FLC CGIL: Dieci provvedimenti salvascuola

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FLC CGIL: Dieci provvedimenti salvascuola

Messaggiodi edscuola » 18 aprile 2012, 7:33

Dieci provvedimenti salvascuola
Gli interventi che secondo la FLC CGIL si debbono fare subito per migliorare la situazione delle scuole italiane.

La scuola italiana ha bisogno di interventi che si possono fare subito e senza dover ricorrere a risorse aggiuntive.

Anni di tagli di risorse professionali ed economiche e di disinteresse per le esigenze ed i problemi del sistema di istruzione hanno messo in difficoltà le scuole nell'espletamento della loro funzione principale di educazione delle giovani generazioni.

Occorre ripristinare le condizioni necessarie al funzionamento del servizio di istruzione:

certezza di risorse
stabilità dell'organizzazione
sostegno alle scelte necessarie all'autonomia scolastica.

La FLC CGIL lancia le sue proposte per la scuola in un documento della Segreteria nazionale che interviene con idee concrete e realizzabili.

Sosterremo le nostre proposte con le necessarie iniziative ed invitiamo le scuole, i lavoratori, i genitori e gli studenti a contribuire alla loro attuazione.
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DIECI PROVVEDIMENTI SALVASCUOLA

Messaggiodi edscuola » 18 aprile 2012, 7:35

Premessa
È noto e quasi un senso comune che l’investimento in istruzione produce
crescita e sviluppo del Paese. A ogni punto percentuale in più di giovani
diplomati e laureati corrisponde, infatti, un aumento di PIL.
Dai dati OCSE del 2008 emerge chiaramente che la spesa totale per l’istruzione
in Italia è il 4,8% del PIL, a fronte del 5,8% della media degli altri paesi
industrializzati. C’è quindi un differenziale strutturale, a svantaggio dell’Italia,
di un punto di PIL che per essere compensato richiederebbe di aumentare gli
investimenti nel sistema di istruzione di almeno 17 miliardi all’anno.
Sciaguratamente, invece, nella scuola si confermano i tagli, non si vedono i
risparmi realizzati dalla Legge 133/2008, l’obbligo ritorna a 15 anni. Tutto ciò
ha un sicuro effetto depressivo sul piano sociale e sul piano della crescita
economica.
Ma, in attesa delle riforme di spessore - l’innalzamento dell’obbligo a 16 anni e
a breve a 18, la stabilizzazione del personale, la revisione dei cicli,
l’investimento in edilizia e in tecnologia, l’eliminazione delle Leggi Brunetta, la
ripresa delle relazioni sindacali ecc. - si possono fare subito atti semplici ma
importanti per “salvare” la scuola. Cominciando dal rafforzamento
dell’autonomia, da tutti declamata, ma, specialmente da chi decide,
costantemente mortificata.
Aprile 2012

1. Dotazione finanziaria ordinaria. Tempi e quantità
Tempi certi e quantità congrue nel finanziamento alle scuole: questo è il
binomio indissolubile.
Ripristinata la dotazione nel 2011, dopo due anni di inaudita assenza di fondi
per il funzionamento amministrativo e didattico, occorre stabilire parametri
certi e congrui, oggi assolutamente insufficienti, incrementando la stessa
dotazione anche con le risorse della legge 440/97 di sostegno all’autonomia
(oggi purtroppo ridotte al lumicino e trasferite alle scuole anni dopo quello di
competenza) e identificare la composizione dei fondi erogati. La maggior
trasparenza che ne deriverà, che non ha oneri aggiuntivi, metterà le scuole
nella condizione di poter programmare le attività didattiche contando su risorse
certe e renderà i loro bilanci trasparenti e più efficace il lavoro, consentendo,
infine, di ricorrere ai contributi delle famiglie solo per ampliare l’offerta
formativa.

2. Restituzione dei crediti e investimenti
Le scuole, private di risorse, sono state costrette a ricorrere al finanziamento
delle famiglie, ai fondi contrattuali, ad altri cespiti non finalizzati per pagare i
supplenti e il personale impegnato negli esami di Stato. Si sono dovute fare
carico, anticipandole, di spese di competenza del MIUR, costituendo nei loro
bilanci residui attivi che devono essere restituiti entro la fine del 2012. È una
questione annosa che va chiusa prima possibile. Questi crediti, restituiti alle
istituzioni scolastiche, serviranno a far fronte agli impegni presi con i fornitori
e/o con le ditte di pulizia. E consentiranno finalmente di effettuare, dopo
decenni, opportuni investimenti, ad esempio, in attrezzature, innovazione e
nuove tecnologie.

