Gelmini: Entro sei mesi regole per la carriera dei docenti

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Gelmini: Entro sei mesi regole per la carriera dei docenti

Messaggiodi edscuola » 4 settembre 2009, 21:59

da Il Messaggero

Gelmini: «Entro sei mesi regole per la carriera dei docenti. Problema precari: mi sto adoperando»


ROMA (4 settembre) - Carriera dei docenti, premi agli studenti meritevoli, più risorse alle scuole che ottengono i migliori risultati formativi, più soldi e prestigio ai docenti più bravi. Dopo i tagli, la fase due. Il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, ne parla per la prima volta in un'intervista rilasciata al direttore di "Tuttoscuola", Giovanni Vinciguerra, che sarà pubblicata nel numero di settembre del mensile. Per la Gelmini «le premesse del cambiamento sono state poste e quello che sta per iniziare è un anno scolastico che apre nuove speranze».

«Entro sei mesi regole per la carriera dei docenti». «Entro sei mesi - annuncia Gelmini - intendo definire le regole per la carriera dei docenti. Vorrei farlo con il coinvolgimento dei sindacati e delle associazioni professionali. Apriamo un tavolo, sono aperta a consigli, suggerimenti, proposte, non ad una contrattazione sindacale. Se dopo sei mesi si sarà pervenuti a una soluzione condivisa, bene, altrimenti il governo andrà avanti per la propria strada prendendosi tutte le responsabilità. E' una cosa troppo importante, un passaggio fondamentale per arrivare a quella valorizzazione dei docenti che tutti vogliamo».

«Non farò perdere questo treno alla scuola». Quanto alla brevità dei tempi annunciati, il ministro precisa: «Se ci si vuole arrivare, sei mesi sono più che sufficienti, non perderò e non farò perdere questo treno alla scuola. Del resto siamo tutti d'accordo, ritengo, sul fatto che la qualità della scuola è data prima di tutto dalla qualità delle persone che la rappresentano. Ebbene dobbiamo essere tutti consapevoli che se la carriera resta quella che è, o mi lasci dire quella che non è, non avremo mai le migliori risorse sulle nostre cattedre. Dobbiamo attrarre verso l'insegnamento le risorse migliori, i cervelli più brillanti, quelli in grado di accendere la scintilla della conoscenza nei nostri studenti. Come farlo? Discutiamo di questo».

«Troppi disincentivi per i giovani». Per il ministro «prospettare un percorso in cui chi dà di più può raggiungere uno status e dei riconoscimenti anche economici di tutto rispetto possa rendere più appetibile una professione che è in se stessa affascinante, ma che oggi presenta troppi fattori disincentivanti per i giovani più motivati. Mi chiedo - aggiunge - se ci può essere oggi qualche giovane brillante e ambizioso che possa essere attratto dalla prospettiva di entrare in ruolo a 40 anni per guadagnare 1.300 euro al mese. Lo chiedo ai sindacati, ci può essere?».

Qualità e merito. Nell'intervista il ministro spiega perché e attraverso quali modalità intende introdurre il merito nella scuola. «Qualità e merito: sono le stelle polari che intendo seguire per rendere più competitivo il sistema. Lo stiamo già facendo nel settore dell'università, e lo faremo anche nella scuola». Per Gelmini, infatti, «bisogna introdurre forti dosi di meritocrazia a tutti i livelli. In primo luogo occorre premiare gli studenti che raggiungono i risultati migliori. Premiare il loro talento soprattutto in termini di opportunità per il loro futuro. Penso, ad esempio, a forme che consentano loro di iscriversi in futuro alle università e ai corsi migliori. In secondo luogo incentivare le scuole meglio organizzate e che migliorano di più i livelli di apprendimento dei propri studenti, tenendo conto dei punti di partenza. Daremo loro più risorse e mezzi per offrire un servizio sempre migliore».

«Non si può contare solo sullo spirito missionario delle persone». Stesso criterio per il personale. «Occorre valorizzare i docenti e i dirigenti che si impegnano di più - sottolinea il ministro - Non si può contare solo sulla buona volontà, o sullo spirito missionario delle persone. Non è la condizione che favorisce i migliori esiti complessivi. Non lo è in nessun ambiente lavorativo o di relazione, non può esserlo neanche nella scuola. La motivazione delle persone è una componente fondamentale in tutte le attività, ed essa non può esserci senza il riconoscimento degli sforzi fatti e degli obiettivi raggiunti. Va creato il contesto nel quale tutti gli attori della comunità educativa siano posti nelle condizioni di dare il meglio e di sentirsi incoraggiati e stimolati a farlo, in un'ottica non di individualismo competitivo, ma di miglioramento continuo della professionalità. È questo che si è perso nella scuola italiana. E allora bisogna impegnarsi in questa direzione, più e prima che nelle riforme ordinamentali».

«Non vogliamo togliere nulla a nessuno, sia chiaro, vogliamo dare di più a chi fa di più e meglio. La scuola italiana è fiaccata da decenni di assenza totale di incentivi e di stimoli. Inoltre manca totalmente una cultura di misurazione e valutazione dei risultati. Non si può incolpare di questo chi lavora nella scuola. Ma non ci si può rassegnare all'immobilismo. Io non intendo farlo, anche se non sarà un processo breve né facile».

Il fronte precari. Sul fronte precari il ministro afferma di essere «consapevole e partecipe della gravità del problema, e mi sto adoperando per fronteggiarlo. Ma - sottolinea - bisogna sempre risalire con onestà intellettuale alla causa delle cose. La responsabilità di questa situazione è di chi ha alimentato per anni l'illusione che, per fare un esempio, su un ascensore di cinque posti ci si potesse salire in otto. Non è questa la strada giusta, né per il Paese né per i diretti interessati. Usare la scuola come ammortizzatore sociale, come è stato fatto per decenni, ha prodotto danni gravissimi. Alla competitività del Paese in generale, oltre che alle persone alle quali oggi non viene rinnovato l'incarico, e alle tantissime che affollano e affolleranno, purtroppo, le liste del precariato. Un vero disastro sociale. Io non ci sto a perpetuare questo meccanismo che ha penalizzato le aspettative e mortificato i talenti di tante persone, e opero affinché tra dieci anni i quindicenni e i ventenni di oggi, anche quelli che mesi fa erano in piazza contro di me, non siano i precari di domani». Ricordando, infine, i provvedimenti annunciati ieri, Gelmini evidenzia che «quasi tutti i sindacati si sono mostrati interessati, perché si tratta di fronteggiare con atti concreti una grave emergenza, e io spero vivamente che possa andare in porto (sarebbe la prima volta) questa estensione al mondo della scuola degli ammortizzatori sociali, in questo caso e in questo senso sì, che operano da tempo in altri settori».
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