Ora di religione, Gelmini: «Ricorso contro il Tar ...

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Ora di religione, Gelmini: «Ricorso contro il Tar ...

Messaggiodi edscuola » 14 agosto 2009, 8:52

da Il Messaggero

Ora di religione, Gelmini: «Ricorso contro il Tar, sentenza discriminante»

Stessa decisione dei docenti. La Cei: bieco Illuminismo
Da Pannella critiche al Tg1 delle 13.30


ROMA (12 agosto) - Il ministero dell'Istruzione ricorrerà in appello contro la sentenza del Tar che esclude gli insegnanti di religione dagli scrutini e dall'attribuzione dei crediti per gli studente. Stesso annuncio
da parte dello Snadir, il sindacato autonomo degli insegnanti di religione, dopo la dura condanna della Cei che parla di «bieco Illuminismo». E Marco Pannella critica come il Tg1 ha riportato la notizia.

«La religione cattolica - ha detto il ministro Gelmini - esprime un patrimonio di storia, di valori e di tradizioni talmente importante che la sua unicità deve essere riconosciuta e tutelata». La Gelmini parla di «forme di laicità intollerante che vorrebbero addirittura impedire la libera scelta degli studenti e delle loro famiglie di seguire l'insegnamento della religione». «In Italia vi è piena libertà di scegliere se frequentare o meno l'insegnamento della religione - ha aggiunto il ministro - Non si comprende perché qualcuno voglia limitare questa libertà».

Secondo il ministro, «l'ordinanza del Tar determina un ingiusto danno nei confronti di chi sceglie liberamente di seguire il corso» di religione cattolica. «Il Tar del Lazio ha sostenuto che per chi non sceglie l'insegnamento della religione cattolica può configurarsi una situazione di svantaggio. Tale tesi non è condivisibile in quanto l'insegnamento della religione cattolica non costituisce un credito scolastico ma un credito formativo e non incide quindi in maniera diretta sul voto finale. È pertanto davvero incomprensibile - ha ribadito Gelmini - che solo la religione cattolica non debba contribuire alla valutazione globale dello studente tra tutte le attività che danno luogo a crediti formativi».

«Non esistono docenti si serie A e di serie B» afferma il ministro e la decisione «tende a sminuire il ruolo degli insegnanti di religione cattolica», ruolo che deve essere invece valorizzato, per questo, spiega il ministro, «dal prossimo anno è mia intenzione coinvolgerli in attività di formazione, secondo gli obiettivi della riforma del primo e del secondo ciclo d'istruzione».

Il ricorso degli insegnatni di religione è stato annunciato parlando a Radio Vaticana Orazio Ruscica, segretario dello Snadir. Stessa decisione del 2007 quindi quando il Tar si era pronunciata per la sospensione della stessa ordinanza del ministero dell'Istruzione, ma contro la decisione il ministero aveva presentato ricorso in appello al Consiglio di Stato.

«Penalizzati». Per il segretario la decisione del Tar «non fa altro che dire che chi lavora deve essere penalizzato. Gli studenti che durante l'anno fanno una materia in più rispetto agli altri devono vedere poi alla fine dell'anno penalizzato il loro lavoro». Nell'attribuzione del credito «viene valutato - ha precisato Ruscica - sia la religione sia la materia alternativa sia lo studio individuale assistito e certificato dall'insegnante». Quindi, conclude, non si lede il diritto di libertà e non si lede il principio di laicità, si tratta di attribuire un peso all'impegno degli studenti: «Qui c'è un'altra confusione», sostiene: «Lo Stato riconosce un impegno da parte dello studente e dice: tu hai fatto qualcosa durante l'anno? Ti sei impegnato? Bene, io te lo riconosco».

Cei contro il Tar. La sentenza è sintomo «del più bieco e negativo risvolto dell'illuminismo» dice monsignor Diego Coletti, presidente della Commissione episcopale per l'educazione cattolica, la scuola e l'Università ai microfoni di Radio Vaticana. «Uno stato sanamente laico - spiega mons. Coletti - deve rispettare e far crescere tutte le identità », dove per laicità si intende «la giusta neutralità di una comunità civile che però dovrebbe essere preoccupata di valorizzare tutte le identità ». Se per laicità si intende invece «esclusione dall'orizzonte culturale e formativo civile di ogni identità si cade nel più bieco e negativo risvolto dell'illuminismo», che «prevede che la pace sociale sia garantita dalla cancellazione delle diversità e delle identità».

