Scuola: lacune degli studenti? Colpa della didattica

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Scuola: lacune degli studenti? Colpa della didattica

Messaggiodi edscuola » 10 novembre 2007, 17:21

da RagionPolitica

Scuola: lacune degli studenti? Colpa della didattica
di Francesco Pasquali - 10 novembre 2007

Il Ministro Fioroni scopre l'acqua calda. Gli studenti italiani, secondo i risultati dell'indagine Pisa, non possiedono capacità matematiche sufficienti da poter risolvere problemi complessi. E il ministro dell'Istruzione non trova di meglio che istituire una commissione di esperti. E' come lasciare che un malato si curi da sé. Siamo di fronte all'ennesimo caso di autoreferenzialità. I debiti formativi in matematica sono legati alla qualità della didattica. Sono circa 408 mila studenti pari al 43,3% che nel 2007 sono stati ammessi all'anno successivo con il debito in questa materia.

Nonostante un numero medio di alunni per insegnante di gran lunga inferiore rispetto al resto d'Europa il livello di preparazione degli studenti è al di sotto della media europea. In Italia il numero medio di alunni per insegnante, comprensivo di tutti i gradi di istruzione, è di 11.25, a fronte di una media Ocse del 14,6. Gli insegnanti sono troppi, mal pagati, demotivati e con molti anni di insegnamento alle spalle. L'«enigma» del ministro dell'Istruzione Giuseppe Fioroni non si risolve di certo con le infornate dei precari. Solo smettendo di considerare la scuola come un enorme ufficio di collocamento al servizio delle logiche sindacali si potrà restituire dignità al ruolo del professore e consentigli di realizzare una migliore missione educativa. Serve un nuovo stato giuridico degli insegnati che valorizzi il merito, garantisca la possibilità di carriera e preveda incentivi economici. Mentre in paesi come la Francia e la Germania a partire dagli anni Ottanta il numero dei docenti è progressivamente diminuito, comportando un aumento del livello qualitativo degli studenti, in Italia si è registrato un trend inverso: il numero dei docenti è esploso ma le performance degli studenti sono pessime. Va inoltre ricordato ai sindacati che mediamente un insegnante italiano lavora il 35% di ore in meno rispetto ad un suo collega europeo (Italia: 806 ore alle elementari, 674 medie superiori; Ocse: 1129 ore per le elementari, 1131 medie superiori). La scuola, e in particolar modo gli insegnanti, devono riappropriarsi della propria dignità, liberandosi dalle catene delle lobby sindacali che ne hanno dequalificato il ruolo. Anche il recente rapporto della Svimez sui giovani nel Sud evidenzia che studiare non paga. La Svimez fotografa un Paese profondamente ingiusto dove il merito non conta nulla e l'ascensore sociale è rimasto bloccato. Nel 2004, a tre anni dalla laurea, il 46,4% dei laureati meridionali che hanno studiato al Sud e si sono laureati in corso e' disoccupato. Disoccupato anche il 43,3% dei laureati con il massimo dei voti a fronte del 30,8% del Centro-Nord, dove oltre l'80% dei laureati fuori corso da piu' di tre anni ha comunque trovato un'occupazione.

La famiglia e il luogo di origine restano determinanti per il futuro dei giovani. Mettendo in relazione il rendimento scolastico e l'origine sociale, infatti, si evidenzia che fra i laureati meridionali sono soprattutto i figli di dirigenti (22,7%) e di liberi professionisti (23,6%) a laurearsi in corso; i figli di quadri ottengono i voti più alti (29,1%), mentre i figli di coadiuvanti si laureano fuori corso nel 100% dei casi e ottengono i voti più bassi (solo il 14,7% si laurea con il massimo dei voti). In Italia il tasso di mobilità è del 6%, in Usa è del 20%. Inoltre i giovani sono penalizzati da un sistema d'istruzione statalista largamente inefficiente e autoreferenziale. Sui banchi si riproducono e si rafforzano le disuguaglianze sociali. Ci auguriamo che il ministro Fioroni non continui a cedere all'ennesimo ricatto sindacale e inizi a pensare ai diritti degli studenti e degli insegnati, partendo magari dall'abolizione dei rappresentanti sindacali nelle scuole.

Francesco Pasquali
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