Roma, 16 settembre 2008 - Audizione informale alla VII Commissione (Cultura, Scienza ed Istruzione)
Premessa
Era urgente intervenire nella scuola in modo da incidere in breve tempo su comportamenti e risultati, elevare in prospettiva il senso di appartenenza degli studenti e delle famiglie, e comunque indicare le procedure corrette da perseguire e mantenere.
La rapidità nell’intervento dunque è, per noi, un elemento positivo, perché permette di dare più forza al messaggio che invita a cambiare in meglio.
Approviamo perciò le decisioni prese e la rapidità nel metterle in pratica.
Il messaggio così trasmesso suona efficace perché diretto ed ispirato da un buon senso che sembrava mancare da troppo tempo in una scuola diventata sempre di più una palestra di vuoti esercizi dialettici a spese dell’utenza, famiglie ed alunni.
L’epoca dell’utopia - termine negativo perché significante un luogo che non c’è nonostante ogni sforzo di fingerne l’esistenza - a scuola è così, almeno ufficialmente, terminata; occorre ora indurre comportamenti positivi in tutto l’ambiente scolastico, per buona parte ancora sotto il fascino di ideologie irrealistiche e castranti la personalità.
Ricordiamo ancora quando, a metà degli anni ’80, alcuni nostri formatori organizzarono a Novara un primo Corso per docenti insieme alla Confindustria locale: le parole d’ordine - dette però sottovoce perché il buffet era eccellente -, erano quelle di ”questi padroni che pensano di comprarci” e “ai miei studenti dico sempre di non andare mai a lavorare sotto padrone”, col risultato di costruire barriere e spargere diffidenza fra gente che invece aveva tanto bisogno di collaborare. E di giustificare l’ignorante ed il fannullone. I risultati di tanta ignoranza si sono ben visti!
Ora però, mentre certe parole d’ordine non vanno più di moda, esiste ancora, nel mondo della scuola, un tenace, rugginoso silenzio con, a volte, manifestazioni di forte diffidenza; il clima è più disteso verso la collaborazione e la pace sociale ma il buonsenso si fa strada solo lentamente, e deve percorrere ancora molto cammino.
Citiamo ad esempio che, in una cittadina del Nord Italia, nel 2007, piuttosto che permettere che 20 studenti diciottenni potessero fare una settimana di stage in lingua inglese lavorando mezza giornata presso una filiale all’estero di una grossa multinazionale italiana (ritornando poi certamente e con l’inglese, e con l’esperienza lavorativa insieme – arricchendo così l’inutile formalità della gita di classe generica) - si è preferito obbligarli a lezioni “professionali” pomeridiane in aula, alla lavagna, con un docente neolaureato, in buon italiano: la maggioranza del CdC non solo ha bocciato la proposta di stage senza darne motivazione, ma ha ammonito gli studenti a non intraprendere più simili iniziative, che erano state accolte, ovviamente, con grande entusiasmo dai giovani!
I singoli punti.
1)
Cittadinanza e Costituzione: sì con Docenti adeguati
La riproposizione del concetto di “dovere” si va giustamente ri-affiancando a quella, altrettanto giusta, di “diritto”: occorre dunque conoscere le basi storiche ed i contenuti delle leggi fondanti la nostra convivenza sociale, per comprendere se stessi e i nostri rapporti con gli altri; se neppure si conosce, come si può, eventualmente, cambiare in meglio?
2)
Valutazione del comportamento: sì con adeguati strumenti integrativi di rinforzo e recupero
La valutazione in decimi permette finalmente un giudizio modulato sulla condotta dello studente, che possa essere anche chiaro nelle indicazioni di recupero: un 6 in condotta non boccia ma
suggerisce corsi di potenziamento del sé, eventualmente esterni alla scuola, come il Training Day (sperimentato in alcune provincie lombarde nell’ambito di particolari protocolli sottoscritti lo scorso anno); le modalità operative prescelte possono ora essere correlate ad un voto ed eventualmente ad un giudizio di accompagnamento che il CdC potrà dare se sarà composto da membri equilibrati, preparati e svincolati da ideologie preconcette.
3)
Valutazione del rendimento scolastico: sì, finalmente.
Fermo restando che un giudizio può benissimo essere espresso, la valutazione in decimi chiarisce e semplifica i rapporti scuola-famiglia e le certificazioni. I docenti, se tali sono, hanno la conoscenza degli apprendimenti e delle competenze raggiunte dagli studenti, ed è compito loro sintetizzare il tutto in modo leggibile anche ai non addetti ai lavori: non ci può essere l’obbligo di seguire corsi di glottologia e semantica per conoscere il risultato del proprio figlio!
4)
Docente unico: sì, finalmente
Le conoscenze della Psicologia (almeno di tutta quella credibile) ormai sono avanzate al punto che sembra uno scherzo di cattivo gusto (per dirla con J. Bruner) il pensare di poter raggiungere l’obiettività moltiplicando i punti di vista e gli approcci paralleli: l’intelligenza è ormai riconosciuta emotiva specie per i più giovani ed il rapporto di rassicurazione aiuta, nella maggior parte dei casi, l’intelligenza a esprimersi nelle curvature più adatte allo sviluppo del giovane.
Tale provvedimento sana saggiamente un vulnus che sussisteva ormai da troppi anni, salvaguardando altresì le professionalità esistenti.
5)
Libr0 di testo: sì se visto come strumento di libertà ed approfondimento
Chi apre un libro è un uomo libero, chi non sa leggere un libro resta uno schiavo.
La libertà di insegnamento trova nel libro uno strumento fondamentale per lo sviluppo delle capacità della persona. Il libro di testo deve essere fatto conoscere, leggere ed apprezzare; ma deve anche essere un punto di partenza per gli approfondimenti personali, anche con l’aiuto del docente.
Se il testo è buono ed è stato scelto con cura dal CdC, sarà poi facilmente aggiornabile con la banda larga, scaricando materiale da qualche sito ben accessibile, magari facendo questo sui computer della scuola con l’aiuto dei docenti!
La clausola quinquennale tout court ci sembra lunga (dovrebbe a nostro parere suonare invece: ”Per tutto il ciclo”, sia esso biennale o triennale o quinquennale); comunque, con i media moderni, come si diceva, non sarebbe un problema neppure l’aggiornamento con un nuovo CD da comperare qualora l’avanzamento della tecnica obblighi ad un intervento; sarà il CdC ed il Collegio Docenti a valutarne l’opportunità, come del resto previsto, in teoria, già oggi.
6)
Valore abilitante della laurea: sì se il tirocinio è effettivo e mirato.
Siamo d’accordo con la proposta.
Sottolineiamo la importanza fondamentale di un corretto e adeguatamente prolungato tirocinio per questa Laurea, sempre a stretto contatto con le Scuole e che essa valga da abilitazione unica sia per la primaria che per l’infanzia, razionalizzando così la formazione del docente e rendendo più flessibile il suo utilizzo.
7)
Laureati in Medicina: sì alla semplificazione
Il provvedimento, nella misura in cui elimina possibili problemi burocratici ai futuri medici, ci trova consenzienti.
Il Presidente della AESPI - prof. Angelo Ruggiero