Il cinese va alla Maturità ma resta solo per pochi

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Il cinese va alla Maturità ma resta solo per pochi

Messaggiodi edscuola » 29 gennaio 2009, 19:47

da Repubblica.it

Il cinese va alla Maturità ma resta solo per pochi
di LINDA ROSSI HOLDEN


La lingua cinese si sta diffondendo anche nelle nostre scuole e la prova scritta all'esame di maturità ce lo sta testimoniando. "La Cina è vicina", questo il titolo del film di Marco Bellocchio in tempi non sospetti; era il 1967, e quel grande paese, per molti ideologicamente vicino, era di fatto distante anni luce per l'impossibilità di una comunicazione diretta, ormai in parte traguardata, e non solo per ragioni politiche.

I dati. Dal punto di vista quantitativo non è certo un risultato brillante; soltanto qualche decina di studenti dei licei linguistici italiani si appresta ad affrontare la prova scritta di cinese all'esame di maturità. "La ragione è molto semplice", spiega Giuseppe Polistena, preside del Liceo linguistico Manzoni di Milano: "Attualmente i corsi di cinese nei licei italiani sono soltanto 17, di cui la maggior parte attivati come terza lingua alcuni anni fa. Gli studenti che adesso frequentano il quinto anno sono pochi, ma sono in aumento esponenziale le recenti iscrizioni al cinese come seconda lingua". Dal punto di vista qualitativo, c'è una decisa lungimiranza in questa direttiva, non soltanto un mero ossequio alle ultime raccomandazioni della Commissione europea sul multilinguismo che propongono: "Sostegno alla concorrenzialità professionalizzando la formazione in materia di lingue dei paesi terzi, come l'arabo, il cinese, il giapponese e il russo, creando parametri di riferimento paneuropei". E non è dunque un caso che anche nelle facoltà specialistiche e nelle scuole private, il cinese sia diventato materia di studio per almeno trecentomila italiani.

La lingua cinese. Si tratta di uno degli idiomi più distanti dal nostro ceppo indoeuropeo dato che l'italiano ha un alfabeto con cui si compongono le parole, mentre il cinese è basato su ideogrammi, caratteri grafici corrispondenti a una parola o a un concetto. Praticamente, in italiano le parole si possono comunque leggere e capire perché è sufficiente conoscere l'alfabeto; in cinese, invece, se non si conoscono gli ideogrammi, non si riesce nemmeno a leggerli e a comprenderli, ma è possibile intuirne il significato sapendo che la parte sinistra di ogni carattere suggerisce la pronuncia mentre la parte destra è quella che dà il significato alla parola. Va da sé che la differenza fondamentale tra le due lingue è il numero dei caratteri da memorizzare; un cinese laureato ne conosce almeno 3500/4000, una cifra enorme se paragonata alle nostre 21/26 lettere dell'alfabeto che ci permettono di comporre qualsiasi lemma. Anche la fonetica è molto complessa perché il cinese è una lingua tonale e per l'apprendimento della sua pronuncia necessita obbligatoriamente di un'esposizione di gran lunga superiore ad ogni altra lingua studiata nelle scuole italiane. Ecco perché il liceo Manzoni ha già creato una convenzione con un istituto a Shangai per completare i corsi con esperienze "full immersion".

L'importanza del cinese. Un antico proverbio cinese recita: "Una lingua, un uomo; due lingue, due uomini", esprimendo il concetto che la lingua non è mai fine a sé stessa, ma veicola altri mondi che a loro volta formano l'identità culturale e sociale di altri popoli. Allo stato attuale, la Cina rappresenta un imprescindibile punto di riferimento per l'economia e il turismo; non a caso si stanno moltiplicando le associazioni culturali, le partnership commerciali, molte riconducibili al Comitato governativo Italia-Cina che coordina anche il flusso sempre più numeroso degli studenti italiani verso la Cina e viceversa. La globalizzazione dei mercati produce anche questi effetti positivi e trasversali; il fascino luccicante dell'oriente e la solida tradizione dell'occidente si integrano attraverso numerose tipologie di rapporti, in primis gli scambi linguistici.
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