ANIEF: Legge di stabilità – la scuola ancora penalizzata

Rassegna Stampa e News su Scuola e Sindacato

ANIEF: Legge di stabilità – la scuola ancora penalizzata

Messaggiodi edscuola » 11 ottobre 2012, 17:45

Legge di stabilità – Anief: la scuola ancora penalizzata, così sprofonderà

Prolungamento del blocco degli scatti stipendiali e dell’indennità di vacanza contrattuale, penalizzazioni per i dipendenti che assistono i disabili, aumento delle ore d’insegnamento settimanale dei docenti. Secondo l’Anief, se la Legge di stabilità dovesse realmente contenere queste novità peggiorative, non vi sono dubbi: il rischio fondato è quello di ritrovarsi una scuola italiana sempre più in ginocchio.

L’Anief però non starà a guardare. Sull’ennesimo blocco degli stipendi, il nostro sindacato l’ha detto già da un anno: l’unica strada è ricorrere al tribunale. A poco possono servire, invece, iniziative di piazza, scioperi, accordi con l’Aran e revisioni dei contratti d’istituto. Come deciso da altre organizzazioni. La realtà è che non c’è più tempo da perdere, perché la situazione economica che si sta venendo a determinare è davvero grave: non ci dimentichiamo che con gli stipendi dei docenti fermi al 2000, il Governo ha anche deciso di aumentare l’Iva, peraltro per la seconda volta in pochi anni.

“Questo doppio provvedimento - sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato ai quadri e direttivi della Confedir – penalizzerà tutti i dipendenti pubblici, in particolare gli insegnanti. I quali, a parità di lavoro, risultano già i meno pagati tra i 37 paesi economicamente più sviluppati. Per questo, contro il blocco stipendiale non resta che fare ricorso”.

Sarà, inoltre, altrettanto forte l’opposizione dell’Anief alle ipotesi di ridurre del 50% le giornate di assistenza ai disabili non di primo grado e di aumentare a costo zero il carico di ore settimanale degli insegnanti. “L’incremento delle ore frontali – continua Pacifico – non farebbe altro che creare nuovo precariato. Inoltre, saremmo di fronte ad una palese lesione di un diritto costituzionale, quale è a la garanzia dell’adeguata retribuzione per il lavoro svolto. E questo, è bene ricordarlo, a cospetto di un sempre maggiore carico fiscale e del costo della vita”.

Per l’Anief si tratta di ipotesi improponibili. “Il Governo deve quindi decidere: riscoprire la sua vocazione pubblica, affrancandosi una volta per tutte dai poteri dei datori di lavoro privati; oppure tartassare i suoi cittadini lavoratori, vessandoli attraverso decreti d’urgenza che violano palesamente le regole costituzionali del diritto al lavoro e su cui è fondata – conclude Pacifico - la nostra Repubblica”.
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Incostituzionale portare orario prof a 24 ore

Messaggiodi edscuola » 14 ottobre 2012, 11:30

Legge di Stabilità – Anief: è incostituzionale portare orario prof a 24 ore
‘Senza accordo con le parti sociali si ledono articoli 36 e 39 della Costituzione’

“Portare l’orario di servizio del personale docente della scuola indistintamente a 24 ore settimanali, in cambio di insensati giorni di ferie in più, non è un’operazione possibile. E per farlo non basta un decreto d’urgenza del Governo, ma bisogna per forza rimettere mano al contratto di lavoro di categoria. Che invece al momento rimane bloccato”. A sostenerlo è l’associazione sindacale Anief, dopo aver preso visione della bozza della Legge di Stabilità 2013: in particolare, non è ammissibile, come indicato nell’art. 3, che “a decorrere dal 10 settembre 2013, nelle sei ore eccedenti l’orario di cattedra il personale docente non di sostegno della scuola secondaria titolare su posto comune” possa essere “utilizzato per la copertura di spezzoni orario disponibili nell’istituzione scolastica di titolarità e per l’attribuzione di supplenze temporanee per tutte le classi di concorso per cui abbia titolo”.

