Scuola, scelta per la vita

Rassegna Stampa e News su Scuola, Università, Formazione, Reti e Nuove Tecnologie

Scuola, scelta per la vita

Messaggiodi edscuola » 3 febbraio 2010, 17:20

da La Gazzetta del Mezzogiorno.it

Scuola, scelta per la vita
di Michele Partipilo

Molte famiglie sono alle prese in questi giorni con la scelta della scuola. Sembra una cosa facile, ma in realtà crea molte apprensioni perché si tratta di cominciare a mettere paletti che in qualche modo delineano il futuro. Orientarsi verso un istituto tecnico o verso un liceo significa ipotecare già un tipo di lavoro col rischio di commettere danni ritenuti irreparabili.
Ed è proprio questa paura di sbagliare che agita le famiglie. Con i genitori certamente più sulle spine, perché vorrebbero unire il desiderio di vedere realizzati i figli con il loro avanzamento sociale. Sognano quindi nobili professioni per tutti: medico, avvocato, ingegnere. Ma gli stessi genitori sanno bene che oggi di avvocati, medici e ingegneri ce ne sono fin troppi e che magari un idraulico o un piastrellista farebbero maggiore fortuna economica.
Poi ci sono i figli, coloro che dovrebbero scegliere e che in realtà sono assolutamente impreparati a farlo. La società che li circonda tende ormai a consentire e a giustificare qualsiasi azione, il che fa venir meno il senso di responsabilità e, soprattutto, la capacità di valutare le conseguenze delle proprie azioni. Ecco quindi che un adolescente, se già qualche decennio fa si trovava in difficoltà nel delineare il proprio futuro, oggi semplicemente non si rende conto di ciò che fa. Scegliere la scuola, mangiare una merendina o prendere a calci un cane sono per lui esattamente la stessa cosa. È triste doverlo ammettere, ma nella stragrande maggioranza dei casi è così.
C’è poi un terzo elemento che va preso in considerazione: i modelli proposti. Ai nostri giorni e nel nostro paese sono ancora dominanti quelli lanciati dalla tv e che hanno alla base tre micidiali principi: poco sudore, molto denaro, niente pensieri. A vederli nel piccolo schermo sembrerebbero gli ingredienti perfetti della felicità. E il guaio è che in molti ci credono e sognano una vita in cui si lavori poco, girino molti soldi e non vi siano preoccupazioni di sorta. Questa illusione, in alcune situazioni, alimenta vere e proprie fughe dalla realtà che poi sfociano in clamorosi fatti di cronaca. Sempre più spesso capita infatti di leggere di cosiddetti ragazzi di «buona famiglia» che danno fuoco ai barboni, che rubano in casa, che compiono furti e rapine. È l’incapacità di immaginare un futuro attorno a un progetto di vita che prende drammaticamente forma.
Come se non fosse già abbastanza difficile, subentra un’altra difficoltà nella scelta della scuola: la progressiva accelerazione che la tecnologia sta imprimendo alla vita di tutti impedisce di fare una previsione attendibile su quale possa essere la società di qui a 10 anni, cioè il tempo di un corso di studi completo. Ci sarà ancora il medico come lo vediamo oggi? E il contadino che farà? A sistemarci il lavello che perde non sarà per caso un robot? E le mail si invieranno ancora così oppure, avendo impiantato un apposito microchip da qualche parte nel nostro corpo, sarà sufficiente pensare una frase perché essa compaia su un qualunque schermo? Difficile, anzi impossibile rispondere.
E allora che fare? Fare una scelta di buon senso. E cioè se un figlio vuole orientarsi verso un certo filone di studi lasciarlo andare: per imparare (e per lavorare bene) il primo ingrediente è la passione per quello che si fa. In qualunque mestiere, dal più umile al più nobile, sarebbe molto difficile riuscire se non vi fosse la passione. Il più bravo e apprezzato vignaiolo è colui che accarezza i grappoli d’uva come se fossero le guance della sua donna. Il chirurgo che passa le notti e i giorni in sala operatoria non potrebbe farlo inseguendo solo il mito del denaro o del successo: prima o poi sbaglierebbe o si stancherebbe.
E poi l’altro principio, che potremmo definire di «ridondanza culturale»: ciò che si studia in più oggi non potrà fare male domani.
Dunque, cari genitori, la soluzione è cercare di accendere la passione in questi ragazzi così spesso inerti, apatici, insensibili. Non importa se per il greco o la filosofia o l’elettrotecnica, purché si svegli in loro la curiosità di conoscere, di sperimentare, di pensare. Quella fiamma che li spinge alla sfida, alla battaglia quotidiana per un grano in più di conoscenza. È stata e questa resta la molla che spinge l’uomo a progredire, cioè a fare scelte: prima per la scuola, poi per la vita.
edscuola
Site Admin
 
Messaggi: 19822
Iscritto il: 3 ottobre 2007, 11:30

Torna a Educazione&Scuola© - Rassegna Stampa

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 23 ospiti