“PARENTOPOLI” nella Formazione Professionale?
L'inchiesta su "parentopoli" che sta coinvolgendo alcune aziende partecipate della Capitale non nasce per caso. Nasce dall’induzione di una logica privatistica nella gestione pubblica ed ancor più a seguito delle gestioni nate sotto l’insegna di una logica del tutto privatistica. È il caso anche della Formazione Professionale del Comune di Roma (anch'essa in odore di aziendalizzazione) e di molti Comuni limitrofi, come ad esempio Tivoli (con una formazione trasformata in società a responsabilità limitata) ed Albano Laziale (formazione spa).
Anche in questo settore dell'istruzione, accuratamente oscurato, va detto (per quello che può contare) che è riscontrabile un'alta concentrazione di parentele, amicizie e conoscenze (anche sindacali) nelle assunzioni. La cosa è peraltro annosa, e non trae origine dalle attuali giunte comunali (che pure non hanno “innovato” nulla). Si tratta di un fenomeno assai diffuso e consolidato in tutta la categoria. E la Formazione Professionale, ancorché con contratto di natura privata, lo ricordiamo, è finanziata pressoché interamente attraverso denaro pubblico, con fondi europei, nazionali e regionali.
Si potrebbe facilmente verificare se esiste un legame tra la cerchia delle assunzioni ed il metodo di reclutamento (in prima battuta a tempo determinato) attuato nei suddetti comuni, spesso legato a bandi pubblicati con un’informazione singolare, per brevi periodi, a volte collocati tra fine luglio e prima metà di agosto, nonché a singolari prerequisiti di accesso e a colloqui dai criteri altrettanto singolari.
Il tutto produce generalmente elenchi di aspiranti (si badi bene, non graduatorie) che, in contrasto con l'elevato tasso di disoccupazione presente sul territorio, in particolare tra gli insegnanti, risultano paradossalmente insufficienti rispetto al fabbisogno di personale, "costringendo", si fa per dire, le amministrazioni a frequenti ed incontrollate chiamate nominative fuori albo.
In tale situazione, l'intervento di alcuni sindacati di categoria (di quelli che da altre parti tuonano contro corruzione e corporativismo) e della provincia di Roma, delegata al finanziamento e al controllo delle attività, appare limitato ad una richiesta di rispetto della norma contrattuale che tutela il "diritto di precedenza" nelle assunzioni per coloro che hanno già lavorato nello stesso Ente presso il quale concorrono. Ma è evidente che questo "diritto di precedenza" disgiunto dalla regolarità e trasparenza delle assunzioni corre l'inevitabile rischio di divenire un privilegio. Un evidente “corto circuito”.
Inoltre, per fare spazio alle nuove leve, spesso si procede ad una migrazione di parte del personale verso livelli più alti. E anche qui assistiamo ad un fenomeno incontrollato di promozioni che oltre a gonfiare a dismisura gli organici dell’ente, producono uno squilibrio economico che rischia di far collassare il sistema, tanto che i diritti, anche economici, di tutto l’insieme del personale (degli allievi non ne parliamo neppure), non vengono onorati per poter soddisfare i “diritti” di alcuni. Ma su questo l'Amministrazione preposta ai controlli, il competente assessorato della Provincia di Roma, non interviene neppure su segnalazione diretta.
Stefano d’Errico