3. Il costo delle esternalizzazioni scaricato sulle scuole. Un errore da
sanare
È evidente che l’operazione di ricorrere ai servizi di pulizia esterni alla scuola,
in sostituzione dei collaboratori scolastici, ha fatto totale fallimento. La spesa è
superiore a quella del servizio interno, tanto che il risparmio realizzato con i
tagli dell’organico non l’ha coperta. L’effetto è disastroso. Con i continui tagli
dei fondi, i servizi di pulizia sono stati ridotti al lumicino, le scuole sono poco
sorvegliate e non perfettamente pulite. Ad aggravare il già affannato servizio
scolastico c’è la cattiva idea di affidare direttamente alle istituzioni scolastiche
la gestione delle gare di appalto. Le singole istituzioni scolastiche non possono
essere gravate dal fardello della gara e dal prevedibile contenzioso che ne
deriverebbe.
Si aprano tavoli di confronto con le diverse parti interessate per definire
percorsi di internalizzazione dei servizi appaltati all’esterno.

4. Finanziamento delle ore eccedenti
Gli stanziamenti per pagare i docenti interni che sostituiscono i colleghi assenti
sono decisamente insufficienti. Ciò è irrazionale e irragionevole. Non è
possibile, soprattutto nella scuola secondaria di primo e secondo grado,
chiamare i supplenti per un giorno o per pochi giorni una volta esauriti i fondi
per le ore eccedenti. Un supplente si sente - giustamente - beffato, quindi
spesso rifiuta di impegnarsi per così poco tempo. Senza contare che si
impegnano le segreterie nella non facile ricerca, spesso inefficace, di un
supplente per uno o per pochi giorni.
Le ore eccedenti, come le supplenze, vanno finanziate secondo necessità sulla
base delle esigenze delle scuole.

5. Finanziamento delle supplenze
Nonostante il ripristino del principio secondo cui i finanziamenti per le
supplenze debbono essere erogati secondo necessità, le prime dotazioni da
iscrivere nel programma annuale sono state davvero risicate. Ciò crea dubbi e
incertezze da parte dei dirigenti scolastici che riluttano a ricorrere al supplente
ove si determini una congrua assenza dei titolari.
Ebbene, i supplenti, quando servono, vanno chiamati senza remore, perché
chiaro è stato l’impegno del MIUR a integrare i fondi ove la prima dotazione
dovesse essere insufficiente, e lo sarà ancor di più se fin dal primo
finanziamento saranno assegnate risorse adeguate.

6. Le multe alle scuole
Lo Stato scarica le proprie inefficienze sui propri funzionari. Ecco quello che
succede. L’Agenzia delle entrate sta multando le scuole perché, per mancanza
di fondi, hanno pagato solo al netto gli stipendi dei supplenti (quelli che
dovrebbe pagare il MIUR), astenendosi dal versamento dei contributi e degli
altri oneri dovuti. Lo Stato deve mettersi d’accordo con se stesso e sapere
quello che fa l’altra mano. Il MIUR si faccia carico di risolvere immediatamente
tale problema, visto che negli anni in cui privava le scuole dei fondi per le
supplenze consigliava, talora, di pagare solo gli stipendi netti, dato che la parte
del lordo era comunque una sorta di partita di giro. E così molti Dirigenti si
caricavano dell’onere etico di non lasciare senza soldi proprio la parte più
debole della categoria.
Gli apparati dello Stato e le sue Amministrazioni, dunque, si parlino e sollevino
i Dirigenti scolastici da tale fardello che non può essere addebitato alla loro
responsabilità.

7. Le indennità di funzioni superiori e di reggenza a carico del MIUR
Il MIUR si è arrogato il diritto di disattendere il Contratto Scuola che, da quello
del 1995 fino all’ultimo del 2006-2009 ancora in vigore, imputa l’onere del
pagamento delle indennità superiori e di reggenza allo stesso MIUR e non ai
fondi contrattuali.
Da due anni il Ministero sostiene l’insostenibile: i vicari non vengono più
retribuiti quando sostituiscono i Dirigenti scolastici per più di 15 giorni
consecutivi o quando collaborano nella gestione delle scuole affidate in
reggenza. L’illegittimità di tale comportamento è così evidente che tutti i ricorsi
che la FLC ha proposto vedono il MIUR regolarmente soccombente con
conseguente carico di spese legali.
Non sarebbe più saggio e più economico per il MIUR retribuire i lavoratori ed
evitare il pagamento delle spese processuali?
Va, con urgenza, sanata finanziariamente la situazione, compresi gli anni
passati, e attivate immediatamente le procedure per il concorso per i DSGA.

