Unicef, meno bambini a scuola a causa del caro-cibo

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da LASTAMPA.it

Unicef, meno bambini a scuola a causa del "caro-cibo"


GINEVRA
Il boom dei prezzi dei beni alimentari, oltre ad affamare le popolazioni più povere del pianeta, sta anche svuotando le classi dei Paesi più arretrati, costringendo i genitori a mandare i figli a lavorare piuttosto che a scuola. L’allarme arriva dall’Unicef.

Il carovita, legato agli alti prezzi del cibo, «innalza le spese delle famiglie, costringendole a fare tagli all’istruzione e a non inviare i figli a scuola, per mandarli a lavorare»: lo ha affermato Veronique Taveau, portavoce Unicef, secondo la quale il Fondo Onu per l’Infanzia è «molto preoccupato» per l’aumento dei prezzi.

L’impatto del “caro-cibo” è particolarmente forte nei Paesi poveri, dove il 75 per cento del reddito delle famiglie è destinato alle spese alimentari, contro il 15 per cento nelle Nazioni più avanzate. Secondo Christiane Berthiaume del Pam, il Programma Alimentare Mondiale, un calo delle frequenze scolastiche si è già registrato in Nepal. Lo Stato himalayano, ha sottolineato Berthiaume, «è particolarmente vulnerabile» poichè dipende in misura elevata da Cina e India, che hanno già tagliato le loro esportazioni di beni alimentari per fare fronte alle necessità interne.

Berthiaume ha inoltre spiegato che in molti Paesi l’unico pasto caldo che i bambini riescono a consumare è quello che è servito loro a scuola, e ha denunciato che in Cambogia il Pam è stato costretto a sospendere la distribuzione di cibo negli istituti perchè i distributori locali avevano deciso di risolvere unilateralmente i contratti con l’agenzia delle Nazioni Unite. «Preferiscono vendere altrove a prezzi più alti», ha spiegato l’esperta Onu. Il Pam distribuisce 450.000 pasti al giorno nelle scuole cambogiane, al costo di appena 25 cent a settimana per bambino.