L’Anief ricorda al Governo dei tecnici che, come già previsto dall’art. 39 della Costituzione e dalle norme derivanti, la modifica dell’orario di lavoro del personale della scuola è soggetto a particolari necessità didattico-formative e di preparazione-programmazione delle stesse. E per questo motivo deve passare necessariamente attraverso uno specifico accordo tra amministrazione e parti sociali. Risulta, quindi, incostituzionale e annullabile dal tribunale un decreto di questa portata.

Per il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico, cambiare ‘in corsa’ l’orario dei docenti è inoltre “in palese violazione dell’articolo 36 della Costituzione, da cui derivano i parametri della giusta retribuzione dei dipendenti pubblici e privati. Quindi, se la bozza dovesse diventare legge, determinando un’estensione temporale dell’orario a seguito della decisione unilaterale del Governo, che in tal caso rappresenta anche il ‘datore di lavoro’, è quasi inutile sottolineare che ne conseguirà un proporzionale aumento stipendiale”.

L’Anief vuole poi portare all’attenzione dell’opinione pubblica che il Governo nell’adottare questa manovra inapplicabile, sembra anche fare finta di dimenticare che la categoria degli insegnanti risulta tra le più a rischio logoramento e per questo soggetta a malattie professionali derivanti dalla sindrome da ‘burnout’. Come sembra non conoscere il dato, confermato da un recente studio Ocde, che i docenti italiani risultano tra i più poveri dell’area Ocse.

“Questa norma – conclude il presidente dell’Anief – tende quindi solo a ‘fregare’ i docenti italiani. Colpevoli di svolgere ogni giorno, oltre il proprio orario di insegnamento, una quantità industriale di ore di programmazione e correzione degli elaborati, di riunioni con colleghi e genitori, di impegni collegiali e di aggiornamento. Ma qualcuno lo ha detto tutto questo ai componenti del Governo?”.
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Ultimo appello al Parlamento

Messaggiodi edscuola » 21 ottobre 2012, 11:31

Legge stabilità: ANIEF lancia l’ultimo appello al Parlamento

Reso pubblico il testo: dopo il blocco degli stipendi e la riforma delle pensioni, l’aumento dell’orario di lavoro per i docenti, in deroga al contratto, è incostituzionale. I partiti che voteranno il testo del Governo potrebbero essere sfiduciati alle prossime elezioni politiche-regionali. Il c. 42, art. 3 è da cassare, insieme a molti altri.

Il Governo ritiene che sia una spesa rimodulabile:
- assegnare ai funzionari dell’Inps e non delle U.S.L./S.S.N. il compito di decidere quanto ore di sostegno devono avere i nostri alunni disabili (c. 33);
- convincere il personale inidoneo a dimostrare di essere guarito per non cambiare lavoro grazie a una nuova catartica visita medica (c. 32);
- autorizzare le scuole autonome a regalare nuovi punti per le GaE, grazie al lavoro in progetti che dovrebbero essere assegnati dalle graduatorie vigenti con fondi pubblici sottratti al fondo d’istituto (c. 35);
- fondere le direzioni scolastiche regionali in interregionali dopo l’abrogazione degli ambiti territoriali (c. 39);
- aumentare l’orario di cattedra di 1/3 per il personale docente (da 18 a 24 ore) a stipendio invariato e bloccato al netto dell’inflazione, irrecuperabile ai fini di progressione di carriera, e con una mole di lavoro che supera del 25% la media OCDE (l’insegnante italiano lavorerebbe 854 ore rispetto alle 704 dei colleghi dei Paesi più economicamente sviluppati nelle scuole medie e alle 658 nelle scuole superiori) mentre lo stipendio a fine carriera rimane più basso in media di almeno 8.000 euro annui, derogando al contratto bloccato (c. 42), in cambio di un aumento di ferie che non può essere interpretato come una monetizzazione del rapporto di lavoro (c. 44) ma un diritto costituzionalmente protetto;
- ridurre della metà l’attuale personale distaccato per l’attuazione dell’autonomia e per lo svolgimento di attività formativa anche in campo di disagio sociale (c. 46).

