DIRPRESIDI: NON PIU’ VENDITORI DI FUMO

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DIRPRESIDI: NON PIU’ VENDITORI DI FUMO

Messaggiodi edscuola » 5 maggio 2011, 20:13

NON PIU’ VENDITORI DI FUMO

Folgorata sulla via di Damasco. Ora per l’ANP si può ricorrere al giudice. E per assicurare ai colleghi la migliore assistenza legale, a tariffe contenute, «nelle eventuali vertenze di lavoro che li oppongano all’Amministrazione», ha pubblicizzato sui propri siti la stipula di ben quattro convenzioni con rinomati studi legali.
E così, dopo aver firmato, a braccetto con gli ex odiati sindacati generalisti, il «contratto della vergogna» che, per la terza volta, rinvia sine die lo strombazzato «irrinunciabile» obiettivo dell’equiparazione retributiva, e dopo aver sottoscritto in varie sedi regionali – sempre con CGIL, CISL, UIL, SNALS – contratti integrativi in perdita, fa clamorosamente retromarcia: non è più vero che la sacrosanta pretesa di non essere più maltrattati come dirigenti pezzenti, figli di un dio minore, non sia giuridicamente azionabile. E non è più vero che, «essendo la questione squisitamente pattizia … non può venire risolta per vie giudiziarie, non suscettibile, per difetto di giurisdizione e per incompetenza, di essere affrontata e risolta da un giudice del lavoro».
Dunque, quelli della DIRPRESIDI – coerentemente e da tempo impegnati nella campagna dei ricorsi di massa ai giudici del lavoro di tutt’Italia – non sono più «venditori di fumo, tendenti ad alimentare aspettative che possono essere soddisfatte solamente al tavolo contrattuale».
Che dire? Era ora! Perché se non è un bluff e l’ANP, autoqualificatasi «la più autorevole associazione dei dirigenti scolastici», è disposta ad andare sino in fondo, la Dirpresidi – appena un anno fa una comitiva di 33 anime ed oggi un sindacato professionale di soli dirigenti scolastici, senza confusione al proprio interno con «Alte professionalità» o consimili amenità, virtualmente più che rappresentativa – può anche sciogliersi: la frantumazione della rappresentanza non aiuta certamente la categoria. A condizione:
- che l’ANP/CIDA (come soggetto autonomo, qualora non riesca-non voglia portare aventi il progetto di fusione con la CONFEDIR in una più ampia confederazione) sostenga nel prossimo tavolo intercompartimentale la collocazione della dirigenza scolastica nell’AREA 1, quella dei generici dirigenti amministrativi e degli impalpabili dirigenti tecnici (di pari seconda fascia e dello stesso datore di lavoro il MIUR), in luogo di recintarla in una nuova riserva indiana a contemplare la sua ineffabile specificità;
- che faccia vivere il territorio, spina dorsale di ogni associazione che voglia qualificarsi sindacato, valorizzando chi è disposto a spendersi per la causa (e non strozzandolo nella culla per timore che poi possa far ombra al monarca), investendovi il grosso delle sue (ancora) ingenti risorse finanziarie, anziché dirottarle sull’acquisto di appartamenti e in operazioni mobiliari: si chiama sussidiarietà;
- che ritorni ad essere (e ad agire come) un sindacato vero, di certo non perennemente rissoso e pregiudizialmente ostile, ma neanche «amico» del ministro di turno, cui dare disinvoltamente del «tu». Insomma, un sindacato senza aggettivi, prima della sua mutazione genetica in una holding retta a vita da un sovrano assoluto e contornato da una ristretta, e cooptata, curia romana, allineata e coperta, per lucrare le prebende dei vari master, corsi di formazione, seminari e convegni in ridenti località, preparazione ai concorsi et simila: si chiama democrazia;
- che proceda immediatamente alla santificazione del suo inamovibile presidente che, ultrasessantacinquenne, pur volendolo, non potrebbe più metter piede in una scuola: dopo un quarto di secolo ne ha ben il diritto!
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