Il male di vivere degli «anziani precari»

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Il male di vivere degli «anziani precari»

Messaggiodi edscuola » 21 luglio 2008, 6:39

da Il Corriere della Sera

Cultura Luigi furini ha raccolto storie di italiani
non più giovanissimi rimasti senza un impiego

Il male di vivere degli «anziani precari»

Viaggio nel mondo del lavoro flessibile, tra ex manager baristi,
contratti a giorni e buste paga di pochi euro

Volevo solo lavorare di Luigi Furini (Garzanti, 2008)è un viaggio nel mondo del lavoro, un viaggio fra i precari di tutte le età. Tutti parlano dei giovani che hanno lavori flessibili, a volte assunti dalle agenzie interinali, spesso con contratti a progetto, quasi sempre con contratti a tempo determinato (e questi giovani sono fra i 4 e i 5 milioni) ma ci si dimentica dei precari anziani (sono circa 1 milione e mezzo). Sono persone fra i 50 e i 64 anni che hanno perso il lavoro per vari motivi (cessate attività, trasferimenti, delocalizzazioni) e che non riescono a trovare un altro posto. Le aziende non li vogliono più e, nella grande parte dei casi, si trovano senza reddito (in attesa della pensione che arriverà a 65 anni). Solo nelle grandi aziende, infatti, quando ci sono i prepensionamenti, intervengono gli ammortizzatori sociali, come le incentivazioni, o gli scivoli. Ma il tessuto economico italiano è fatto, per il 95% dei casi, di piccole aziende e quelle, se ti lasciano a spasso, sei fregato.

STORIE DI ORDINARIA PRECARIETA' -Volevo solo lavorare non è un libro di dati e cifre. Ma di storie. C'è il 50enne che tarocca il curriculum (e si toglie 10 anni) per essere almeno ammesso a un colloquio di lavoro. E al colloquio ci va ma dopo essersi fatto colorare i capelli. Niente da fare. Quando deve dire la data di nascita, lo cacciano via come un barbone. Ci sono poi ex manager Fiat che fanno i baristi. Ex impiegati che si improvvisano venditori alle bancarelle del mercato. C’è anche chi si è fatto la partita Iva per fare il consulente ma non trova niente e, comunque, adesso deve fare la dichiarazione dei redditi perchè risulta essere un soggetto fiscale. E poi la storia di un cameriere che trova impieghi solo con il "lavoro a chiamata" (il famoso job of call): ti chiamano per due ore, ti assumono, e poi ti licenziano. E poi, magari, ti riassumono e ti rilicenziano. E tutte le volte ti danno, in busta paga, la quota di tredicesima (in questo caso 1,13 euro) e di riposi non goduti (80 centesimi). C’è anche la storia di uno che ha guadagnato 18 euro per 3 ore, ma l'hanno pagato con un bonifico bancario e gli hanno trattenuto 2 euro per le spese. E un altro che ha lavorato 4 ore e mezzo e gli hanno dato 32 euro con un assegno circolare (poi ha perso mezza giornata in banca per cambiarlo).

DUECENTO CONTRATTI L'ANNO - Per non parlare poi della gente che colleziona, in un anno, anche 200 contratti (quasi uno al giorno). E chi il posto di lavoro l'ha perso ma non ha trovato il coraggio di dirlo alla moglie. E che cosa ha fatto? Ha preso la buonuscita e l'ha messa si un nuovo conto corrente. E tutti i mesi, al 27, ha trasferito sul conto corrente della famiglia quella che era la cifra del suo vecchio stipendio (e ha fatto così fino alla pensione). E, per fingere di lavorare, usciva di casa tutti i giorni trascorrendo le giornate in un bar (d'inverno) e ai giardinetti (d'estate).

LA TUTELA MANCATA - Il sindacato fa ben poco per tutelare questi "precari anziani" perchè già indaffarato a tutelare i pubblici dipendenti e i pensionati. Così queste persone si auto-organizzano. A Milano c'è un'associazione che si riunisce tutti i giovedì mattina in un bar di Porta Romana. Gli associati di vendono, parlano, cercano di darsi un mano. E il barista non vuole che si sappia. «Sennò», dice «arrivano qui migliaia di persone e non si vive più». A causa del lavoro precario, sono tante, troppe ormai le famiglie che non arrivano alla quarta settimana, che hanno ridotto i consumi, che scelgono (per forza) di fare pochi giorni di vacanza o di non andarci proprio.
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