Anief ritiene che questi commi debbano essere cancellati dal Parlamento. In caso contrario, per alcuni di essi, sarà la Corte costituzionale a dichiararli illegittimi, specialmente sull’aumento dell’orario di lavoro a 24 ore. Piuttosto farebbe bene il Governo a ridurre seriamente il costo della politica.

Tra gli unici provvedimenti accettabili da notare quello previsto al c. 36, che riscrive l’attuale dimensionamento della rete scolastica riportando al solo anno 2012/2013 le disposizioni prescritte per le scuole superiori dalla legge 111 (c. 5 e c. 5bis art. 19), prendendo atto della cassazione dell’ex c. 4 per le scuole del primo ciclo di istruzione e rinviando a un accordo in conferenza stato-regioni che rimoduli la materia, così da avvalorare quanto sostenuto dall’Anief in questi mesi circa l’illegittimità dell’attuale rete scolastica e la validità delle relazioni sindacali avute con le RSU nelle scuole dimensionate. Infine, il c. 44 che rende merito alla dura azione dell’Anief che con diffide ha denunciato l’irregolarità e l’impossibilità di attuare nella scuole per i precari il divieto di monetizzazione delle ferie.

Anief, pertanto, invita i Parlamentari a studiare bene le norme che si accingono a votare perché, questa volta, il voto a una norma palesemente incostituzionale, a fine legislatura, difficilmente potrà essere dimenticato da 1.500.000 di elettori.
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Dal 5 al 10 novembre sarà profumo...di didattica

Messaggiodi edscuola » 26 ottobre 2012, 9:10

Dal 5 al 10 novembre sarà profumo...di didattica
La conseguenza dell'innalzamento a 24 ore delle attività di lezione in aula sarebbe quella di abbassare il livello qualitativo della didattica che - tanto per essere chiari anche verso qualche illustre rappresentante istituzionale dell’istruzione, ormai da anni lontano dalla cattedra - è cosa molto diversa dal presentarsi in classe e declamare i principi della propria scienza, senza badare a chi, tra gli studenti, ha bisogno di maggiore cura.
Chi potrà permetterselo, si pagherà le ripetizioni private. Tutti gli altri, invece, non potranno far altro che ripetere l'anno, abbandonare la scuola oppure iscriversi a qualche diplomificio, per il quale i finanziamenti si trovano sempre.
In sostanza, della didattica resterà solo il profumo. Pertanto, invitiamo tutti i colleghi a dare un saggio di quello che succederà se, malauguratamente, dovesse essere innalzato l'orario dedicato alle lezioni in classe partecipando attivamente, a partire dal 5 novembre (in concomitanza con il relativo dibattito parlamentare), alla settimana dedicata al “Profumo…di didattica”. Si tratta di un’iniziativa promossa da Unicobas Scuola, USB-Scuola, ANIEF, USI Scuola, CUB-Sur, Orsa Scuola e Università e SAB che consisterà nel non partecipare a tutte le attività legate all'ampliamento dell'offerta formativa ed alla riuscita delle attività didattiche: incarichi per la realizzazione del POF, corsi di recupero, sportelli didattici e di supporto, disponibilità ad accompagnare ai viaggi di istruzione. Queste, infatti, sono tutte attività non obbligatorie, dalle quali è possibile astenersi. Inoltre, l’iniziativa prevede assemblee dei lavoratori aperte a studenti e genitori.
Infine, riguardo alle attività obbligatorie di insegnamento, l’invito è a limitarsi per quella settimana al livello di qualità didattica che sarà possibile fornire in futuro con 24 ore di lezione in classe ed una cinquantina (almeno) di ragazze e ragazzi in più da seguire. Studenti e studentesse di cui riusciremo forse ad imparare i nomi ed a leggere nei loro occhi la delusione per un futuro tradito.
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Le 24 ore bocciate anche da Commissione Cultura Camera

Messaggiodi edscuola » 27 ottobre 2012, 8:30

Legge di Stabilità – Le 24 ore bocciate anche dalla Commissione Cultura della Camera sono un buon segnale. Come l’emendamento bipartisan che vorrebbe stralciare l’iniqua misura. Ma la ‘guardia’ rimane alta. Anche perché nel nostro Paese i docenti lavorano già più ore rispetto alla media Ocde.

