Blocco degli stipendi: il Governo recepisce la sentenza della Consulta, ma ne beneficiano solo i dipendenti della magistratura e dell’avvocatura dello Stato. I dipendenti pubblici continuano invece a perdere almeno 1.500 euro l’anno. È giunta l’ora di ricorrere.
In base a quanto disposte dal Mef, per i lavoratori della magistratura e dell’avvocatura dello Stato sono in arrivo aumenti forfettari fino al 3,08% a partire dal mese di novembre. Mentre per oltre tre milioni di dipendenti pubblici gli aumenti e le progressioni di carriera rimangono bloccate fino al 2014. Si tratta di un’operazione economica di risparmio ingiusta, come già rilevato dai giudici. E tutt’altro che figurativa: basti pensare che nel corso degli anni la perdita netta, rispetto al costo della vita, è complessivamente di 6 mila euro.
I dati sono confermati da uno studio presentato nelle ultime ore dalla Cgil, anche sulla base di recenti dati emessi dall’Aran, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni: dallo studio figura che dal 2010 al 2014 gli statali si vedranno sottrarre mediamente 6 mila euro. Una busta paga media di uno statale perderà 240 euro lordi, che corrisponde alla perdita di almeno dieci punti di potere di acquisto.
Appena dieci giorni fa il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha riassunto, attraverso un messaggio pubblico, le diverse misure adottate negli ultimi anni specificatamente con l'obiettivo di contenere la spesa per il personale nel pubblico impiego, prevedendo, in particolare, il blocco dei trattamenti economici individuali nel quadriennio 2011-2014 e della contrattazione nel triennio 2010-2012. Il Mef si è in particolare soffermato sui commi da 17 a 20 dell’articolo 9 del decreto-legge 78/2010, convertito dalla legge 122/2010, che hanno disposto il blocco della contrattazione nel pubblico impiego per il triennio 2010-2012: tra queste disposizioni si sottolinea “la sospensione – senza possibilità di recupero – delle procedure contrattuali e negoziali relative al triennio 2010-2012, facendo salva la sola erogazione dell’indennità di vacanza contrattuale”.
Secondo Marcello Pacifico, presidente dell’Anief e delegato Confedir per la scuola, “le norme volute dagli ultimi Governi e i conseguenti numeri parlano chiaro: non c’è più tempo da perdere, è giunta l’ora di ricorrere collettivamente contro questa ennesima sperequazione da cui escono danneggiati i dipendenti del pubblico impiego. A tal proposito, vale la pena ricordare che sempre secondo la Corte Costituzionale non è neanche lecito giustificare il blocco stipendiale con l’attuale situazione di particolare crisi finanziaria nazionale”.
Aveva quindi ragione l’Anief, che ha sempre sostenuto l’esigenza di impugnare al tribunale del lavoro il blocco degli stipendi e degli scatti di anzianità. Perché, sino a prova contraria, il diritto a un contratto e ad un aumento di stipendio è tutelato dalla Costituzione. Coloro che intendono ricorrere, chiedendo giustizia nei tribunali, possono chiedere le istruzioni a r.stipendio@anief.net.