CD IC di Arta e Paularo: Decreto Legge n. 137/08

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CD IC di Arta e Paularo: Decreto Legge n. 137/08

Messaggiodi edscuola » 24 settembre 2008, 5:53

Il Collegio dei Docenti dell'Istituto comprensivo di Arta e Paularo, durante la riunione del 16/09/2008, letto il Decreto Legge n. 137 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 1 Settembre 2008 n. 204, esprime all'unanimità il proprio parere contrario alla decisione di introdurre la figura del maestro unico nella Scuola primaria, segmento educativo il cui operato riscuote generalmente fiducia e consenso da parte delle famiglie ed è valutato positivamente dagli studi nazionali ed internazionali di rilevazione delle competenze.

Tale decisione è stata presa, per ammissione stessa del Ministro, con il mero scopo di ottenere nuovi risparmi. E' nostra opinione che i provvedimenti adottati non mirino alla razionalizzazione ed all' efficienza del sistema, ma siano piuttosto azioni volte allo scardinamento della scuola pubblica a favore di quella privata, con grave danno soprattutto per le classi meno abbienti, rendendo così un pessimo servizio alla nazione. Anche se a parole si punta alla migliore qualificazione dei servizi scolastici e ad una piena valorizzazione professionale del personale docente, nella realtà queste motivazioni di tipo pedagogico nascondono le effettive finalità mirate esclusivamente al contenimento della spesa pubblica. Se è vero che nella scuola italiana esiste un rapporto alunni/docente fra i più bassi d'Europa e che le risorse destinate agli stipendi degli insegnanti sono consistenti, è anche vero che essa presenta peculiarità tipiche legate, ad esempio, al territorio largamente montuoso della nostra penisola, territorio caratterizzato da una bassa densità di popolazione.

Ammettiamo l'opportunità di riorganizzare complessivamente tutto il comparto scuola e di una maggiore oculatezza nella distribuzione delle risorse, ma indispensabile sarebbe stato, prima di legiferare, l'avvio di una consultazione del personale che opera quotidianamente con gli allievi. Il Ministro, invece, con un ingiustificato accanimento nei confronti della già tartassata scuola pubblica, ha deciso di cancellare oltre vent'anni di storia e di impegno innovativo attivato in particolare nella scuola elementare.

Il modello di maestro unico è stato superato dalle riforme degli anni ottanta, riforme condivise, partecipate, basate su validi riferimenti pedagogici, maturate nel tempo pieno. Da allora nelle nostre scuole elementari lavora un gruppo di docenti suddivisi in tre aree: si cerca in genere di limitare l'eccessiva frammentazione degli interventi, proprio per non diminuire l'efficacia dell'insegnamento. La possibilità di ritrovarsi settimanalmente per la programmazione dell'attività didattica, la competenza disciplinare acquisita grazie alla pluralità dei docenti, la collaborazione e il confronto fra gli insegnanti hanno consentito, innegabilmente, di migliorare l'azione didattica, di attuare le strategie educative migliori e più rispondenti alle esigenze dei singoli bambini. Non dimentichiamoci che già dall'asilo nido e dalla scuola dell'infanzia i bimbi arrivano con l'esperienza della pluralità di docenti: siamo convinti che ciò che aiuta a crescere sia la diversificazione delle esperienze e l'ampiezza delle relazioni. La motivazione che sorregge l'introduzione del maestro unico, e cioè che i bambini delle elementari hanno bisogno di “un unico, forte punto di riferimento” non è scontata: il maestro o la maestra assegnato a quella classe potrebbe non rappresentare tale punto fermo per tutti i bambini, né avere le capacità e le competenze relative. Più probabile che il bambino trovi una figura di riferimento nella pluralità dei docenti.

Sorgono molti dubbi ed interrogativi a cui per il momento non è stata data risposta.

1. Come potranno essere conciliati gli obiettivi previsti dalle Nuove indicazioni con il tempo scuola ridotto a 24 ore settimanali? Tolte le due ore di Religione cattolica e le ore destinate all'insegnamento della lingua inglese, resteranno 19 ore per la Lingua italiana, la Matematica, le Scienze, la Storia, la Geografia, la Convivenza civile, l'Informatica, la Lingua minoritaria, l'Educazione all'immagine, L'Educazione alla Musica, l'Educazione Motoria.
2. In che modo verranno aiutati gli alunni che necessitano del sostegno?
3. Come potranno recuperare le loro difficoltà i bambini e le bambine che attualmente usufruiscono delle compresenze?
4. Come si potrà migliorare l'offerta formativa? Progetti, uscite didattiche e visite d'istruzione richiedono la presenza di più insegnanti …
5. Quale confronto potranno avere i genitori con un insegnante unico, magari senza possibilità di appello?
6. Come potrà essere potenziato il tempo pieno, che il ministro afferma di voler mantenere senza ulteriore spesa? E se così fosse assisteremo forse alla creazione di scuole di serie A e scuole di serie B?
7. Si parla di meritocrazia. Con quali criteri verrà garantita?

Per concludere, teniamo ben presente l'unicità e l'importanza dell'istituzione scolastica nella società: non si può ridurre la scuola a un'azienda in cui il Ministro è il manager e gli insegnanti sono gli operai; ricordiamoci soprattutto che gli alunni NON SONO PEZZI DA ASSEMBLARE.

Paularo, 16 Settembre 2008.
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