da Repubblica
Dal Sud 60 nuovi presidi, è polemica
Graduatorie lombarde esaurite "I dirigenti vanno vincolati per non farli scappare"
FRANCO VANNI
Milano
La Lombardia non ha presidi ed è costretta a cercarli in giro per l´Italia. Da settembre 60 scuole lombarde andranno a chi ha vinto concorsi in altre regioni: Campania, Sicilia, Calabria, Puglia e Marche. Il rischio è che i presidi arrivino già con la richiesta di trasferimento in tasca, che si fermino il tempo necessario perché si liberi un posto a casa, lasciando cattedre sguarnite. Lo dicono i sindacati, lo sanno le istituzioni scolastiche, che si attrezzano a sostituire i presidi a orologeria, che oggi ci sono e domani chissà.
Per Renato Capelli, segretario regionale di Cisl Scuola, «è ovvio che chi viene qui lo faccia aspettando che si liberi una cattedra a casa. In Italia si diventa presidi in media a 50 anni, un´età in cui molti già tengono famiglia». Per Attilio Paparazzo, segretario provinciale di Cgil scuola, «i nuovi arrivati hanno tutto il diritto di andarsene appena possono, hanno vinto un concorso. Il problema esiste, la soluzione no». C´è un precedente: negli anni Ottanta ci fu l´ultimo arrivo di presidi da altre regioni, e l´allora provveditore Enzo Giffoni, napoletano, di fronte alla fuga di massa aveva commentato: «La Lombardia non è una vacca da mungere e poi scappare».
L´anno scorso, con l´immissione in ruolo di 413 dirigenti in Lombardia, le graduatorie regionali si sono svuotate. Quest´anno le assunzioni programmate erano 121, ma di "lombardi" vincitori del concorso del 2004 (integrato nel 2006) ce n´erano appena 61, così gli altri si sono cercati altrove. Questa pratica è prevista dal decreto Milleproroghe, in vigore dal 28 febbraio, che introduce la ridistribuzione a livello nazionale dei dirigenti scolastici. E così questa settimana saranno nominati i fuori regione.
Per il direttore scolastico regionale Annamaria Dominici, che ha telefonato ai candidati arrivati da lontano per assicurarsi che non abbiano intenzioni di fuga, «bisognerebbe introdurre un vincolo che costringa i vincitori dei concorsi a stare nella provincia di assegnazione per almeno cinque anni». Una clausola che Dominici vorrebbe anche per il personale amministrativo, dato che oggi «nei nostri uffici una sedia su due è vuota, i pensionati non vengono sostituiti e i trasferimenti al Sud sono sempre più numerosi». Oggi i presidi firmano un contratto triennale, ma nessuno impedisce loro di chiedere il trasferimento il giorno dopo l´inizio del lavoro.
La questione del ritorno al Sud è uno dei cavalli di battaglia della Lega Nord. Matteo Salvini, capogruppo leghista in consiglio comunale, attacca: «La questione dei presidi è grave perché arrivano qui già cinquantenni, e se restano sei mesi è già tanto. Ma il problema è generale, riguarda tutti i dipendenti pubblici». La Lega vuole portare le questione in parlamento: «In Lombardia servono pompieri, insegnanti e funzionari lombardi, non gente che scappa lasciando posti scoperti». Immediata la replica del Pd. «Il problema esiste, ma la versione pseudo-federalista è assurda - dichiara il consigliere comunale Andrea Fanzago - . Bisognerebbe dare incentivi a chi viene da altre regioni. Milano è troppo costosa, chi viene da realtà diverse è normale che se ne voglia andare».