da Corriere.it
I DATI PRESENTATI DALLA UIL
Ecco l'identikit del «mobbizzato»
È maschio nel 60% dei casi, over 40, statale e lavora
da 11-20 anni nella stessa azienda
MILANO - Maschio nel 60% dei casi, d'età compresa tra i 41 e i 50 anni, impiegato statale. Questo l'identikit del lavoratore italiano costretto a subire azioni di mobbing secondo i dati raccolti dai centri d'ascolto della Uil e presentati nel corso di un convegno a Roma.
I NUMERI - Il «mobbizzato» tipo lavora da 11-20 anni nella stessa azienda, presenta sintomi di stress occupazionale e denuncia vessazioni che si protraggono in media oltre i 6 mesi. Nel 49,8% dei casi il «mobber» è il datore di lavoro e l'azione mobbizzante più diffusa è l'attacco alla vita professionale (64%). Nello specifico, i dati presentati hanno mostrato che è quella dell'impiegato la figura professionale più colpita dal fenomeno con il 55,1%, seguita dalla figura del quadro, con il 22,8% e dall'operaio con il 9,8%. Il fenomeno è più diffuso nel comparto scuola (nel 28,2% dei casi), seguito dalla Pubblica amministrazione con il 16,4% e dal terziario con il 13%.
LE CONTROMISURE - «È necessario- ha detto il segretario confederale della Uil Carmelo Barbagallo - che in Italia si definisca un quadro normativo di riferimento per le lavoratrici ed i lavoratori colpiti da questo fenomeno, che sia in grado di diffondere una vera e propria cultura capace di prevenirne le cause». Il consiglio del sindacato al lavoratore mobizzato è «di avere molta pazienza, di non cedere allo scoramento dando le dimissioni e di raccogliere quanta più documentazione possibile sulle vessazioni subite».
29 novembre 2007