Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici
Sezione Provinciale di Viterbo
CONCORSO PER DIRIGENTI SCOLASTICI
A SCUOLA DI POLPETTONE
LE TRACCE DEL LAZIO:
Prima prova – 14 dicembre 2011
Una scuola che sente il bisogno di rendere conto del proprio operare sente la responsabilità del proprio mandato. In tale prospettiva, delinei il candidato le funzioni e i compiti del dirigente scolastico.
Seconda prova – 15 dicembre 2011
Un dirigente scolastico recentemente assegnato ad un istituto deve affrontare il problema rappresentato dal crescente numero di iscrizioni da parte di alunni provenienti da contesti migratori.
Alcuni docenti, non particolarmente formati ai processi di inclusione sociale e/o lavorativa e all’innovazione, faticano a trovare strategie che consentano il conseguimento di esiti formativi efficaci.
Il candidato descriva le azioni professionali promosse dal dirigente scolastico per la realizzazione del mandato istituzionale.
Una prova concorsuale dovrebbe essere (altamente) strutturata in modo da risultare idonea a:
1) valutare le competenze (in questo caso gestionali) del candidato;
2) stabilire un ordinamento di merito.
Se, sulla base di questo criterio, sottoponiamo a valutazione le tracce proposte nel Lazio, si rimane francamente sconcertati.
A parte il taglio retorico, la traccia n° 1 sembra un flashback di 20 anni fa, quando la prova scritta concorsuale si basava sul “temone generalista” (noto anche come “polpettone”, per via delle somiglianze con quel piatto della cucina povera che appallottolava, in maniera uniforme e indifferenziata, carne, pane etc).
Da notare il termine “delinei” (delineare: “rappresentare con linee essenziali in modo da cogliere i contorni”).
La traccia n° 2, solitamente detta “studio di caso”, non va molto meglio. Uno studio di caso si dovrebbe caratterizzare per il contenuto e l'articolazione dell'informazione (esplicita e implicita) iniziale e la chiarezza della consegna. Nella traccia si parla di “un istituto”(!); da notare poi la “precisione” della consegna: “.....azioni professionali promosse dal dirigente scolastico per la realizzazione del mandato istituzionale”(!!).
Lo “studio di caso” del Lazio stride ancora di più se lo si mette a confronto con quella strategia risolutiva detta talvolta “paradigma clinico”, per via delle somiglianze con l'azione del medico: rilevazione dei sintomi, diagnosi, terapia, verifica.
Il paradigma clinico consta dei seguenti elementi:
1) sistema delle osservazioni: raccolta dati/informazioni: documenti, colloqui, dati etc; i dati raccolti, per quanto previsto al successivo punto 5, dovrebbero avere la caratteristica della “misurabilità”;
2) sistema delle interpretazioni (diagnosi): ossia, a partire dai dati raccolti, formulare un'ipotesi sulle cause della/e criticità (es.: alta presenza di immigrati, problemi di genitorialità, scarsa qualità professionale etc);
3) sistema delle decisioni: ideare una strategia risolutiva tarata sulla/e causa/e identificate al precedente punto 2; es.: interventi concertati coll'E.L. di inclusione sociale, interventi con la ASL a sostegno della genitorialità, corsi di formazione mirati etc;
4) sistema delle azioni: attuazione concreta (tempi, interventi, soggeti, risorse etc) delle decisioni del punto 3;
5) sistema dei controlli: verificare, al termine delle “azioni”, se queste hanno prodotto miglioramenti effettivi, se cioè hanno determinato una riduzione significativa delle “misure” di cui al precedente punto 1 (minori tassi di dispersione, minor numero di atti di bullismo etc).
6) implementazione a sistema: ove i controlli abbiano certificato una soddisfacente riuscita delle azioni, stabilizzare queste nel reticolo organizzativo della scuola in modo da fornire una “risposta di sistema”.
Vuoi vedere che i problemi della scuola provengono da chi ha in mano il governo della scuola!?
Il presidente provinciale
Giuseppe Guastini