Scuola, prove Invalsi: difficili, perché lontane dalle usuali modalità di apprendimento e valutazione
Dichiarazione della Senatrice Mariangela Bastico
"Le prove proposte dall’Invalsi agli studenti di terza media mi appaiono piuttosto complesse, a partire dal linguaggio con il quale vengono proposte. Sicuramente costituiscono una modalità di valutazione che è piuttosto lontana dalle modalità di insegnamento, di apprendimento e di normale valutazione durante l’anno scolastico.
È un tema che si è già proposto a fronte delle rilevazioni Ocse-Pisa: la scuola italiana è impostata sull’insegnamento e l’apprendimento delle conoscenze, non delle competenze. Pertanto, i ragazzi, valutati sulla base di criteri del tutto diversi da quelli ricorrenti, ritengo si trovino in effettive difficoltà.
Ancora una volta si può confermare che il punto fondamentale su cui deve cimentarsi il Ministro è quello di indicare gli obiettivi di apprendimento in termini di conoscenze e di competenze che devono acquisire i ragazzi nelle varie fasi del loro percorso scolastico. Se non vengono definiti questi livelli, è assai difficile per l’Invalsi predisporre delle prove valutative coerenti e, soprattutto, è assai difficile per gli studenti rispondere adeguatamente a quesiti e svolgere modalità di ragionamento ai quali non sono stati abituati. Inoltre, il tempo concesso per la risoluzione è assolutamente inadeguato.
Non conosciamo ancora gli esiti di questa prova, molto più complessa di quella dello scorso anno e di quelle cosiddette di simulazione, cioè quelle offerte dall’Invalsi sulle quali i docenti hanno lavorato durante l’anno. Mi auguro che, da un lato, gli insegnanti non siano stati indotti dalla difficoltà delle prove, che da quest’anno fanno media con le altre prove rispetto all’esito finale dell’esame di licenza media, a suggerire le risposte ai ragazzi, alterando, come è accaduto ai tempi del Ministro Moratti, l’esito delle valutazioni. Dall’altro, non vorrei che eventuali risultati scarsi di queste prove costituissero l’ennesima occasione per il Ministro Gelmini di gettare discredito sulla scuola pubblica e di vanto per la innovata serietà. Una scuola seria individua le modalità di fare apprendere ciò che ritiene essenziale per il futuro dei giovani; non si compiace degli insuccessi degli stessi."