La sentenza «è una vergogna» dice monsignor Michele Pennisi, commissario Cei per l'educazione cattolica, la scuola e l'università, in un'intervista a La Stampa. Mons. Pennisi punta il dito contro «la condizione paradossale» per la quale «la filatelia conta più della Chiesa». «All'allievo che colleziona francobolli - rileva il prelato - vengono riconosciuti crediti scolastici».

Polemica con la magistratura. Per mons. Diego Coletti la sentenza alimenta diffidenza verso la magistratura. Ribatte Luca Palamara, presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati secondo il quale le critiche «suonano solo come affermazioni generiche nei confronti di tutta la magistratura, e questa è una cosa che sentiamo molto». Pasquale De Lise, ex presidente del Tar del Lazio ora presidente aggiunto del Consiglio di Stato, spiega che «i giudici decidono secondo il diritto, applicano la legge e in questo caso sono stati chiamati a dare tutela da associazioni di cittadini». «Stupisce l'attacco alla giurisdizione amministrativa e alla sua attività» afferma Vincenzo Vita, del Pd, perché la sentenza «è tipica espressione di uno Stato laico, e l'Italia, fino a prova contraria, è uno Stato laico che rispetta, ovviamente, le confessioni religiose. Ma che si fa a sua volta rispettare».

Da Pannella critiche al Tg1 delle 13.30. Il testo del Tg1, spiega il leader dei Radicali «è da solo eloquente. Notiamo solo i due incipit, o lead, che dir si voglia: "una sentenza pretestuosa, povera di motivazioni che danneggia la laicità dello Stato. Questo è il netto commento del..." e "la laicità è stata danneggiata dalla decisione del Tar...". Notiamo ancora: "si cade nel più bieco e negativo risvolto dell'illuminismo ". Ora attendiamo - sottolinea Pannella - che il silenzio del regime accolga questo suo squillo, Vaticano».

Il dibattito politico. Soddisfatte associazioni laiche, radicali e Cgil. Contrari Pdl, Lega e Udc. Per Fabrizio Cicchitto il Tar non considera il problema di «assicurare lo stesso numero di ore di frequentazione scolastica ad ogni alunno». Maurizio Gasparri parla di una deriva anticattolica che va fermata. Il senatore del Pdl, di fede valdese, Lucio Malan spiega che «senza il pieno riconoscimento delle prerogative delle minoranze religiose, sarà difficile anche per la maggioranza cattolica vedere tutelati quelli che vengono percepiti come diritti». Lorenzo Cesa, segretario dell'Udc, parla di «pregiudizio ideologico» del Tar. Condivide la decisione della Gelmini Piergiorgio Stiffoni, senatore della Lega secondo il quale «non è una novità che la magistratura faccia sentenze ideologiche». Gianfranco Rotondi, ministro per l'Attuazione del Programma di Governo, spiega che i «magistrati confondono la laicità dello Stato con la furia anticattolica di alcuni giornali».

«La sentenza è una forzatura», se poi si tratta di religione «puzza pure di bruciato» dice la senatrice cattolica del Pd, Mariapia Garavaglia, convinta che il giudizio finale di un ragazzo «è il risultato di competenze acquisite, di disciplina esercitata, di relazioni intrecciate con i compagni e con i docenti».

Sentenza «ineccepibile» invece per Gadi Polacco, consigliere dell'Ucei (Unione delle Comunità Ebraiche Italiane). Maria Bonafede, moderatrice della Tavola Valdese, considera la sentenza un'ottima cosa. Mariangela Bastico, responsabile scuola del Pd, spiega che la sentenza ha evidenziato il problema dell'assenza o della scarsa diffusione «di ore alternative all'insegnamento di religione». Secondo il segretario di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero, la sentenza «riporta l'elemento di facoltatività di questa materia e non discrimina ulteriormente, i non cattolici sono tutelati».

Antonio Di Pietro spiega che «da cattolico, rispettoso della Chiesa e dei suoi comandamenti, non posso che condividere la decisione del Tar del Lazio in quanto in uno Stato laico tutti i cittadini, cattolici e non cattolici, hanno uguali diritti». Non ci può essere, sostiene il leader dell'Udc, «una discriminazione nel profitto scolastico su base religiosa, l'ingiustificata disparità di trattamento viola Costituzione e diritti dell'uomo».

Il Tar ha accolto il ricorso presentato da chiese protestanti e comunità ebraiche contro un'ordinanza del 2007 dell'ex ministro dell'Istruzione del governo Prodi, Giuseppe Fioroni.
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