VERSIONE DI GRECO, ECCO TRE TRADUZIONI DIVERSE DI LUCIANO

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VERSIONE DI GRECO, ECCO TRE TRADUZIONI DIVERSE DI LUCIANO

Messaggiodi edscuola » 19 giugno 2008, 14:01

da PRIMA - Agenzia Stampa Nazionale

MATURITA': VERSIONE DI GRECO, ECCO TRE TRADUZIONI DIVERSE DI LUCIANO


(PRIMA) ROMA - Ormai sull versione di greco, seconda prova per l'esame di maturità dei licei classici non c'è più nulla di sconosciuto. Sul sito studenti.it addirittura vengono riportate tre versioni diverse del testo che oggi i ragazzi stanno traducendo. Eccoli di seguito:

1 modo di traduzione:
> così dunque deve essere per me lo storico:
> impavido, incorruttibile, libero, amoci della
> franchezza e della verità, e come dice il cominco,
> capace di chiamare i fichi, fichi, e la barca,
> barca, di non risparmiare o concedere nulla per
> odio o per amicizia; non deve avere riguardo,
> pietà, vergogna, o paura;sia un giudice
> imparziale, benevolo verso tutti ma non al punto di
> concedere a nessuno più di quel che gli è dovuto;
> nelle proprie opere deve essere straniero, senza
> patria, indipendente da ogni potere, uno ch enon
> calcola che cosa ne penserà l'uno o l'altro ma che
> racconta i fatti così come sono accaduti.
> Tucidide per esempio stabilì con precisione queste
> norme e distinse pregi e difetti dello storico,
> vedendo che Erodoto era oggetto di grandissima
> ammirazione tanto che i suoi libri erano chiamati
> con il nome delle Muse; egli infatti dice che le
> sue storie sono un possesso per l'eternità più
> che un'opera che possa piacere per il presente e
> non si basa su racconti fantastici ma consegna ai
> posteri la verità sull'accaduto; introduce anche
> il concetto di utilità e di quello che una persona
> assennata potrebbe immaginare sia il fine della
> storia: cioè che, se capitassero ancora fatti
> simili a quelli passati, gli uomini, dice Tucidide,
> guardando alle cose scritte un tempo, possano
> servirsene per affrontare la situazione del momento.




2 modo di traduzione:
ecco dunque come deve essere secondo me lo storico:impavido, incorruttibile, libero, amico della verità e della parola schietta, uno che-come diceva quel comico-dice pane al pane e vino al vino, uno che mai per amicizia o per odio è indotto a concedere o negare, a commiserare o vergognarsi o disperzzare; giudice equanime, benevolo con tutti mai fino al punto di concedere ad una parte più di quanto mariti, che nn ha patria quando scrive nè città, nè sovrano; uno che nn sta a chiedersi cosa ne penserà il tale o il tal'altro, ma riferisce quello che è accaduto.Fu Tucidide a legiferare tutto questo, fu lui che distinse vitù e vizio nella storigrafia, vedendo che erodoto era ammirato a tal punto che i suoi libri vebivano addirittura chiamati muse. Dice infatti di scrivere qualcosa che resti per sempre anzichè per la gara del momento; dice di non apprezzare l'elemento favoloso ma di lasciare ai posteri un veridico racconto di quel che effettivamente accade. E introduce la considerazione dell'utile, di ciò che qualunque uomo da senno può indicare come fine dell'opera storica:che cioè come dice se si ripresenatassero situazioni simili ci si potrà giovare del racconto storico proprio nell'azione contingente.


3 modo di traduzione:
tale dunque sia il mio storico: impavido, incorrutibile, libero, amico della schiettezza e della verità come dice il comico, che chiama fichi i fichi e vaso il vaso, non toccato punto all' odio ne alla amicizia, che non abbia alcun riguardo, non sia tocco da pietà o da vergogna o da timore; sia giudice imparziale, benevolo con tutti, fino al punto da non attribuire ad altri piu del conveniente; straniero nelle proprie opere e senza città, indipendente non ligio a nessun re, che non pensi che cosa parrà all'uno o all'altro, ma che dica che cosa è realmente accadacato.
Tucidide ad esempio determinò assai bene questa legge e distinse la virtù e il difetto dello storico, poiche vedeva soprattutto ammirato erodoto, tanto che i suoi libri furon chiamati Le Muse; dice infatti che egli stesso scrive un possesso perpetuo anziche un opera soltanto al presente e che non si attiene al meraviglioso, ma lascia ai posteri la verità dei fatti avvenuti.
Ed egli apporta l'utile e quel che qualcuno, ben pensando, potrebbe immaginare sia il fine della storia, affinche, semmai anche alttra volta capitassero fatti simili,- dice- , guardando alle cose scritte un tempo, sappiano valersi bene di cio che hanno davanti a se.
E i fatti stessi non si debbono raccogliere a caso ma con fatica e con travaglio, e deve sovente su di essi esprimere il giudizio, sopprattutto essendo egli presente e osservando;se no, prestando fede a coloro che narrano in maniera piu incorrotta e a coloro che qualcuno potrebbe pensare abbiano meno detratto o aggiunto ai fatti per simpatia o per antipatia.(PRIMA)



Data: 19/06/08 10:01
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