da Tutttoscuola
Gelmini: dalle (poche) parole ai fatti
L'annunciato taglio di 150.000 dipendenti della scuola nei prossimi tre anni ha avuto un effetto paralizzante sull'intero quadro dei rapporti tra i sindacati e il ministro dell'istruzione, università e ricerca Gelmini, rapporti che fino a pochi giorni fa erano stati di dialogo e di reciproca attesa.
Perfino la Flc-Cgil, il più sospettoso e critico tra i maggiori sindacati, aveva voluto sottolineare, attraverso il suo sito, di aver apprezzato lo stile sobrio e la disponibilità ad ascoltare della giovane titolare del riunificato MIUR.
Ma le dimensioni della manovra, soprattutto dei tagli, hanno lasciato sorpresi e quasi increduli i sindacati, che stavano trattando per aumentare il numero dei precari da assumere a settembre, e hanno in qualche modo restituito la parola ai politici dell'opposizione. Il leader del PD Walter Veltroni ha subito dichiarato che "la scuola subisce tagli alla cieca e il ministro Gelmini è stato commissariato da Tremonti".
Lo stesso concetto, quello del "commissariamento" del ministero (e ministro) dell'istruzione da parte di quello dell'economia è stato ripreso dal senatore Antonio Rusconi, capogruppo del Pd in Commissione Istruzione, che si è chiesto "Perché il ministro Tremonti non viene a relazionare in VII Commissione al Senato, al posto dei colleghi Bondi e Gelmini", visto che "di fatto, i ministri dei Beni Culturali e dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca collaborano con le Commissioni di merito, ma sono dei sottosegretari del ministro dell'Economia?"
Per la verità il ministro Gelmini aveva fatto sapere già da tempo di volere "meno insegnanti, pagati meglio", ma non aveva fornito dettagli, e intanto trattava con i sindacati su vari fronti (precari, ATA, dirigenti scolastici). Ora è passata ai fatti.