La notizia ufficiale del parere negativo espresso dalla Commissione Cultura della Camera su una serie di misure contenute nel Ddl Stabilità non può che essere accolta con soddisfazione. Soprattutto perché tra le indicazioni bocciate figura il discusso comma 42 dell'articolo 3 del disegno di legge: un vero e proprio blitz normativo, attraverso cui il Governo vorrebbe ampliare da 18 a 24 le ore di insegnamento settimanale di ogni docente delle scuole medie e superiori. Risparmiando in tal modo oltre 700 milioni di euro, ma dimenticando gli effetti nefasti che ne deriverebbero per gli studenti e i loro docenti.

“Quanto sta avvenendo – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief – dimostra che il Parlamento anche stavolta ha dato ascolto ai ripetuti appelli del nostro sindacato. Certo, è solo un segnale. La ‘guardia’ infatti rimane alta. Perché la partita vera sul mantenimento, la modifica o la cancellazione dell’iniqua misura delle 24 ore settimanali si giocherà nelle prossime settimane in aula. Quando bisognerà trovare misure alternative che garantiscano i cosiddetti ‘saldi invariati’. Le premesse però sono buone, a partire dall’emendamento bipartisan (Pd, Pdl e Udc) che alla Camera - conclude Pacifico - ha buone possibilità di essere approvato”.

Anief, quindi, vigilerà e farà tutto quello che è nelle sue possibilità perché i docenti della scuola media e superiore continuino ad insegnare 18 ore a settimana. Soprattutto perché alle lezioni in aula bisogna sempre aggiungere la miriade di impegni che devono affrontare giornalmente. A tal proposito vale la pena ricordare che nell’ultima indagine Ocse “Education at a Glance” è stato rilevato che tra il 2000 e il 2010, fatto 100 lo stipendio medio degli insegnanti dei 37 Paesi economicamente più progrediti, la busta paga dei docenti italiani è cresciuta ogni anno a partire dal 2005 solo del 4-5%; mentre nella media Ocde l’incremento è stato del 15-22%. Con il risultato che nel 2010 il reddito medio degli insegnanti italiani si collocava attorno ai 32.000 euro lordi, mentre in Inghilterra superava i 49.000 euro.

E che dire della differenza tra stipendio iniziale e di fine rapporto, a testimonianza di una carriera dei docenti che in Italia non c’è? In effetti nel momento dell’accesso alla professione, i nostri docenti si ritrovano in busta paga una somma quasi in linea con i colleghi europei (28.000 euro); ma nel corso dell’ultimo anno di servizio, quello precedente alla pensione, si forma un gap che si può quantificare tra i 7mila e gli 8mila euro. Ciò malgrado in questi ultimi dieci anni i nostri docenti si siano visti aumentare le ore di insegnamento e lavorino in media 39 settimane rispetto alle 38 Ocde. Capito Ministro Profumo?
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In Parlamento ore decisive

Messaggiodi edscuola » 6 novembre 2012, 17:26

Legge di Stabilità – In Parlamento ore decisive per decidere sulla sconsiderata idea del Governo di portare a 24 le ore d’insegnamento settimanale dei docenti della scuola media e superiore. Anief chiede agli istituti di fargli pervenire pareri e mozioni che contrastano questa proposta palesemente incostituzionale.
Pacifico: come si fa ad aumentare del 25% l’orario di servizio, proprio nei giorni in cui l’Ocse ci comunica che i nostri docenti accusano un gap tra il loro stipendio iniziale e quello di fine carriera addirittura del 35% in meno rispetto agli altri Paesi dell’area?

