da Il Messaggero
Bankitalia, prof anziani e insoddisfatti:
restano i meno capaci ed è un danno per gli alunni
ROMA (13 luglio) – Sono insoddisfatti del loro lavoro, chiedono spesso un trasferimento da una scuola all'altra, ma soprattutto il loro turnover fa male agli alunni. È un quadro ben poco promettente quello delineato da alcuni ricercatori di Bankitalia e del ministero della Pubblica istruzione inserito tra i temi di discussione di via Nazionale. L'indagine degli studiosi passa a raggi x il corpo insegnante italiano, non solo perché i docenti assorbono circa i due terzi della spesa corrente per l'istruzione, ma anche perché la loro azione quotidiana rappresenta «la principale determinante, insieme alle caratteristiche innate e al contesto socio-economico, degli apprendimenti degli studenti».
Quello che emerge è innanzitutto che gli insegnanti sono in media più vecchi del resto degli occupati e sono in prevalenza donne. Nelle regioni meridionali, in particolare, i docenti sono in genere «più vecchi, meno istruiti e con voti di laurea o di diploma inferiori a quelli dei loro colleghi che operano nel resto del paese». Gli insegnanti più anziani possono inoltre di solito contare su un voto di diploma o laurea più basso rispetto alla media. «Ciò - si legge nel tema di discussione - potrebbe discendere da meccanismi di cosiddetta “selezione avversa”, per cui rimangono nella professione soggetti meno capaci».
Per quanto riguarda l'accesso nel mondo del lavoro, «l'inizio della carriera è caratterizzato da forte precarietà, con contratti a termine di durata inferiore rispetto al resto dell'economia, una più intensa ricerca di un altro lavoro e una più elevata probabilità di svolgere un secondo lavoro». Ma è sul turnover che i ricercatori si concentrano con particolare attenzione. «Nell'insieme delle scuole italiane, più di un quinto dei docenti cambia scuola da un anno all'altro. Il turnover - scrivono - non è dovuto esclusivamente alla presenza di molti docenti con incarico solo annuale, cioè i precari.
Ad essi si aggiungono le entrate e le uscite dal sistema e soprattutto gli spostamenti da una scuola all'altra di molti insegnanti di ruolo» che rappresentano circa un terzo del turnover complessivo. Lo studio sottolinea però che proprio di questo turnover, e del «mismatch», ovvero dello scarso attaccamento degli insegnanti alla scuola in cui operano, «risente negativamente l'apprendimento degli studenti». Lo studio risente cioè della «mancanza di continuità didattica».