«Esami a settembre: rimandati»

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«Esami a settembre: rimandati»

Messaggiodi edscuola » 5 ottobre 2007, 7:59

da Liberta.it

In assemblea sindacale emergono gli umori contrastanti del mondo della scuola

«Esami a settembre: rimandati»

Insegnanti critici anche su welfare e contratto

Il "sentiment" del mondo della scuola, per usare una parola che va di moda, non sembra affatto idilliaco sull'accordo per il Welfare. E' molto sospettoso sulla reintroduzione degli esami a settembre «calati dall'alto» e decisamente incavolato sulle risorse ampiamente insufficienti ai bisogni e con questo spirito si avvia allo sciopero del 27 ottobre. Certo la scuola Pezzani non è "Mirafiori", ma qui, nel corso dell'assemblea che ieri ha riunito più di un centinaio di insegnanti di Materne ed Elementari per la presentazione dell'accordo sul Welfare, si respira un'aria inquieta a sentire tutti coloro che hanno preso la parola dopo la relazione - ora asettica ora protesa a mettere in rilievo le novità positive - delle sindacaliste Raffaella Morsia (Cgil) e Lucia Galeazzi (Cisl). E' una delle tante assemblee con i lavoratori che si stanno svolgendo in questi giorni prima del voto "referendario" dell'8-9 e 10 ottobre, ma nella scuola di fatto si può già votare.
L'abbiamo scelta a caso, tra le decine in agenda sul territorio
e ormai alle battute finali. Assemblee dalle quali emergono posizioni differenziate e che non hanno la pretesa di rappresentare tutto un mondo, sono un pugno di sentimenti e di umori spesso mescolati ad un certo pudore, si teme che passi l'equazione per cui "criticare" significa voler far cadere il governo. Spesso così non è.
Esami a settembre? La scelta del ministro Giuseppe Fioroni di reintrodurre le prove di riparazione suscita già molta fibrillazione: gli studenti si stanno organizzando per "bocciare" l'idea in piazza il 12 ottobre. «E' il ministro che deve mettere la scuola in grado di fare un'opera di recupero e non calare dall'alto decisioni di questo peso» obietta Morsia. L'apertura a soggetti esterni per favorire il recupero (pagato) dei ragazzi non convince: «appare persino scandaloso il rischio di privatizzare una funzione della scuola pubblica». Non piace neppure a Galeazzi «l'altalena» fra riforme, novità annunciate e applicate o non applicate.
Ma tra gli insegnanti brucia soprattutto la mancata copertura del rinnovo contrattuale. «Qualche segnale positivo c'è rispetto alla cappa dell'ex ministro Moratti, come il ripristino del tempo pieno». Peccato la cronica mancanza di risorse: «Si torna al tempo pieno ma si bloccano gli organici» lamenta qualcuno. Scoperte finanziariamente anche le supplenze, tallone d'Achille che più preoccupa gli insegnanti. Ma il punto dolente riguarda l'accordo sul Welfare.
E se per Cgil, Cisl e Uil, riferiscono le sindacaliste, lo scarto tra la piattaforma sindacale e l'accordo raggiunto è accettabile, il corpo docente la vede diversamente. Chi prende la parola non è tenero su pensioni e precariato. «Da questo accordo non avrò alcun vantaggio e temo che le cose peggiorino per i miei figli, qui non c'è più lo "scalone" ma gli scalini sono la stessa cosa» tuona Manuela Calza del 5° Circolo. «I lavori usuranti? E' una beffa che possano usufruirne sono 5 mila lavoratori all'anno». Non piace la riduzione dei contributi degli straordinari «che danneggia l'Inps e favorisce l'aumento dell'orario di lavoro». «Rivendichiamo salari adeguati anziché dover lavorare dieci ore al giorno!». Non convince soprattutto l'introduzione di più "finestre" per le pensioni «e il fatto che dal 2013 si vada in pensione a 62 anni». Non meno energica la posizione di Daniela Eboli, del 7° Circolo: «Lo scalone Maroni non è stato superato e la mia generazione non ne avrà vantaggi, neppure la Legge 30 sul precariato è stata superata».
Molti ascoltano in silenzio, poi prende la parola un docente che sintetizza: «Voterò no per dare un segnale negativo, senza aver paura che il mio no faccia cadere il governo. Solo non mi va questo accordo, il sindacato doveva discuterne con i lavoratori, il mandato è stato disatteso».
Parla una veterana iscritta al sindacato che preannuncia un altro «no» e la tentazione di rimettere la tessera sindacale. Galeazzi introduce un distinguo sociale: un conto è pensare solo a se stessi, un conto è pensare in senso collettivo: «Un no cosa produce?!». Ma non produce grandi effetti neppure la spiegazione secondo cui si punta, con l'accordo, ad avere una pensione per il futuro garantendo almeno il 60 per cento netto dell'ultima retribuzione rispetto al 48 attuale. La domanda ricorrente è che sulle pensioni Cgil, Cisl e Uil rivestano un ruolo attivo e forte, forse per "tiri" correttivi in Parlamento.
Altri prendono la parola e non c'è dubbio che l'impianto dell'accordo solleva dubbi. «Non capisco le finestre in uscita» abbozza un'altra docente e si interroga sui coefficienti di calcolo delle pensioni che sembrerebbe «colpire» quelle dei più giovani con revisioni al ribasso ogni tre anni. Circola uno specchietto esplicativo, tutti se lo portano a casa. Se lo studieranno, prima di dare un voto.
Patrizia Soffientini
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