Andrea Gavosto 'Offriamo dati alle famiglie per scegliere'

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Andrea Gavosto 'Offriamo dati alle famiglie per scegliere'

Messaggiodi edscuola » 23 marzo 2010, 19:53

da LASTAMPA.it

INTERVISTA

Andrea Gavosto "Offriamo dati alle famiglie per scegliere"


Il Direttore Fondazione Agnelli


MARIA TERESA MARTINENGO

TORINO
«La nostra ricerca si propone come un tassello del sistema di valutazione della scuola che si va costruendo. Le famiglie, che in questi giorni devono scegliere a quale istituto superiore iscrivere i figli, hanno pochi strumenti per decidere: i risultati che presentiamo sono informazioni oggettive». Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Giovanni Agnelli, ricorda come un anno fa la prima graduatoria degli istituti superiori piemontesi a partire dalle performance dei loro diplomati negli atenei della regione fosse arrivata inaspettato. E, come tutte le novità, fosse stata accolta da un lato con interesse ed entusiasmo, dall’altro con una certa dose di diffidenza.

Direttore, andiamo subito alle tendenze. Che cosa emerge dall’indagine?
«Si confermano i risultati del 2009, con uno scarto eventuale di poche posizioni, e in primo luogo risulta stabile la buona qualità degli istituti tecnici se valutata in termini di “effetto scuola”, cioè del lavoro fatto da ciascuna scuola grazie all’organizzazione, agli insegnanti, alla capacità di orientamento».

Cosa troviamo al secondo posto?
«La presenza di un vantaggio relativo dei licei rispetto ai tecnici nell’attrarre studenti più dotati scolasticamente e di estrazione socio-culturale più elevata. Nei licei, anche a parità di “effetto scuola”, continua ad essere più probabile che si sviluppino “peer effects” positivi, cioè “effetti di gruppo” moltiplicatori delle capacità individuali e della qualità degli apprendimenti».

Altri elementi di riflessione?
«La buona performance delle scuole di provincia e quella invece deludente, in generale, delle scuole non statali. Nel primo caso si può parlare di un vero e proprio “effetto provincia”: gli studenti dei centri piccoli hanno in media performance universitarie migliori, forse in relazione al maggior controllo sociale presente. Ma anche, sicuramente, per il maggiore investimento e la maggiore motivazione di chi si deve spostare e vivere “fuori sede”. C’è una maggiore autoselezione: all’università proseguono i ragazzi più motivati».

Come si spiega l’insuccesso delle scuole non statali?
«Il dato è influenzato dai cosiddetti “diplomifici” il cui obiettivo formativo non è portare i propri iscritti all’università».

In che cosa si differenzia l’edizione 2010 dell’indagine rispetto alla prima?
«Intanto, poiché l’obiettivo del nostro lavoro è fornire informazioni attendibili sulla capacità delle scuole secondarie di preparare gli allievi agli studi universitari, abbiamo deciso di escludere dall’analisi gli istituti professionali, una tipologia di studi la cui missione formativa verte su aspetti maggiormente professionalizzanti. Anche se comunque il 20% dei loro diplomati si iscrive all’università. Per loro abbiamo in mente indagini diverse».

Con l’entrata in vigore della riforma, quest’anno è arduo scegliere la scuola giusta per il proprio figlio. La ricerca della Fondazione Agnelli può aiutare?
«Siamo certi che nonostante i cambiamenti la valutazione dell’”effetto scuola” resti attuale».
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