Riforma organi collegiali: un passo timido verso l’autonomia
La Camera dei Deputati ha approvato ieri, 10 ottobre 2012, il disegno di legge che riguarda le “Norme per l’autogoverno delle istituzioni scolastiche statali”, che giunge al termine di un percorso iniziato nel gennaio del 2009. DiSAL ha presentato diverse proposte al Parlamento, fin dagli inizi del contorto cammino di quello che veniva definito “disegno di legge Aprea”.
“Queste osservazioni – ha ricordato il presidente Roberto Pellegatta - in parte le abbiamo viste accolte nel testo appena approvato da un ramo del Parlamento, anche se, occorre dirlo con franchezza, non siamo difronte ad un vero cambiamento di governo delle scuole statali”.
E’ importante che questo delinei meglio la fisionomia delle Istituzioni Scolastiche Autonome (ISA) e chiarisca la distinzione dei poteri e delle funzioni: di indirizzo (Consiglio dell’autonomia), di gestione (Dirigente scolastico) e funzione tecnica (Consiglio dei docenti).
Per fortuna è stata abbandonata la proposta di affidare la presidenza del Consiglio dell’autonomia al Dirigente scolastico, perché questo avrebbe compromesso dalle fondamenta la distinzione dei poteri. E’ stato altresì un bene abbandonare (come avevamo chiesto) la proposta di trasformare le istituzioni scolastiche in fondazioni, una forma giuridica non adeguata alle istituzioni scolastiche, soprattutto a quelle del primo ciclo.
E’ stata invece prevista la possibilità che le scuole ricevano dalle fondazioni contributi finalizzati al sostegno economico della loro attività: infatti, specie per le scuole del secondo ciclo, è vitale il radicamento nel proprio territorio e la stretta collaborazione, pur mantenendo giustamente l’autonomia didattica.
Mentre è importante demandare allo Statuto delle I.S.A. l’istituzione e la composizione degli organi collegiali, nonché le modalità e le forme di partecipazione della comunità scolastica, rimangono invece molto problematici la composizione del Consiglio dell’autonomia e il tema della valutazione.
La pariteticità dei rappresentanti dei docenti e dei genitori (che si dimezza nella scuola secondaria di secondo grado a favore degli studenti) allontana sempre più la funzione della scuola da coloro che, con buona pace di tutti, sono in prevalenza i “mandatari” dell’offerta formativa, e cioè genitori, comunità locale, organismi sociali e mondo del lavoro. La stessa assenza del diritto di voto ai due rappresentanti del territorio pone un’ipoteca su questa collaborazione essenziale.
La valutazione di istituto è poi limitata alla sola autovalutazione, creando un nuovo e inutile organismo, il nucleo di autovalutazione del servizio scolastico, invece che investire di questo compito il Consiglio dell’autonomia. Resta purtroppo rinviata la valutazione esterna della scuola, lasciando così la scuola nella sua autoreferenzialità.
Mentre, infine, è apprezzabile che la legge preveda una Conferenza di rendicontazione aperta al territorio, così che la scuola inizi a rendere conto dei propri risultati alla più ampia comunità locale in cui essa è inserita, non aiuta certo né la semplificazione amministrativa, nè l’esigenza di un maggior radicamento della scuola nella propria comunità il proliferare di organismi intermedi di poco dissimili dagli attuali (Conferenze regionali, Consiglio nazionale, Commissione di monitoraggio).
Resta ancora un grave problema: senza inestimenti e risorse dove inirà l’autonomia scolastica?