deve anche inserire, nella sua coscienza, il
principio in ordine al quale egli ed il lavoratore sono alla pari nella
gestione del rapporto stesso, perché se è vero che il datore di lavoro, per il successo della sua azienda investe propri capitali, di certo,è altrettanto vero che, per il successo della stessa azienda, il lavoratore dipendente investe le proprie risorse umane e spirituali.
E per questa convinzione coscienziale del datore di lavoro, mi sono sempre battuto perché è in questa direzione che si squalifica, coscienzialmente, l’impegno delle Organizzazioni Sindacali, portando il datore di lavoro a riconoscere le esigenze dei propri dipendenti, anche autonomamente, senza aspettare i tempi dei rinnovi contrattuali, quasi mai, specie in questi ultimi tempi, tra l’altro, mai rispettati.
E che tutto questo avvenga oggi, nei tempi in cui il liberismo cieco che lucra sui disastri economici, per permettere l’aumentare dei profitti di poche persone, e che in queste situazioni l’autorevole parere del governatore della Banca d’Italia, venga a sostenere, anche se con notevole ritardo, che i salari nella nostra Italia, soni i peggiori di altre nazione dell’Unione Europea, è anche un successo della presenza delle Organizzazioni Sindacali.
Pertanto queste non devono allarmarsi per le dette iniziative dei datori di lavoro, ne sopraggiungano subito altre, anche perché, come dice le iniziative, sono giuste e condivisibili dal sistema delle imprese, come dice una nota della confindustria. L’incremento salariale che i predetti datori di lavoro riconoscono ai propri dipendenti, è anche successo delle tante lotte che i Sindacati hanno sostenuto, per far capire a chi non ha problemi di sopravvivenza, che tanti cittadini sono al limite della sopravvivenza.
Per cui i sindacati continueranno comunque ad esistere ed in questa esistenza, devono solo sempre più qualificarsi, non mirando solo alla richiesta di aumenti salariali, ma tendendo,nelle azioni quotidiane a rendere sempre più sicuro lo svolgimento del lavoro, a far cessare gradualmente l’assunzione dei lavoratori a tempo determinato, il lavoro interinale o le prestazioni a progetto.
I Sindacati devono essere sempre più presenti a far capire ai datori di lavoro ed a tutti i responsabili dello sviluppo economico, economisti, giuristi, sociologi, che solo l’assunzione dei lavoratori a tempo indeterminato, assicura, per tutto quello sopra considerato, eccellenti qualità economiche e morali alle aziende, ai lavoratori ed alle loro famiglie.
Dott. Giacinto sica
Segretario Generale
CISAL Lombardia