Riforma organi collegiali: abbandonato il modello autoritario dell'Aprea, ma molte cose sono da cambiare alla radice
Un DDL condivisibile nei principi generali. Da modificare, invece, molti punti tra i quali i nuclei di autovalutazione, le fondazioni, gli statuti, il Consiglio dei docenti e la rappresentanza dei lavoratori, dalla quale il personale ATA viene escluso. Per la FLC adesso la parola deve passare alle scuole.
La Commissione Cultura della Camera ha approvato il DDL sulla riforma degli Organi Collegiali della scuola, che mostra insieme alla discontinuità con le politiche del precedente Governo anche parti da modificare radicalmente.
È ora necessario aprire una fase vera di confronto sull'ipotesi di riforma che coinvolga tutti i soggetti interessati (organizzazioni sindacali, dirigenti, docenti, ATA, genitori, studenti, Enti Locali). Non è accettabile che simili decisioni vengano prese sulla testa delle scuole senza che esse abbiano diritto di parola.
Siamo stati fortemente contrari ai contenuti del provvedimento che proponeva l'On. Aprea perché era un disegno autoritario e anti democratico e tentava di scaricare lo Stato dall'obbligo e dalla responsabilità di finanziare adeguatamente le scuole della Repubblica, aprendo decisamente le porte ai privati attraverso le fondazioni e le imprese. Un inaccettabile tentativo tutto riconducibile alle politiche neoliberistiche volte alla privatizzazione del servizio di istruzione e formazione.
Nell'attuale DDL purtroppo resta la possibilità di far entrare le fondazioni e i privati nel Consiglio delle autonomie. Da qui le nostre riserve sui punti in questione che pertanto vanno diversamente formulati.
La scuola non ha bisogno di fondazioni o di privati che investono il loro denaro per un interesse particolare. La scuola ha bisogno di finanziamenti pubblici all'offerta formativa che assicurino a tutti i cittadini il diritto all'istruzione e alla formazione per tutto l'arco della vita. La riforma degli Organi Collegali può rappresentare una grande occasione di rilancio dell'autonomia se riesce a realizzare un equilibrio convincente tra la capacità delle scuole di aprirsi alle istituzioni sociali, culturali ed economiche del territorio mettendole al riparo dai rischi della subalternità agli interessi delle imprese.
Sconfitto il disegno del precedente Governo e sonoramente respinta dalle scuole la farsa delle sperimentazioni imposte dalla Gelmini resta il nodo sulla valutazione: occorre smetterla di cercare di imporre modelli dall'alto e senza il consenso delle scuole e dei docenti ai processi di riforma. In pochi mesi sono stati fatti, inopinatamente, ben tre interventi sul tema della valutazione.
L'Invalsi, in un sistema di valutazione condiviso e efficace, deve essere un valido supporto alle scuole senza assumere un ruolo che mortifica la didattica e l' indipendenza del collegio dei docenti. Questo è quanto serve se si vuole davvero potenziare il modello democratico dell'autonomia scolastica.
La condivisione dei soggetti interessati è fondamentale sia per fare le riforme che per attuarle. In questa logica è ingiusto negare la rappresentanza del personale ATA nei Consigli dell'autonomia (sbagliato negare il diritto di voto al DGSA) e nazionale.
Occorre riaffermare il primato dell'autonomia e le prerogative del Collegio che in questo DDL si tenta di sminuire attraverso le forzature degli statuti. A tale proposito crediamo che l'articolo relativo all'autonomia statutaria vada radicalmente riformulato.
È giusto riformare gli Organi Collegiali che risalgono al 1974. Lo prevede il regolamento dell'autonomia, la FLC lo chiede da tempo. I principi ispiratori debbono essere la partecipazione democratica di tutte le componenti, senza nessuna esclusione, e la chiara distinzione dei poteri tra i diversi organismi (Collegio Docenti, Consiglio di Istituto, Dirigenza), un sistema di valutazione nazionale il cui pilastro fondamentale deve essere l'autovalutazione.
Positivo il fatto che la presidenza del consiglio dell'autonomia rimanga affidata alla rappresentanza dei genitori (la proposta Aprea prevedeva un Consiglio di amministrazione presieduto dal dirigente scolastico) e che le scuole autonome possano esprimersi attraverso una rappresentanza plurale non limitata ai soli dirigenti scolastici.
Per dirla in breve la scuola per funzionare ha bisogno di poche e semplici cose: risorse certe, organici stabili e adeguati, normative chiare, trasparenza nella gestione, partecipazione. L'autonomia deve essere concepita come spazio pubblico aperto al territorio che rafforzi l'idea di comunità. Sul merito abbiamo da tempo formulato le nostre proposte (leggi documento sintetico) che riproporremo sotto forma di emendamenti alle Commissioni Cultura di Camera e Senato.
Per dare credibilità alla riforma degli Organi Collegiali è necessario prima di tutto bloccare i tagli, investire nell'istruzione - alla scuola pubblica manca 1 punto di PIL (16 miliardi di euro) rispetto alla media OCSE - mettere in discussione le controriforme della Gelmini e cancellare le norme Brunetta che sono portatrici di una visione anti democratica e anti educativa del lavoro. Ma fino ad ora non c'è stato alcun cambiamento concreto nelle politiche del Governo Monti.
Al Ministro Profumo rinnoviamo la richiesta che avevamo fatto fin dal primo incontro di avviare un confronto serrato su tutti i temi che riguardano l'autonomia e la governance e chiediamo di essere consultati sia sul DDL sia sul regolamento applicativo che regolerà la rappresentanza istituzionale delle scuole autonome. Abbiamo delle proposte concrete sui singoli punti di cui alcune anche a costo zero come abbiamo ampiamente dimostrato nel nostro dossier "Ricostruiamo la scuola".
La FLC CGIL aprirà nei prossimi giorni uno spazio sul proprio sito per dare la possibilità a docenti, dirigenti, ATA, RSU, genitori, studenti ed Enti Locali di dare il proprio contributo alla modifica degli Organi Collegiali. I contributi che ci arriveranno saranno portati al tavolo di confronto e costituiranno il punto di partenza per il lavoro emendativo che ci vedrà impegnati.