Basta con i collaboratori che sanno dire solo: «Mi spiace...

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Basta con i collaboratori che sanno dire solo: «Mi spiace...

Messaggiodi edscuola » 9 ottobre 2009, 7:18

da Il Giornale

Basta con i collaboratori che sanno dire solo: «Mi spiace, non collaboro...»
di Nino Materi

Avete presente quella signora col camice sull’uscio della scuola di vostro figlio? È la bidella, ma non vi azzardate a chiamarla così, altrimenti si offende. Lei, tecnicamente, si chiama «collaboratrice»; esattamente come il netturbino si chiama «operatore ecologico» e il secondino «agente penitenziario». Tanto di cappello quindi alla «collaboratrice». I guai cominciano però quando si tratta di capire in cosa consista mai questa «collaborazione». È infatti statisticamente provato che - qualsiasi problema si verifichi all’interno delle aule - la soluzione, nel 99% dei casi, non sarà mai di competenza della bidella, pardon della «collaboratrice».
Qualche esempio? Il bimbo chiede aiuto per andare in bagno, ma la bidella risponde scocciata: «Non è di mia competenza...»; il piccolo, alla mensa, ha bisogno di essere imboccato? «Non è di mia competenza...»; il bambino si è fatto la pipì (o, peggio, la pupù) addosso? «Non è di mia competenza...»; c’è da spalare la neve davanti all’ingresso della scuola? «Non è di mia competenza...». E via così, di diniego in diniego.
Qualcuno, giustamente, potrà eccepire: per una bidella che batte la fiacca ce ne sono dieci che si spaccano la schiena. Sarà, ma com’è che noi abbiamo sempre la sfortuna di beccare l’unica scansafatiche?
Del resto che i bidelli, più che dei professionisti della ramazza, siano dei cultori della pausa caffè, lo ammettono pure i sindacati. Che infatti hanno elogiato l’ultimo appello del ministro dell’Istruzione, Gelmini: «I bidelli tornino a pulire le scuole!». Sentite cosa dice il segretario generale dello Snals, Marco Paolo Nigi: «Siamo d’accordo con la valutazione negativa data dal ministro in Parlamento sulla esternalizzazione dei servizi di pulizia delle scuole che hanno un costo insostenibile per il bilancio dello Stato. Medesima convergenza anche riguardo alla proposta di ricondurre tale compito alle normali mansioni del personale interno alle scuole».
«Siamo soddisfatti - continua Nigi - perché questa è una tesi che il nostro sindacato ha sempre sostenuto ai tavoli di confronto al Miur per la definizione degli organici del personale. Non è ammissibile che ci sia uno spreco di risorse pubbliche per affidare la pulizia delle scuole a soggetti esterni, quando tale mansione è riconducibile al profilo professionale dei collaboratori scolastici».
L’«esternalizzazione» delle pulizie è costata all’erario 560 milioni di euro, determinando la drastica riduzione del numero dei collaboratori scolastici con gravi danni alla funzionalità delle scuole.
Sulla stessa linea è anche il segretario dell’Aduc, Primo Mastrantoni: «I bidelli devono pulire le scuole e non si può ricorrere, a meno di situazioni particolari, ad appalti esterni che aggravano il bilancio pubblico. I bidelli dovrebbero avere, essenzialmente, la funzione di vigilanti e di addetti alle pulizie. Se una finestra o un soffitto sono troppo alti come si fa a pulirli? Non si fa, si chiama l’impresa di pulizia! È questa la distorsione cui ci ha portato una insensata contrattualità sindacale».
«Occorre tornare a praticare il buon senso - conclude il segretario dell’Aduc - e ridefinire il mansionario di molte categorie del pubblico impiego, altrimenti ognuno rivendicherà il proprio particulare i cui costi avranno un solo pagante: il cittadino utente e contribuente».
Emblematico quanto accaduto lo scorso maggio in una scuola di Rozzano (Milano) dove sette bidelli su dieci si sono messi in malattia per protesta solo perché il preside si era «permesso» di chiedere loro di pulire finestre e cortile.
La testimonianza di Marco Parma, preside dell'istituto superiore «Italo Calvino», vale più di qualsiasi convegno sulla malascuola: «Sono stato costretto a segnalare all’Asl questo clamoroso caso di assenteismo. Loro dicevano che era inutile passare lo straccio sui vetri, perché tanto vengono male lo stesso. Allora mi sono messo io a pulirli. E splendevano». Mesi di diatribe, di battaglia psicologica sul «chi fa cosa», di richieste «con le buone e con le meno buone». Fino a giovedì scorso, quando Parma, «dopo averle tentate tutte», ha mandato «disposizione ufficiale perché fosse fatta pulizia nel cortile dell'istituto». Risultato? Sette bidelli su dieci in malattia.
Fin qui le schermaglie sindacali. Ma nella telenovela di Bidellopoli non mancano episodi ben più gravi. A cominciare dallo scandalo nazionale delle centinaia di abusivi che hanno ottenuto il posto taroccando le graduatorie inserite nel computer. È accaduto a Napoli e a Torino, dove sconosciuti sono entrati nel sistema con una password e hanno modificato il file degli «aventi diritto».
Si tratta di casi eccezionali? Non per gli inquirenti: «È probabile che le manomissioni siano estese in molte altre province».
Come dire, l’imbroglio telematico ha fatto scuola.
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