Scuole private e evasori

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Scuole private e evasori

Messaggiodi edscuola » 28 aprile 2009, 14:21

da La Stampa

Scuole private e evasori

Il fisco vuole controllare gli iscritti agli istituti
non pubblici per scovare chi non paga le tasse

Flavia Amabile

E’ finita da poche settimane la lite tra le scuole paritarie e il governo Berlusconi per i tagli ai fondi e subito ne scoppia un’altra. E’ stata la circolare dell’Agenzia delle Entrate del 6 aprile scorso a creare il motivo per il nuovo scontro. Nel documento che prova a fornire le indicazioni da seguire per scovare chi non ama dare allo Stato buona parte dei suoi guadagni, il fisco elenca alcuni servizi di lusso, una sorta di spia che deve permettere a chi effettua i controlli di verificare più attentamente i conti di alcuni contribuenti.

I nuovi criteri stabiliti per il 2009 dalle Entrate si basano oltre che sul redditometro sull’ accertamento sintetico che segue la regola del ‘se spendi tanto guadagni tanto'. E, quindi, finire sotto osservazione diventano, così, i diversi stili di vita delle persone. Ebbene, fra le spie degli stili di vita ad alto profilo di reddito ci sono anche le scuole private. Insieme con le super-barche e i grandi viaggi, i porti turistici, i circoli esclusivi, i centri benessere.

Il fisco non ha torto: ci sono persone che dichiarano un reddito pari più o meno alla retta annuale in una privata. Mandare il proprio figlio alla St. Stephen’s all’Aventino a Roma, una delle scuole più care ed esclusive, ad esempio, costa non meno di 20 mila euro l’anno. Al prestigioso Chateaubriand o all’Int’l School siamo intorno ai 14-15 mila euro. Se un ispettore si trovasse davanti ad un reddito di 15-20 mila euro l’anno e un’iscrizione in uno di questi istituti dovrebbe andare più a fondo nelle verifiche, insomma. «Va sviluppato un attento esame di elementi di spesa e di investimento indicativi di capacità contributiva», si raccomanda la circolare.

E, però, le scuole paritarie non ci stanno. Non perché non vogliano contribuire alla lotta contro gli evasori italiani. Ma temono di perdere iscritti, E, allora, vogliono vederci chiaro. Se davvero il fisco chiedesse loro gli elenchi dei loro alunni, queste scuole che sono pienamente equiparate a quelle pubbliche non avrebbero modo di opporsi. E quindi non resta loro che battere la strada della protesta a livello politico. Hanno innanzitutto chiesto spiegazioni all’Agenzia delle entrate in una nota firmata da tutte le sigle che le rappresentano: dai genitori dell’Agesc alle scuole materne della Fism agli istituti di Fidae, Agidae, Cnos-Fap, Ciofs-Scuola, Foe-CdO, Aninsei, Msc.

Innanzitutto precisano che il termine «scuole private» utilizzato nella circolare «non ha riferimenti legislativi». E proseguono ricordando che «quelli che sono dei diritti garantiti dalla Costituzione - la libertà di educazione e di scelta scolastica delle famiglie - verrebbero considerati come spese per beni superflui». Alle scuole paritarie non piace essere considerate spese superflue. «Il messaggio che arriva - sottolinenano - può essere interpretato in senso minaccioso: se scegli una scuola diversa dalla statale hai dei redditi nascosti e perciò devi essere controllato. Al contrario occorrono segnali positivi ed equi che rimettano in moto non solo l’economia ma ancora di più la speranza: per questo bisogna favorire le famiglie, la loro libertà di educazione, una pluralità di offerta formativa e scolastica».

La lite è arrivata subito in Parlamento. Mentre l’Udc presentava ieri una mozione per garantire l’effettivo rientro dei tagli ai fondi previsti lo scorso novembre, Riccardo Villari, senatore del gruppo misto attaccava la circolare dell’Agenzia delle Entrate e il governo per la sua «discriminazione contro le scuole private, odiosa e antistorica» e per «un apartheid che non ha precedenti nella storia italiana». In questo modo - ricorda il senatore - «le famiglie che fanno i salti mortali per mandare i loro figli a una scuola privata, magari per questioni di prossimità o di tempo pieno, o per una questione di orientamento religioso, saranno penalizzate due volte». Villari si rivolge a Berlusconi che già cinque mesi fa intervenne per ripristinare i fondi scomparsi in Finanziaria: il senatore ricorda che il governo è «guidato da uno studente dei padri salesiani» e gli chiede quindi di provvedere.
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