Precariato: i sindacati gialli contrattano la norma blocca-processi.
Per cercare di arrestare i risarcimenti danni a favore dei precari. Rivendicano il merito nell’azione di Governo, attaccano l’opposizione e sono lodati dal Ministro del lavoro e del Miur per aver sostenuto una politica incentrata sui tagli al settore dell’istruzione, blocco degli stipendi e delle elezioni RSU.
Bella coerenza: da una parte, certi sindacati la cui rappresentatività negli ultimi due anni è stata garantita dal ministro della Funzione pubblica (datore di lavoro) hanno invitato i precari a ricorrere nei tribunali del lavoro per non perdere preziose tessere al fine di chiederne la stabilizzazione, seguendo l’iniziativa dell’Anief, dall’altra, danno il loro placet alla norma del Decreto di sviluppo economico che vorrebbe disapplicare la normativa comunitaria in tema di stabilizzazione del personale a tempo determinato in cambio della copertura di neanche la metà dei posti vacanti e disponibili.
Vergogna: qui risiedono le motivazione della crisi del sindacato.
Già perché i precari inseriti nelle graduatorie sono più di 250.000 di cui almeno 108.000 di essi, oggi, potrebbe essere stabilizzati sui posti vacanti e disponibili, altro che 67.000 immissioni.
Vadano tutti a rivedersi i conti.
Il Governo, di contro, in cambio del nuovo piano di assunzioni che dovrebbe completare, in ritardo di due anni, quanto già previsto da una legge del 2006, ottiene il via libera da parte degli stessi sindacati alla norma che, nel Decreto sullo sviluppo economico, dovrebbe bloccare nelle sue intenzioni i risarcimenti danni e le conversioni dei contratti disposti dai giudici a favore dei precari della scuola con tre anni di contratto.
Strano che questi sindacati in dieci anni si siano ricordati soltanto nel gennaio scorso che esisteva una norma comunitaria che prevedeva la stabilizzazione dei precari e, sempre strano, che oggi si dimentichino di denunciare l’illegittimità della norma blocca-processi introdotta nel decreto di cui rivendicano la primogenitura, che sarà facilmente stralciata o dalla Consulta o dalla Corte di giustizia europea, già pronunciatisi in casi analoghi (sentenza n. 168/01 della Corte costituzionale, sentenza della Grande Sezione del 4.7.2006, causa C-212/04 Adelener).
Anief continua per la sua strada, con coerenza e giustizia, dalla parte dei lavoratori della scuola e cercherà di garantire a tutti quei precari utilizzati ogni anno in maniera sistematica dallo Stato per il funzionamento della Scuola il diritto all’immissione in ruolo, al di là dei proclami o delle finzioni del drammaturgo di turno.
Nel frattempo, chiederemo ai parlamentari di modificare un testo che viola palesemente la nostra costituzione e la direttiva comunitaria nella speranza di ritardare l’esito scontato del contenzioso: già, perché i giudici potranno sempre disapplicare la nuova normativa se ritenuta illegittima.