Ciò che non va nella Formazione Professionale in Lombardia
1 La Regione Lombardia ha confermato la sua volontà di finanziare i corsi triennali di qualifica con il criterio delle doti. Si tratta di una quota di cui è beneficiario ciascun allievo, per un importo massimo di 4.500 € negli Enti accreditati. Le domande di assegnazione sono presentate dalle famiglie presso l'istituzione formativa (CFP o Scuola) alla quale l'allievo intende iscriversi. È poi l'istituzione formativa che provvede a formalizzare la richiesta di dote attraverso il portale informatico dedicato della Regione.
Per ciascun corso attivato potranno essere riconosciute da un minimo di 15 fino ad un massimo di 20 doti (per ciascun allievo disabile sono conteggiate due doti). Ciò significa che un anno di corso nell’ambito del Diritto Dovere all’Istruzione e Formazione viene finanziato nella nostra Regione con un cifra massima di 20 4.500 = 90.000 €.
Il valore della dote, ad esclusione della dote aggiuntiva per gli allievi disabili, viene riconosciuto proporzionalmente alle ore di frequenza degli allievi con il criterio seguente:
Percentuale di frequenza Quota percentuale della dote
0-25% 0
25%-50% 50
50% - 75% 75
75% - 100% 100
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Le doti decise dalla Regione sono le più basse d’Italia e non sono neanche la metà rispetto ad altre regioni. Organizzare e gestire in modo appena appropriato un anno di corso con un finanziamento di 90.000 € per 20 allievi obbliga gli Enti Gestori a cospicui tagli dei costi, che si traducono in una dell’offerta formativa di qualità sempre più scadente. Alcune conseguenze:
• tagli del personale, attuati con continui esodi incentivati (poco) del personale più esperto e, in alcuni casi, con licenziamenti (illegali in base alla legge regionale tuttora vigente in materia di Formazione Professionale);
• stipendi bassi e inadeguati, perché gli Enti affermano di non disporre di risorse sufficienti per le quote relative alla contrattazione regionale e a quella aziendale.
• ricorso a personale con contratti atipici: il personale precario costa di meno, può essere licenziato senza garanzie, ma non dispone della sufficiente esperienza per operare in un sistema caratterizzato da proprie metodologie per supportare un’utenza spesso difficile. Ciò è ancor più grave quando si consente che al personale con contratto di collaborazione siano affidati ruoli strategici nella gestione e nell’organizzazione dei corsi.
• assenza di risorse per l’acquisto e il ricambio delle attrezzature e per il materiale di consumo, che porta ad un sempre più limitato adeguamento alla realtà tecnologica e operativa del mondo del lavoro, per non parlare delle innovazioni tecnologiche.
• rinuncia alle funzioni di supporto: il coordinamento, il tutoraggio, la codocenza nei laboratori, lo sportello psicologico, il sostegno agli allievi disabili (ai quali è garantita oggi un’ora di sostegno alla settimana: 35 ore all’anno in totale!) o con disagio sociale, che un tempo costituivano punti di eccellenza del sistema di formazione professionale, sono ora scomparsi o ridotti al minimo indispensabile, riducendo i corsi di qualifica a patetiche scuole di serie B per ragazzi meno fortunati. Vogliamo sottolineare che l’utenza della F.P. è costituita in gran parte da ragazzi con difficoltà di apprendimento, stranieri, drop-out della scuola statale e, in moltissime realtà, da borderline provenienti da realtà sociali disagiate e a rischio. Il taglio alle funzioni di supporto significa nei fatti aumentare l’abbandono e aumentare il pericolo di comportamenti devianti (“bullismo” e bande minorili), di cui si stigmatizzano gli effetti senza analizzarne le cause.
• assegnazioni di incarichi “creative” per sfruttare al massimo i lavoratori, in totale spregio delle loro competenze e degli stretti vincoli imposti dalla legge sull’accreditamento e dal Contratto Nazionale.
Far dipendere dalla percentuale di frequenza degli allievi il già ridotto finanziamento ai soggetti attuatori è un’ulteriore tegola su chi vuole seriamente fare formazione. Come si possono mettere in atto le strategie necessarie per ridurre l’abbandono con così pochi fondi a disposizione? E la Regione non sa che l’utenza della Formazione Professionale è quella maggiormente a rischio di abbandono? E come programmare nel tempo interventi formativi efficaci se si dipende da un fattore così aleatorio? O si vuole che si leghino al banco i ragazzi più disinteressati per poter poi vantare dati strabilianti sul successo formativo?
Altro che Regione d’avanguardia! Contrariamente alle belle parole, i fatti dimostrano che la giunta Formigoni non tiene in alcun conto i documenti nazionali ed europei che mettono la Formazione Professionale tra le priorità per lo sviluppo economico e sociale. E perché gli Enti Gestori non dicono nulla e si prestano al gioco? È timore o complicità? Riteniamo impossibile gestire il sistema della F.P. lombarda con finanziamenti così bassi, inadeguati e aleatori. Chiediamo di stabilire standard minimi per la dotazione di attrezzature e strumenti e di spazi per la didattica e la vivibilità degli allievi. E vogliamo rivedere tutta l’organizzazione del lavoro, andando a definire le mansioni precise e i titoli di accesso di ogni singola figura professionale impiegata, che deve ricevere un salario adeguato alla fatica e alla professionalità richiesta da un lavoro difficile e strategico, come dimostrato dalla esperienza di paesi come la Francia, la Germania, l’Inghilterra e Spagna, per stare nel nostro cortile.
