E sui criteri di valutazione tutti divisi

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E sui criteri di valutazione tutti divisi

Messaggiodi edscuola » 11 giugno 2008, 8:38

da Corriere

E sui criteri di valutazione tutti divisi

ROMA — Ci aveva provato anche lui. Luigi Berlinguer, ministro della Pubblica Istruzione nel primo governo Prodi, pensava addirittura ad un test per valutare la preparazione degli insegnanti. E introdurre così anche nel mondo della scuola l'audace meccanismo degli aumenti di merito. Andò a finire male: uno sciopero di 320 mila docenti, uno su tre, e l'addio al ministero di Berlinguer che adesso ammette: «I tempi non erano maturi. Sarebbe stato come fare una legge sul divorzio negli anni '50. Speriamo che stavolta vada meglio ». Il problema è sempre lo stesso: tutti (o quasi) d'accordo sul principio del premiare i più bravi. Il guaio è il come. Come valutare la qualità di un lavoro che non produce bulloni ma sapere? Guardare all'estero aiuta: negli Stati Uniti test sugli studenti a distanza di un anno per valutare i miglioramenti. In Gran Bretagna contrattazione libera per le singole scuole che possono pagare di più i professori più bravi. In Francia verifiche periodiche degli ispettori che assistono pure ad una lezione in classe. Da noi, più realisticamente, gli esperti pensano ad una carriera a gradini: non più lo stesso stipendio dal primo giorno di lavoro a quello della pensione con l'unico aiutino dei rinnovi del contratto. Ma tre categorie a seconda del livello di preparazione con relativa busta paga. La stessa idea del fu ministro Berlinguer. Ma il punto è sempre quello: come si valuta?
«In ogni scuola — dice Attilio Oliva, presidente di TreeLLLe, associazione che si occupa dei problemi dell'istruzione — tutti sanno quali sono i professori più bravi. Si tratta solo di far emergere questo giudizio con una procedura trasparente mettendo insieme le osservazioni del preside, delle famiglie, degli ex studenti ». Dovrebbe essere il ministero a stabilire il numero dei posti per ogni categoria: 20 per cento ordinari, 50 intermedi, 30 esperti. «Lo stipendio — aggiunge Oliva — dovrebbe salire di circa il 25 per cento per ogni categoria. Un buon incentivo». Un'idea che piace a Giorgio Rembado, presidente dell'Associazione presidi: «Oltre all'avanzamento per gradini — spiega — sarebbe possibile una valutazione dei singoli all'interno di ogni istituto. Affidata al preside, agli studenti, alle famiglie e ad un docente esperto interno alla scuola». Il preside, un collega: non c'è il rischio che tutti promuovano tutti? «Allora si può pensare anche ad un docente esterno». Il problema non è solo cosa misurare ma anche chi deve misurare. Lo sa bene Giorgio Allulli, il dirigente dell'Isfol che aveva ottenuto il punteggio più alto nella selezione per la guida dell'Invalsi, l'Istituto per la valutazione del sistema educativo. «Si può fare una prima graduatoria per istituto misurando — suggerisce — il tasso di abbandono scolastico e premiando gli istituti che riescono a contenerlo». Sì, ma i singoli professori? «Possono essere valutati anche con alcuni criteri oggettivi, come la partecipazione ai corsi di aggiornamento o alle attività di orientamento. Tutti incarichi che adesso sono volontari». Cioè a guadagno zero.
E i sindacati stavolta come la prenderanno? «Abbiamo firmato un contratto — dice Enrico Panini, segretario della Cgil per i lavoratori della conoscenza — in cui si parla di risorse aggiuntive per le scuole sulla base di valutazione oggettive. Al ministro dico, sediamoci ad un tavolo e discutiamo come applicare questa misura». Ma premiare le scuola non vuol dire distinguere tra chi, all'interno di quella scuola, lavora di più e meglio dagli altri. «Discutiamone. Ma temo che chi parla di giudizio dei presidi o di ex alunni e di altri sistemi artigianali voglia solo creare confusione».
Lorenzo Salvia
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