Nelle stesse ore in cui centinaia di migliaia di candidati al concorso a cattedra si apprestano a presentare la domanda di adesione alla prova selettiva, il Parlamento si appresta ad esprimersi sulla sconsiderata idea del Governo di portare a 24 le ore d’insegnamento settimanale dei docenti della scuola media e superiore. I parlamentari dovranno, infatti, decidere se approvare gli emendamenti di soppressione della norma, inclusi nella legge di stabilità approvata dal Consiglio dei Ministri, presentati dalla VII Commissione Cultura della Camera. La quale ha anche indicato i settori, come quelli derivanti dal pagamento dei canoni di locazione, da cui reperire gli oltre 180 milioni di euro di risparmi decretati attraverso la spending review.

L’Anief ricorda che portare l’orario di servizio del personale docente della scuola indistintamente a 24 ore settimanali, in cambio di giorni di ferie di cui nessuno sente la necessità, è un’operazione in palese violazione dell’articolo 36 della Costituzione, da cui derivano i parametri della giusta retribuzione dei dipendenti pubblici e privati. Quindi, se la bozza dovesse diventare legge, determinando un’estensione temporale dell’orario, a seguito della decisione unilaterale del Governo è quasi inutile sottolineare che occorrerà adottare un proporzionale aumento stipendiale.

Per il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico, pensare di poter aumentare di un quarto l’orario settimanale di insegnamento senza prevedere incrementi stipendiali rappresenta un vero affronto alla categoria: “come si fa a chiedere ai docenti italiani – sostiene Pacifico – di incrementare il loro orario del 25%, senza accordargli un euro in busta paga, quando appena qualche settimana fa l’Ocse ci ha detto che al termine della carriera i nostri docenti accusano un gap tra il loro stipendio iniziale e quello di fine carriera addirittura del 35% in meno rispetto agli altri Paesi dell’area? Come si fa, in sintesi, a procedere con un’idea del genere a fronte di stipendi così miseri?”.

L’Anief coglie l’occasione per ricordare che la modifica dell’orario di lavoro del personale della scuola è soggetto a particolari necessità didattico-formative e di preparazione-programmazione delle stesse. E per questo motivo deve passare necessariamente attraverso uno specifico accordo tra amministrazione e parti sociali. A sostenerlo non è solo il sindacato, ma anche e soprattutto l’art. 39 della Costituzione e le numerose norme che ne sono derivate. Risulta, quindi, incostituzionale e annullabile dal tribunale cambiare ‘in corsa’ l’orario dei docenti.

Per questi motivi, il nostro sindacato farà tutto quello che è nelle sue possibilità per convincere i parlamentari ad opporsi a questa prospettiva. A tal fine, l’Anief invita gli istituti ad inviare al sindacato le proteste e le mozioni dei Collegi dei Docenti che in questi giorni vengono prodotte per dire no all’inconcepibile proposta del Governo.
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Aumento dell’orario settimanale dei docenti da 18 a 24 ore

Messaggiodi edscuola » 6 novembre 2012, 23:35

Aumento dell’orario settimanale dei docenti da 18 a 24 ore: cresce l’insofferenza della categoria verso un provvedimento unilaterale e incostituzionale. Anief si appella ancora ai Collegi dei Docenti: inviateci le vostre mozioni contro la sua approvazione in Parlamento. Così le raccoglieremo e invieremo all’Amministrazione per rendere la protesta più viva. Il rischio che l’emendamento di abrogazione non venga approvato rimane infatti ancora in piedi, poiché vi sarebbero difficoltà nel reperire fondi alternativi.

Mentre prosegue l'iter parlamentare sulla valutazione dell'emendamento che prevede l’abrogazione della norma attraverso cui il Governo vorrebbe innalzare l’orario di insegnamento dei docenti della scuola superiore da 18 a 24 ore, assume proporzioni sempre più grandi l’insofferenza della categoria verso un provvedimento considerato a furor di popolo ingiusto, oltre che in evidente violazione della normativa vigente, ad iniziare dall’articolo 36 della Costituzione, che regola i parametri della giusta retribuzione dei dipendenti pubblici e privati.

