ADIDA: NO ALLA CHIAMATA DIRETTA DEI PRESIDI

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ADIDA: NO ALLA CHIAMATA DIRETTA DEI PRESIDI

Messaggiodi edscuola » 8 maggio 2012, 19:25

ADIDA DICE NO ALLA CHIAMATA DIRETTA DEI PRESIDI IN LOMBARDIA E TRENTINO

Nonostante i fatti recenti rilevati dalla Magistratura,che indaga, su sperperi perpetrati senza vergogna da una classe dirigente corrotta, la Regione Lombardia, pare abbia trovato il suo “caprio espiatorio”. A nulla servono le rivelazioni di una laurea comprata a Tirana da Renzo Bossi, rampollo della famiglia leghista, o alcuni titoli (sempre scolastici) dell'amministratore dei beni leghisti, Belsito, o ancora le mitiche vacanze del Governatore lombardo: Formigoni. Ebbene, nonostante ciò, per i docenti precari della scuola non c'è pace. Neanche difronte a tutto questo! Infatti, reduci da una campagna triennale di tagli e di riduzione del personale, pare si troveranno, anche, a che fare con la nuova proposta sul reclutamento, che prevede la chiamata diretta dei presidi e la rottamazione delle graduatorie.

La proposta di legge recita così: “a partire dall’anno scolastico 2012/2013, le istituzioni scolastiche statali [possono] organizzare concorsi […] al fine di reclutare personale docente necessario a svolgere le attività didattiche annuali. [possono] partecipare alla selezione il personale docente del comparto scuola che conosca e condivida il progetto e il patto per lo sviluppo professionale, che costituiscono parte integrante del bando di concorso di ciascun istituto scolastico”.

Questi i fatti, o meglio le farneticazioni, ma Adida, in qualità di rappresentante di una considerevole fetta di lavoratori della scuola, si chiede come possa un preside scegliere i “propri” insegnanti in base alla condivisione o meno del progetto e del patto di sviluppo della scuola. Che vuol dire? Ma come si fa? Forse la Regione LOMBARDIA, si è dimenticate che la nostra Costituzione impone che l’accesso ai pubblici uffici debba avvenire in condizioni di uguaglianza, garantendo l’imparzialità, il buon andamento e il principio di concorsualità? Molte domande in tal caso sorgono spontanee.

In che modo un preside, scegliendo discrezionalmente tra una rosa di candidati può garantire il rispetto di questi principi? Quali garanzie può dare a proposito? Di certo non costituisce assicurazione alcuna il pretesto di una possibile valutazione dell’operato dei dirigenti che appare semplicemente come una misura fittizia volta a dare una veste di legalità a misure che appaiono inaccettabili ed illegittime nella sostanza. Premesso che, con la riforma introdotta dal Ministro Brunetta i dirigenti pubblici, ivi compresi quelli scolastici, non solo hanno conseguito l’obbligo di valutare il personale alle proprie dipendenze, ma il loro operato è divenuto a loro volta valutabile, e che quindi quelle che agli occhi di un “ignaro cittadino” potrebbero apparire come significativi e positivi cambiamenti, esibiti per addolcire un’amara pillola, in realtà sono regole e precetti che già da anni fanno parte del nostro ordinamento, non resta che accertare la complessiva negatività dell’impianto legislativo.

La situazione appare tanto più paradossale se si pensa che le provincie lombarde sembra non necessitino di un così epocale cambiamento, risultando tali sistemi scolastici fiore all'occhiello, non solo dell’intera nazione, ma anche di tutta l’Europa. Ciò emerge, in maniera significativa, dai test invalsi che hanno evidenziato una preparazione degli studenti superiore alla media nazionale ed europea.

A nostro avviso risulta, quindi evidente ,oltre ogni ragionevole dubbio, non solo l’incostituzionalità della proposta ed il grande pericolo che il nostro sistema si troverebbe a correre qualora essa venisse approvata ed estesa, non solo a tutto il settore scolastico, ma anche ad altri ambiti della Pubblica amministrazione. L'associazione Adida si sente, pertanto indignata dall'avvallo dato a questo progetto, dal ministro Profumo, che si è detto disponibile a “sperimentare nuovi modelli di reclutamento” e minaccia ricorsi e azioni legali qualora ciò dovesse trovare reale attuazione.

Ci permettiamo inoltre di sottolineare che l’allestimento di un sistema di reclutamento che rischia di alimentare ulteriormente il nepotismo e la corruzione in un Paese che deve la maggior parte dei problemi a queste due piaghe del sistema e non ci pare una mossa né intelligente né lungimirante. Riteniamo, invece, che il miglioramento della società potrà avvenire solo ed esclusivamente coltivando la cultura della legalità, il rispetto delle leggi e dei sani principi che la nostra Costituzione sancisce e ci impone.

Il nostro sistema dispone già dei mezzi necessari a garantire i principi di equità e il buon funzionamento delle amministrazioni pubbliche, dei mezzi e delle conoscenze con cui pretenderne la piena attuazione, ma è sopratutto la mentalità lassista e fatalista del popolo italiano, uniti ad una scarsa consapevolezza dei cittadini dei propri diritti e dei doveri dei dirigenti statali e delle pubbliche amministrazione che ne impediscono la piena attuazione. Adida invita quindi a non accettare passivamente proposte che anziché migliorare il sistema mirano a comprometterlo, calpestando non solo i principi di equità, trasparenza, ma anche le legittime aspettative ed i diritti acquisiti dei lavoratori precari.

Adida (Associazione Docenti Invisibili da Abilitare)
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