Formazione docenti: le Ssis non dovevano chiudere, la conferma arriva da un poderoso studio della Fondazione Agnelli. L’allora ministro Gelmini ha sbagliato tutto: prima nel cancellarle e poi nell’introdurre quei Tfa che oggi stanno creando problemi enormi ancora prima dell’inizio di corsi e tirocini.
Quando nel 2006 alcuni alti responsabili dell’istruzione italiana proposero di chiudere le Ssis universitarie e di mantenere in vita le Facoltà di Scienze della Formazione primaria, dissero che lo si faceva per il bene dei futuri docenti e dei loro studenti. Ora però, a distanza di tempo, la scelta dei Tfa viene bocciata dall’utenza.
Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, ricorda che “la decisione di mandare in pensione le Scuole di specializzazione universitaria, a soli cinque anni dallo loro nascita, fu osteggiata da molti esperti: io stesso – ricorda il sindacalista – durante un’audizione parlamentare sostenni che stavamo assistendo ad una scelta affrettata e non dettata da studi o risultati rivolti ad andare incontro agli accordi europei sottoscritti a Lisbona”.
Invece, l’allora ministro Gelmini si rivolse ad una commissione di esperti formatori: questi “saggi” introdussero i Tirocini formativi attivi, replicando di fatto il vecchio sistema delle Ssis ma non garantendo la stessa qualità nella selezione iniziale. Tanto che ora, al termine della poderosa ricerca “Sapere di non sapere”, che ha visto coinvolti 32mila neo-assunti, la Fondazione Agnelli arriva a dire che “questi risultati non ci portano a un richiamo nostalgico, ma a rilevare come le Ssis siano state ‘liquidate’ senza un’accurata valutazione su base empirica dei risultati”.
L’amara conclusione della Fondazione Agnelli è che “oggi nella scuola c’è un grande vuoto: mancano gli strumenti sia per la formazione iniziale sia per quella in itinere”. Dallo studio risulta, quindi, che il sistema di reclutamento delle Ssis risultava più che valido ed equilibrato, sia per il percorso di tirocinio svolto sia per le competenze didattiche acquisite dai corsisti.
“A questo punto – continua il presidente dell’Anief – c’è da chiedersi perché si è voluto chiudere un percorso di eccellenza che in nove cicli di vita si è sempre migliorato attraverso continui correttivi, specializzando all’insegnamento più di 100mila docenti che oggi si ritrovano a spendere la propria professionalità in modo più che apprezzato nelle scuole pubbliche”.
“E soprattutto – conclude Pacifico – c’è da chiedersi se valeva la pena abbandonare un sistema formativo collaudato e vincente per far piombare la scuola nel caos più profondo, come sta accadendo in questi giorni con oltre 120mila candidati alla frequenza dei primi Tfa, quasi tutti immeritatamente scalzati dai corsi, ancora prima di iniziare le prove di ammissione, per colpa di test errati o mal fatti a cui è impossibile rispondere”.