Tornelli per i docenti

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Tornelli per i docenti

Messaggiodi edscuola » 23 ottobre 2009, 6:37

da LASTAMPA.it

Tornelli per i docenti

E nel ddl il ministro Gelmini decreta la fine dei ricercatori


FLAVIA AMABILE


Potrebbe arrivare stamattina il via libera sul disegno di legge del ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini di riforma dell’università. Si è lavorato fino a tardi ieri sera nel tentativo di arrivare ad un testo concordato fra tutti i ministeri competenti, per armonizzare i rilievi che sono arrivati dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti ma anche da quello della Funzione Pubblica Renato Brunetta.

Il testo è in gestazione da almeno otto mesi. Le novità più rilevanti riguardano l’orario dei docenti e il futuro dei ricercatori. I docenti dovranno lavorare almeno 1500 ore l’anno, di cui 350 dedicate alla didattica e all’assistenza degli studenti per i docenti di ruolo e 250 nel caso di docenti a tempo definito. Sono cifre che più o meno rispecchiano già alcune norme esistenti, anche se quasi dimenticate.

La vera novità è un’altra, e provocherà forti resistenze di una parte del mondo universitario. Il disegno di legge prevede «forme di verifica dell’attività didattica» e dell’«impegno per l’attività scientifica». Il disegno di legge si ferma qui ma quello che intende è un panorama fosco fatto di tornelli, cartellini o chissà quale altra forma di giustificazione delle 1500 ore, che renderà difficile la vita dei docenti. Sarà un decreto delegato che sarà emanato in seguito a entrare nei dettagli.

Il disegno di legge, poi, interrompe senza troppe cerimonie le speranze di chi un giorno vorrebbe diventare ricercatore: tra sei o sette anni la categoria non esisterà più. Nel frattempo si bandiranno ancora concorsi per esaurire i diritti acquisiti, di sicuro tutti quelli ancora in attesa da quando ministro dell’Università era ancora Fabio Mussi.

Il provvedimento è snello, poco generoso in dettagli sulle novità, dalle regole sulle commissioni d’esame a tutto ciò che riguarderà la qualità e l’efficienza del sistema. Saranno i decreti delegati in seguito a occuparsene.

Si sa però che i rettori avranno un mandato di non oltre 8 anni, e forse si troverà anche il modo di evitare che la norma possa essere aggirata come finora è accaduto. E sarà adottato un codice etico per evitare incompatibilità e conflitti di interessi legati a parentele.

Gli atenei avranno la possibilità di fondersi tra loro per evitare duplicazioni. L’unione potrà avvenire su base federativa, tra università vicine, o anche in relazione a singoli settori di attività, per aumentare la qualità, evitare le duplicazioni e abbattere i costi.

I bilanci dovranno rispondere a criteri di maggiore trasparenza (attualmente non calcolano, ad esempio, la base di patrimonio degli atenei). I settori scientifico-disciplinari passeranno dagli attuali 370 a circa la metà (con una consistenza minima di 50 ordinari per settore).

Ci sarà una distinzione netta di funzioni tra Senato accademico e Cda: il Senato avanzerà proposte di carattere scientifico, ma sarà il Cda ad avere la responsabilità chiara delle spese, delle assunzioni e delle spese di gestione (anche delle sedi distaccate). Sarà ridotto il numero di membri sia del Senato (al massimo 35 contro gli oltre 50 di oggi) sia del Cda (11 invece di 30). Il Cda avrà il 40% di membri esterni e sarà rafforzata la rappresentanza studentesca (questo anche nel Senato). Un direttore generale prenderà il posto dell’attuale direttore amministrativo e avrà compiti di un vero e proprio manager dell’ateneo. Infine, il nucleo di valutazione d’ateneo sarà a maggioranza composto da esterni. E soltanto i docenti migliori potranno avere diritto agli scatti di stipendio.

Il cammino del disegno di legge non è stato facile finora, ma non lo sarà nemmeno in seguito. Il primo alt è arrivato proprio dall’interno della maggioranza. Maurizio Gasparri del Pdl ha chiesto una pausa «di riflessione «soprattutto con la componente studentesca, perchè bisogna evitare un processo di privatizzazione che possa danneggiare il diritto allo studio. Gli orientamenti sin qui emersi nel centrodestra sono ampiamente condivisibili e rassicuranti, ma prima che il governo si esprima è necessario un momento di riflessione».
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