Sciopero europeo, come è nato sul Web

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Sciopero europeo, come è nato sul Web

Messaggiodi edscuola » 17 novembre 2012, 8:44

da Tecnica della Scuola

Sciopero europeo, come è nato sul Web

La manifestazione del 14 novembre per scuola e lavoro è stata organizzata in Rete ed è stato senza dubbio uno degli eventi in cui video virali, Twitter e Facebook sono stati definitivamente consacrati come mezzo di informazione e coordinamento
I social network, fa sapere con in interessante studio daily.wired.it, possono davvero creare un movimento globale in cui è fondamentale la gestione del flusso di informazioni.
A dimostrarlo è che, prima di un simbolo, si è scelto un hashtag, #14N, sotto il quale riunire tutte le informazioni prima, durante e dopo le varie manifestazioni.
La creazione di un hashtag ufficiale permette a chiunque voglia condividere un’informazione la possibilità di sapere a priori come farlo, senza passare da una struttura centrale, inoltre, #14N è diventata la parola da cercare su Google per trovare rapidamente informazioni e testimonianze sui fatti avvenuti.
A fare da coordinamento a questo flusso di dati ci sono stati siti italiani, ma soprattutto stranieri, come Roarmag, che da tempo analizza, commenta e condivide video e informazioni sulle manifestazione in tutto il mondo.
E mentre a coordinare la protesta sul Web ci ha pensato l’ Etuc, la Confederazione europea dei sindacati, quando si va a indagare chi ha creato l’hashtag, emerge un altro dato interessante.
La manifestazione infatti ha avuto anche un sito Web ufficiale: European Strike, con relativa pagina Facebook, che funge da punto di raccolta per immagini e video. Proprio il sito sarebbe il responsabile per la creazione di #14N, e si sta già mobilitando per #1D, un’altra giornata di manifestazioni, stavolta contro la precarietà.
Ovviamente non è stato l’unico spazio in cui reperire informazioni, grazie all’uso dell’hashtag, ogni blog, sito Internet, agenzia di stampa o comitato studentesco ha potuto creare il suo piccolo spazio informativo in cui filtrare o meno le informazioni che arrivavano via Twitter.
Rimangono sulla piazza i consueti problemi che questo tipo di diffusione non filtrata si porta dietro, come il caso del ragazzo colpito da un manganello in Spagna, erroneamente collocato in Italia, o come tutti quei casi in cui un’informazione sbagliata e non controllata viene data per vera e diffusa nel flusso delle informazioni virtuose.
Altrettanto importante è continuare il dibattito sul valore reale delle informazioni diffuse via Twitter e Facebook, che hanno un grandissimo impatto sul Web, e che sono spesso l’unico modo per avere informazioni di prima mano, ma la cui influenza all'esterno è tutta da verificare, ma ormai il messaggio è chiaro: un gruppo di persone, un’idea e qualche volantino non bastano più per riempire una piazza, così come le aziende, anche i movimenti devono gestire la loro presenza in Rete e un hashtag può fare la differenza.
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