8. Abolire il cedolino unico. Riformare il Regolamento di contabilità
Negli anni, soprattutto negli ultimi, agendo esattamente al contrario di quanto
si sarebbe dovuto fare per rafforzare l’autonomia delle scuole, sono state
adottate misure centralizzatrici che hanno poco a che fare con il processo
autonomistico. Nonostante le nostre pressanti richieste le supplenze non
vengono liquidate, come sarebbe logico e funzionale, direttamente dal Tesoro.
Però, al contrario, lo stesso Tesoro sottrae ai bilanci scolastici, avocandoli a sé,
i fondi contrattuali, che sono lo strumento principale della libertà delle
istituzioni scolastiche di fare scelte coerenti con il proprio Piano dell’Offerta
Formativa. Questa operazione si chiama “cedolino unico”. Inoltre, la scarsa
qualità degli strumenti tecnici con cui è stata attuata la norma sul cedolino, ha
reso più difficile il lavoro delle segreterie creando problemi anche sull’economie
del FIS che permangono nel cedolino unico dell’anno precedente. E ciò è
incompatibile con lo stesso Regolamento di contabilità che, a suo tempo, aveva
suscitato grandi speranze di ampliamento delle capacità allocative delle risorse
e oggi necessita di adeguamenti anche in conseguenza della (prossima?)
riforma degli Organi Collegiali.
Si restituisca il fondo di Istituto alle scuole e, nel contempo, si metta mano alla
revisione del Regolamento di contabilità che dopo dieci anni di vita ha bisogno
di interventi che ne rendano più snella ed efficace la funzionalità.

9. Dimensionamento della rete scolastica. Tutto da rivedere
Le scuole del primo ciclo dall’anno prossimo saranno quasi tutte al di sopra di
1.000 alunni. La saggia proposta di un dimensionamento da fare in tre anni e
di fare media regionale, avanzata dalla Conferenza delle Regioni e delle
Province autonome, è stata travolta dalla fretta di fare cassa. Il
sovradimensionamento realizzato complica inutilmente la gestione e crea
difficoltà al servizio scolastico, minandone la qualità.
La numerosità dei plessi, a figure istituzionali invariate, creerà parecchi pesanti
problemi di gestione sotto ogni profilo: da quello didattico, a quello della
sicurezza, a quello della sorveglianza.
Le istituzioni dei due cicli che hanno meno di 600 alunni saranno affidate a
dirigenti scolastici e direttori dei servizi che già operano in altre scuole.
Si ridurrà il numero di dirigenti, direttori e collaboratori scolastici e i
“superstiti” non potranno assicurare lo standard garantito nel periodo
precedente i tagli.
Il processo di dimensionamento non può proseguire ulteriormente, le scuole
devono tornare a dimensioni quanto meno “europee”. Le reggenze debbono
sparire e vanno banditi con regolarità i concorsi. Debbono essere rivisti i
parametri di attribuzione dei collaboratori scolastici (oggi dopo i 1.200 alunni
non è previsto alcun incremento di personale) ed essere assegnati,
nuovamente, gli esoneri e i semiesoneri ai collaboratori dei dirigenti necessari
al funzionamento delle scuole.

