da Repubblica.it
Scuola, esplode la protesta contestazioni in tutta Italia
A guidare le manifestazioni gli studenti di Roma e Palermo. Nella capitale sono ormai 50 gli istituti in stato di agitazione. Mentre nel capoluogo siciliano quasi tutte le 'superiori' sono occupate o in autogestione
di SALVO INTRAVAIA
Sulla scuola italiana soffia il vento della protesta. A guidare la contestazione gli studenti di Roma e Palermo. Nella capitale, sono ormai 50 gli istituti superiori in stato di agitazione. Nel capoluogo siciliano, quasi tutte le scuole superiori sono occupate o in autogestione. Ma la protesta si sta facendo strada anche in altre città. A Bologna, lo scorso 20 novembre è stata occupata la prima scuola - l'istituto Rosa Luxemburg - e a Mestre sono tre gli istituti in stato di agitazione. A Napoli, sono una decina gli istituti off limits a presidi, docenti e personale Ata. E non passa giorno senza che gli studenti scendano in piazza, come a Firenze qualche giorno fa.
Ma le manifestazioni stanno prendendo piede anche nei centri più piccoli: Busto Arsizio, Gallarate e Saronno, tanto per citarne alcuni. La manifestazione del 14 novembre, con migliaia di studenti e insegnanti in piazza, sembra avere dato il via ad una nuova primavera della scuola italiana con iniziative che non si sono fermate neppure di fronte alla marcia indietro del governo sulla questione delle 24 ore. Gli studenti contestano la politica degli ultimi governi in materia di istruzione: riforma degli organi collegiali, finanziamenti alle paritarie, edifici sempre più sgarrupati e tantissimi tagli alle risorse e al personale.
A complicare il difficile rapporto dei giovani con la politica ha contribuito l'infelice uscita di qualche settimana fa del ministero del Lavoro, Elsa Fornero, sui giovani choosy (schizzinosi) perché non accetterebbero anche lavori più umili per iniziare. E non mancano di certo i motivi per fare scendere i piazza gli insegnanti, infuriati perché negli ultimi anni si sono ritrovati a lavorare in una scuola sempre più povera e sempre più problematica. Da qualche settimana, fioccano le delibere dei collegi dei docenti che bloccano le attività pomeridiane "facoltative".
Documenti con i quali gli insegnanti esprimono tutto il loro disappunto nei confronti di una classe politica che da 10 anni considera la scuola un costo piuttosto che una risorsa. Ma i professori ci tengono a precisare che le occupazioni, da Palermo a Roma, costituiscono una "forma di protesta sbagliata e rituale che rischia di trasformarsi in un boomerang per docenti e studenti", dice Pietro Li Causi che in pochi giorni ha raccolto 45 mila forme contro la proposta, contenuta nel disegno di legge di Stabilità, di aumentare le ore di insegnamento dei prof da 18 a 24 ore settimanali.
Poi, l'intervento del governo sull'orario degli insegnanti è stato cassato, ma l'indignazione degli stessi è rimasta intatta. Per i docenti restano in piedi una serie di questioni: gli scatti di stipendiali, bloccati fino al 2014, il contratto scaduto nel 2009, il concorsone - che ai più sembra una farsa - e comincia a farsi avanti anche la questione dei pensionamenti. "E' impensabile che un docente possa andare in pensione a 67/70 anni", dice un numero sempre maggiore di insegnanti. Una questione che qualche anno fa l'allora ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, aveva inserito nell'agenda politica del governo, ipotizzando un'età inferiore di uscita per le insegnanti di scuola dell'infanzia.
Ma poi non se ne fece nulla e per di più arrivò la riforma Fornero che allungò di almeno 5 anni l'età per congedarsi dalla cattedra. Ora, studenti e insegnanti si preparano a riempire nuovamente le piazze italiane per lo sciopero del 24 novembre, indetto da tutti i sindacati rappresentativi della scuola - Flc Cgil, Cisl e Uil scuola, Snals, Gilda e Cobas - nuovamente uniti in piazza dopo 4 anni. Tutti, sperano in una grande giornata di manifestazione democratica e condannano gli scontri con la polizia di una settimana fa.