Anief ricorda che è inconcepibile aumentare l’orario di cattedra del 25% a stipendio invariato e bloccato al netto dell’inflazione, irrecuperabile ai fini di progressione di carriera, e con una mole di lavoro che supera del 25% la media OCDE (l’insegnante italiano lavorerebbe 854 ore rispetto alle 704 dei colleghi dei Paesi economicamente più sviluppati nelle scuole medie e alle 658 nelle scuole superiori). Ciò accadrebbe, inoltre, mentre è stato accertato che lo stipendio a fine carriera rimane più basso in media di almeno 8mila euro annui. Senza dimenticare che il cambio di un aumento di ferie, prospettato dal Governo, non può essere interpretato come una monetizzazione del rapporto di lavoro ma un diritto già costituzionalmente protetto.

Questi motivi, oltre a quelli legati all’immodificabilità dell’orario di lavoro del personale della scuola, assoggettato a particolari necessità didattico-formative e di preparazione-programmazione delle lezioni, sono in questi giorni pienamente sposati da innumerevoli Collegi dei Docenti. I quali stanno deliberando, all’unanimità o a larghissima maggioranza, una serie di mozioni che contrastano l’incauta iniziativa del Consiglio dei Ministri.

Anief comunica, a tal proposito, che stanno pervenendo nella propria sede nazionale diverse delibere espresse dagli stessi Collegi dei Docenti e che le sta raccogliendo per trasmetterle celermente all’Amministrazione. “In questo modo – spiega il presidente del giovane sindacato, Marcello Pacifico – cerchiamo di far comprendere ai vertici di chi governa la scuola italiana qual è lo stato d’animo con cui verrebbe accolto questo provvedimento unilaterale. Giunto in Parlamento, peraltro, del tutto privo di un adeguato confronto con le parti interessate. Senza dimenticare l’evidente contrasto che presenta a livello di applicazione, sia con la Costituzione che con il Contratto collettivo nazionale. Per rendere più forte la protesta, quindi, chiediamo agli istituti di continuare a inviarci le loro mozioni contro l’approvazione di un provvedimento che ad oggi rimane in piedi, visto che ancora non sarebbero state trovate le risorse finanziarie alternative”.
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Anief si appella ai parlamentari

Messaggiodi edscuola » 11 novembre 2012, 6:26

Legge di Stabilità – Anief si appella ai parlamentari: sulle 24 ore basta giochetti.
Non si può diventare il peggior modello internazionale perché non si sono trovati 183 milioni di euro. E di questo gli italiani, tra pochi mesi chiamati alle urne, sono più che coscienti.

Dal Parlamento si continua a dare un giorno per cancellato ed un altro per incancellabile il comma 42 dell'articolo 3 del disegno di legge, attraverso cui il Governo vorrebbe ampliare da 18 a 24 le ore di insegnamento settimanale dei docenti della scuola media e superiore. Di certo, però, c’è solo un dato: occorre garantire i cosiddetti “saldi invariati”. E siccome fino ad oggi il Miur non è stato in grado di trovare risparmi alternativi ai 183 milioni di euro previsti dalla Spending review, l’innalzamento a 24 ore rimane più che plausibile.

“Nella prossime ore – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief – si capirà quanto la scuola sia a cuore dei nostri decisori politici. Se faranno prevalere il buon senso o se prevarranno le fredde logiche del fare ‘cassa’, anche calpestando più di un articolo della Costituzione e la qualità del nostro sistema scolastico. Da cui deriva la valenza dell’insegnamento rivolto ai nostri bambini e ragazzi. Delle future generazioni. Valori e risultati reputati fondamentali in ogni Stato moderno, ma di cui non si sente incredibilmente la necessità in Italia”.

Sono settimane che l’Anief lo va ripetendo: per evitare di mettere in ginocchio l’insegnamento nella scuola media e superiore italiana, bisogna fare di tutto per trovare misure alternative. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che si sta cercando di imporre un innalzamento di orario settimanale ad una categoria, i docenti, che nell’ultimo decennio si è già vista aumentare le ore di insegnamento, visto che lavorano in media 39 settimane rispetto alle 38 Ocde. E la cui busta paga è cresciuta, ogni anno a partire dal 2005, solo del 4-5%; mentre nella media Ocde l’incremento è stato del 15-22%.

