5 Mila presidi rischiano il pensionamento coatto

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5 Mila presidi rischiano il pensionamento coatto

Messaggiodi edscuola » 28 giugno 2008, 8:15

da Agenzia DIRE

5 Mila presidi rischiano il pensionamento coatto

ROMA - Oltre il 50% dei presidi delle scuole italiane (più di 5 mila dirigenti su un totale di 10.700 istituti) rischia il pensionamento coatto. Il decreto legge sulla finanza pubblica, uscito due giorni fa in Gazzetta ufficiale, prevede, infatti, la possibilità per le pubbliche ammministrazioni di mandare a "casa", con un preavviso di sei mesi, i dipendenti che abbiano raggiunto l'anzianità massima contributiva di 40 anni. Quelli della scuola compresi. Nel caso dei presidi sono già scattati i primi calcoli: si parla di almeno 5-6.000 persone, vista l'anzianità media della categoria. Neppure l'ultimo concorso ha portato ad una infornata di giovani leve.

Se la norma fosse applicata massicciamente nel comparto, i risultati, secondo le associazioni di categoria, sarebbero "disastrosi": fino al 50% dei plessi potrebbe rimanere senza una guida stabile fino a nuove assunzioni, o a copertura dei posti attraverso figure "supplenti" come gli incaricati di presidenza o i reggenti. "Il provvedimento è grave- sottolinea Giorgio Rembado, presidente dell'Associazione nazionale presidi e vice presidente della Confederazione italiana dei dirigenti e delle alte professionalità (Cida)- se la norma viene applicata massicciamente, con la metà delle scuole scoperte si rischia o di dover ricorrere a reggenti o di dover fare un reclutamento urgente e, perciò, abborracciato".

"Inoltre- continua Rembado- la minaccia di poter essere mandati via a discrezione dell'amministrazione renderà i presidi meno autonomi nella loro attività".

Nel frattempo, scatta la protesta. Tre associazioni di dirigenti della pubblica amministrazione Cida, Confedir-Mit (Confederazione dei sindacati dei dirigenti, funzionari, quadri e professionisti) e Cosmed (Confederazione medici italiani) hanno già chiesto di modificare la norma e annunciano "sin d’ora una forte mobilitazione, verso gli organi costituzionali, il Parlamento e l’opinione pubblica".
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