Le 'Leonesse' ancora sul tetto:continua la protesta delle...

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Le 'Leonesse' ancora sul tetto:continua la protesta delle...

Messaggiodi edscuola » 3 settembre 2009, 13:38

da Napoli la Repubblica.it

Le 'Leonesse' ancora sul tetto:
continua la protesta delle precarie

Daniela, Silvana, Maria Lina, Elvira, Elisa e Pina sono quasi allo stremo ma resistono sul tetto dell'ufficio scolastico. Quinto giorno tra rabbia, malori e disagi
di Cristina Zagaria

Quinto giorno sui tetti. Quinto giorno di protesta contro i tagli del decreto Gelmini. Le leonesse del Sannio, come ormai le chiamano tutti, non mollano. La stanchezza comincia a diventare tensione, e la rabbia paura, ma loro non abbandonano il presidio sul terrazzo dell´ufficio scolastico provinciale, nel rione Libertà a Benevento. Daniela, Silvana, Maria Lina, Elvira, Elisa e Pina sono le sei vedette della protesta, mentre nel cortile decine di insegnanti e operatori scolastici fanno il tifo per loro.

Al mattino nel cortile viene sistemata una scrivania. Attorno, oltre un centinaio di persone. Striscioni e bandiere accolgono anche l´arrivo di "Beata Assunta": una statua improvvisata dal viso diafano e dolente con tanto di aureola, ma anche le cuffie dell´ipod, che viene sistemata a centro del piazzale, con lo sguardo rivolto al cielo. E in alto ci sono loro: le leonesse. Sono sei insegnanti che sabato scorso hanno deciso di salire sul tetto dell´ex provveditorato e di accamparsi, per protestare contro i tagli che hanno travolto il mondo della scuola. E da allora non sono più scese.

La giornata comincia presto. Radunano i materassi e le coperte in un angolo. Hanno dormito sulle scale, dividendosi i due pianerottoli. «Siamo qui perché non abbiamo alternativa», dice Daniela B., 42 anni, madre di due ragazzi e precaria da 16 anni. Sono leonesse in gabbia, su un tetto. «Ho due lauree, una in Lettere e una in Lingue, e tre abilitazioni. Ho passato la vita a studiare, per diventare una buona insegnante», interviene Silvana C., 44 anni e precaria da 9, mentre cerca un po´ di aria con un ventaglio. «Siamo delle nullità, prodotti di scarto. Tutte le volte che ci penso, vengo assalita da forti crisi di pianto. Perché io amo fare l´insegnante e invece ora mi ritrovo a occupare un tetto, per non sentirmi una nullità», si aggancia Maria Lina S., 45 anni, precaria da 10.

Ecco come si sentono: «Stanche e umiliate», sintetizza Elvira M., 44 anni. «Per 14 anni ho insegnato in Emilia. A Rimini ero la quarta in graduatoria - racconta Elisa G. 46 anni, precaria da 20 - ma sono dovuta tornare a casa perché mio marito ha subito un trapianto di fegato. Ero consapevole che tornando in Campania sarei retrocessa, ma mi sono detta che avrei dovuto avere solo un po´ più di pazienza per diventare finalmente di ruolo. E invece ora sono fuori. Fuori da tutto, dal lavoro, dal futuro, dalla vita...». Pina P., 51 anni, per tutte "La Peppa", si arrabbia: «E ora ci vogliono dare l´elemosina con i contratti di disponibilità. E l´anno prossimo? Sulle barricate si sale solo una volta. Noi l´abbiamo fatto ora e non ci arrenderemo. Non a questo punto».

Sul terrazzo non si respira. Non c´è un quadrato di ombra. I volontari grazie a una corda hanno issato un tavolino di plastica e delle sedie. Arrivano anche ventagli, acqua fresca e crackers. Alle 11 si diffonde la notizia che sta arrivando il segretario del Pd, Franceschini. Le insegnanti sul tetto reagiscono all´unisono. Sono contente per la solidarietà "trasversale", ma dicono: «Basta passerelle, vogliamo fatti concreti. Da quando siamo salite sul tetto dell´ex provveditorato sono in tanti che accorrono al nostro capezzale. Noi apriamo le porte a tutti, ma quando il codazzo di telecamere e portaborse scompare all´orizzonte e noi rimaniamo sole, a crepare di caldo sotto il sole cocente, il dubbio prende il sopravvento: i nostri sacrifici, la nostra lotta, non deve diventare un palcoscenico per i politici».

E subito si organizzano per appendere alla balaustra un lungo striscione: "Cari politici fate i turni di notte con noi e non le passerelle". E quando, alle 13 e un quarto, Franceschini arriva e si affaccia dal terrazzo con le manifestanti, sotto di lui campeggia proprio la scritta: "No passerelle". Le insegnanti ottengono la loro prima piccola vittoria. Il segretario del partito democratico viene accolto da un applauso al grido: "Lavoro e dignità". «Io sono qui a prendere l´impegno, per il Pd, di continuare a chiedere che il governo sospenda l´espulsione dei precari, degli insegnanti e del personale amministrativo e si discuta con i sindacati della scuola. C´è di mezzo la dignità delle persone. Il ministro faccia sentire la sua voce», chiede Franceschini.
Accanto a lui il parlamentare Costantino Boffa: «Per la nostra provincia la scuola rappresenta la fabbrica più importante, un comparto di grandissimo valore non solo culturale ma anche produttivo, del quale il personale docente ed amministrativo costituisce la principale risorsa e non certo il problema».

Passata l´onda Franceschini (che riparte alle 13.26), sui tetti e nel cortile torna la calma. È l´ora di pranzo e all´ultimo piano sale Carlo, il cuoco ufficiale, l´unico autorizzato a "forzare" il presidio. È un volontario delle Brigate della solidarietà attiva. «Ero in Abruzzo, tra i terremotati, ma quando ho saputo della protesta di Benevento sono arrivato di corsa», dice Carlo, servendo uno sformato di patate fumanti.

«In tanti ci stanno dando una mano: le nostre famiglie, i colleghi, le brigate della solidarietà attive e il circolo di Rifondazione Ciccio Romano», ringraziano le docenti. Notte e giorno infatti nel cortile di piazza Ernesto Gramazio c´è un presidio che veglia sulle sei leonesse.

Alle 15 Daniela si sente male. Colpa del caldo e dell´adrenalina. Si stende per terra. Le altre l´aiutano. «Siamo stanche», confermano. Pausa fino alle 17, poi in piazza Ernesto Gramazio arriva l´arcivescovo. Ad accogliere monsignore Andrea Mugione c´è il provveditore Pietro Esposito. Poco dopo arriva anche il sindaco. «La Chiesa da sempre sente come suo compito l´educazione degli uomini», esordisce l´arcivescovo nel corso della messa, celebrata sotto il terrazzo dell´ufficio scolastico provinciale. «È davvero sconcertante non avere speranze per il futuro: non è civile una società che lascia i cittadini senza lavoro». Mugione conclude con un appello alle istituzioni per «intraprendere ogni iniziativa per dare a tutti un lavoro dignitoso». Le sei leonesse si preparano alla quinta notte sui tetti.
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