10. Il rilancio dell’autonomia e la rappresentanza delle scuole
Da quando le scuole sono formalmente autonome hanno ricevuto attenzioni
per lo più pelose un po’ da tutti, così sono state caricate di incombenze che
prima erano collocate altrove. La dimensione amministrativa ha fatto aggio
sull’autonomia codificata dal DPR 275/99 che è autonomia didattica,
organizzativa, di ricerca, sperimentazione e sviluppo. Da ciò il carico di un
perenne monitoraggio su ogni cosa, di incombenze finanziarie, di lesina sulle
supplenze, di trattazione di pratiche di competenza di altre sedi (ricostruzioni
di carriera, gestione multiservizi ecc). Lo stesso tentativo di scaricare sulle
scuole obbligatoriamente associate in rete perfino la gestione dell’organico fa
parte di questa pulsione di fatto antiautonomistica.
Nel frattempo gli Organi Collegiali sono rimasti quelli del 1974. E nel frattempo
ogni decisione viene presa sulla testa delle scuole, senza che esse abbiano
diritto di parola (organici, dimensionamento, finanziamenti, edilizia, risorse
strumentali ecc.).
Si elimini ogni incombenza e molestia burocratica dalle scuole italiane, si liberi
la vera autonomia che è quella prevista dalla Costituzione e dal DPR 275/99
depurandola da oneri impropri non direttamente finalizzati alla sua funzione e
missione (istruzione ed educazione delle nuove generazioni).
Si metta mano finalmente alla riforma degli Organi Collegiali basandosi sui
principi della distinzione di ruoli e competenze e sull’assunzione delle
responsabilità, come anche sulla distinzione fra gestione e partecipazione
nell’organismo di indirizzo politico di tutte le componenti (docenti, dirigenti,
Ata, Dsga, studenti e genitori).
Si proceda - senza con ciò mortificare le attuali reti di scuole - alla costituzione
del sistema della rappresentanza delle scuole autonome a livello zonale,
regionale, nazionale con la partecipazione di tutte le attuali componenti dei
Consigli di istituto (il livello regionale e nazionale attraverso elezioni di secondo
livello) e con il compito di esprimere pareri obbligatori su ogni materia che
ricada nella sfera di interesse delle istituzioni scolastiche.
Queste nostre 10 proposte, approvate dalla segreteria nazionale della FLC
CGIL, sono frutto di un impegno decennale a favore dell’autonomia scolastica.
Un impegno che ha dato importanti risultati e che indichiamo di seguito.

I risultati delle nostre lotte
Per completezza e memoria li enumeriamo di seguito per ricordare che la lotta
e la pressione dei lavoratori e del nostro Sindacato dovrà continuare. È l’unica
strada per tenere aperta una prospettiva di sviluppo della scuola autonoma
che, ripetiamo, è il volano del Paese ma che è oggetto di colpevole e
inaccettabile negligenza dalla politica risucchiata in un economicismo deludente
e depressivo.
Organici
Abbiamo strappato al ministero l’attribuzione di oltre 10.000 posti docenti e
ATA in organico di fatto 2011/2012. Questo grazie anche ai numerosi ricorsi
presentati dalla FLC tutti accolti dal Tar Lazio. In particolare il ricorso contro i
tagli agli organici ATA è stato rinviato alla Corte Costituzionale che dovrà
esprimersi sui profili di legittimità costituzionale del regolamento approvato
dalla Gelmini.
Supplenze
Abbiamo respinto il tentativo del MIUR di far pagare alle famiglie le spese per
le supplenze. Già con l’ultima nota sul Programma annuale 2011 è finito un
incubo per le scuole italiane e si è acquisita una certezza: i supplenti vanno
chiamati quando servono in applicazione delle leggi e le risorse saranno
garantite dal MIUR.
Finanziamento
Abbiamo imposto il ripristino del finanziamento per il funzionamento
amministrativo e didattico, sebbene in misura ancora non adeguata alle
effettive necessità.
Tassa sui rifiuti
Dopo anni d’indecoroso balletto fra enti locali e ministero su chi dovesse
pagare la tassa sui rifiuti urbani, abbiamo ottenuto nel 2007 la liberazione delle
scuole da un balzello che nulla aveva a che fare col servizio istituzionale
dell’istruzione.
Visite Fiscali
Abbiamo ottenuto uno stanziamento ad hoc per queste spese, a volte inutili,
imposte da Brunetta. Anche se rimane necessario il totale ristoro delle spese
sostenute nel 2010 e negli anni precedenti.
Residui attivi
Abbiamo costretto l’amministrazione ad avviare, anche se finora solo in piccola
parte, la restituzione dei residui attivi. Rimane però ancora alto il debito del
MIUR nei confronti delle scuole.
Fondi contrattuali
Abbiamo salvato l’intangibilità dei fondi contrattuali (vedi circolari sul
Programma Annuale), messi costantemente a rischio dal definanziamento dei
bilanci.
Indennità di funzioni superiori in sostituzione del Dsga
Abbiamo ottenuto lo spostamento di queste spese obbligatorie a carico del Mef.
Anche se rimane aperta la stessa questione sul versante sostituzione Dirigente
scolastico.
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