2 Le doti sono assegnate in ordine temporale di arrivo e fino ad esaurimento delle risorse disponibili destinate alla specifica fascia o area professionale. In caso di esaurimento delle doti, l’allievo è costretto a cambiare indirizzo oppure a rivolgersi alla scuola statale, mentre a tutt’oggi niente si sa della fine che faranno le migliaia di allievi che saranno bocciati dalla stessa. I documenti regionali stabiliscono gli stanziamenti e il numero di allievi che possono essere accolti per il primo anno presso i Centri di Formazione (privati e pubblici) o nelle Scuole. Le cifre finora stabilite possono finanziare un numero di classi e di allievi molto inferiore alla domanda.
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Stabilendo un numero massimo delle doti per gli allievi (e di conseguenza per le classi che possono essere formate), la Regione istituisce di fatto il numero chiuso nell’ambito di corsi che rientrano nell’istruzione/formazione obbligatoria. Non tutte le numerose richieste di iscrizione possono essere soddisfatte, obbligando giovani e famiglie a cambiare indirizzo o, peggio, a ricorrere al mercato privato (vedi punto successivo).
Il criterio dell’ordine di arrivo per l’assegnazione delle doti è poi criticabile per almeno due motivi:
• non tiene conto delle esigenze di programmazione territoriale indicate negli stessi documenti regionali;
• può favorire soggetti che, per motivi a noi misteriosi, possono conoscere in anticipo le date di uscita dei bandi e trovarsi pronti con la loro bella lista di allievi per richiedere il finanziamento.
Altro che diritti uguali per tutti! I fatti dicono che migliaia di giovani non possono esercitare il loro diritto ad una formazione professionale gratuita. Chiediamo fondi adeguati affinché tutti i giovani che lo richiedono possano esercitare il loro diritto alla formazione. Ed esigiamo che le doti, opportunamente adeguate, vengano assegnate con criteri oggettivi di riconoscimento delle istituzioni formative più serie: è alla velocità nel richiedere fondi che si riferiscono le tanto declamate “efficacia ed efficienza”?
3 La Regione, sentite le province interessate, autorizza la realizzazione di percorsi triennali di qualifica a totale finanziamento privato (cioè a spese delle famiglie dei frequentanti).
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Non solo non si assicurano a tutti uguali opportunità di formazione, ma si innesca addirittura il mercato dei corsi di qualifica, di cui sono vittime soprattutto gli allievi provenienti da famiglie con difficoltà economiche e/o culturali (immigrati, disoccupati, ecc.) che si rivolgono alla Formazione Professionale perché consente un rapido inserimento nel mondo del lavoro, con la possibilità di incrementare i bilanci famigliari. Ad esempio, sul mercato vengono proposti corsi di qualifica triennali a costi variabili tra i 1800 e i 2000 € all’anno.
Altro che sussidiarietà! I fatti confermano che in Lombardia il piccolo fa ciò che non fa il grande, ma lo fa a pagamento! Dover pagare per esercitare un diritto è una vergogna. Nell’ambito del diritto-dovere all’istruzione e formazione queste pratiche devono cessare.
4 I fondi per attivare corsi di Formazione Professionale possono essere assegnati soltanto a soggetti erogatori in possesso di determinate caratteristiche, stabilite dalla legge, quali l’accreditamento (che certifica il possesso di requisiti organizzativi, qualitativi, logistici, finanziari) e l’adozione del Contratto Nazionale della Formazione Professionale per almeno l’80% dei dipendenti assunti con contratto a tempo indeterminato.
Il commento
In Lombardia questi vincoli sono stati più volte aggirati, assegnando fonti a Enti o soggetti privi di tali requisiti minimi, però favoriti. Deroghe e differimenti, anche recentissimi, impediscono che nella nostra regione la Formazione Professionale torni ad essere sistema, privilegiando la destrutturazione e il caos, per favorire gli Enti che fanno dei tagli al costo del lavoro l’unica loro arma competitiva.
Altro che governo regionale super partes! La storia della Formazione Professionale lombarda in questo ultimo decennio è piena di atti che vanno contro il sistema, l'utenza ed i lavoratori. Chiediamo quindi che si vada verso l' istituzione di un soggetto terzo, indipendente dalla politica, che si occupi dell’attribuzione e della gestione delle risorse per la Formazione Professionale. Chiediamo, inoltre, che le norme di legge relative all’accreditamento vengano pienamente rispettate anche attraverso serie e frequenti verifiche nei confronti di tutti.
La Formazione Professionale lombarda è stanca di cattiva qualità, di ingiustizie e di favoritismi a spese degli allievi e dei lavoratori del comparto!