“A questo punto – continua Pacifico - non possiamo che estendere l’appello del nostro sindacato a tutti i parlamentari. Non solo a quelli che guidano il Miur. Nell’Italia degli sprechi, ad iniziare da quelli della politica, dei clientelismi, dell’evasione fiscale, non è possibile far diventare la scuola italiana il peggior modello internazionale perché non si sono trovati 183 milioni di euro. È bene che tutti i componenti del Parlamento, che entro mercoledì sarà chiamato a votare sulla Legge di Stabilità, si assumano le loro responsabilità. E sappiano anche che dire sì a una norma così ingiusta e incostituzionale, a fine legislatura, difficilmente – conclude il presidente dell’Anief - potrà essere dimenticato da un milione e mezzo di elettori”.
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Trovata la copertura all’emendamento abrogativo

Messaggiodi edscuola » 12 novembre 2012, 8:58

24 ore docenti: trovata la copertura all’emendamento abrogativo

Ma la scuola ha bisogno di altre risposte: sblocco del contratto, fondi per l’edilizia, stabilizzazione dei precari, innovazione didattica e ricerca sono le priorità su cui investire come in Francia, Germania e Stati Uniti. Anief chiede di ridurre i costi della politica.
Non basta ritornare alle 18 ore come quando ci si sveglia da un brutto sogno ma ci si accorge che la realtà è ancora più tragica. Per una settimana, infatti, il legislatore si è interrogato su come reperire i milioni di euro richiesti alla scuola senza prendere coscienza che bastava semplicemente cancellare auto blu, accesso gratuito a mezzi di trasporto, cinema e teatro per alcuni privilegiati, in un momento in cui essere cittadino italiano, in una repubblica fondata sul lavoro, è diventato un privilegio per pochi:
- l’accesso al lavoro per le nuove generazioni è rimandato per il blocco del turn-over, la razionalizzazione, l’aumento dell’età pensionabile;

- la precarietà del rapporto di lavoro è assunta come modello principale nella firma dei contratti al fine di comprimere il diritto alle ferie, a un’equa retribuzione, a permessi;

- il blocco delle carriere e degli stipendi riporta il potere d’acquisto a vent’anni fa, rispetto all’aumento del costo della vita con mortificazione di motivazione, professionalità, dignità;

- il patrimonio pubblico inteso come servizi e beni è in svendita, laddove non utilizzato in strutture fatiscenti e insicure, non rispondenti all’interesse del territorio.
L’unica nota positiva è il risveglio tardivo del sindacato, dovuto ai rumorosi malumori della base, disposto a riesumare la vecchia arma dello sciopero generale (mai in questi anni abbandonata dall’Anief), eppure ancora schiavo di tatticismi e narcisismi, con due scioperi proclamati a distanza di dieci giorni (14 e 24 novembre) ma da organizzazioni diverse, in un momento in cui anche le due più grandi confederazioni (CGIL, CISL) si sono rese conto della necessità del ricorso, quando sono private del potere contrattuale (seguendo l’Anief che di questa necessità ha fatto virtù, in mancanza di rappresentatività).
Nel frattempo, gli altri Paesi d’Europa economicamente più avanzati investono in ricerca, innovazione didattica, personale, stipendi proprio nel settore della conoscenza, sordi ai richiami di quegli ignoranti detrattori del sapere che hanno incrementato i loro redditi grazie anche alle speculazioni dei mercati.
Qualunque partito o movimento che intenda essere protagonista nella prossima XVII legislatura deve dare una risposta urgente alle altre domande che provengono dal mondo della scuola e dell’università o è meglio che non si presenti alle future elezioni perché gli italiani, con le proteste di questi giorni, hanno dimostrato di non voler cambiare Paese e di voler vivere ancora in uno stato di diritto.
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