da ScuolaOggi
Da ispettore a dirigente tecnico: (c’era una volta) l’evoluzione di una professione
La pubblicazione del bando di concorso per il reclutamento di 145 dirigenti tecnici rilancia nel panorama della scuola italiana la “questione ispettiva”.
Con questa formula veniva inteso – negli anni '80 e fino alla prima metà degli anni '90 - un ambito di riflessione in ordine al significato, alla rilevanza, ai contenuti, alle competenze richieste, alle modalità di esercizio e alla deontologia di una professione che aveva rappresentato (da sempre, o fino ad allora almeno) l'apice della carriera per il personale della scuola, ma che cominciava a perdere determinati connotati…
L'ispettore era gerarchicamente sovraordinato anche ai capi d'istituto, nella scuola “prima” dell'autonomia, e la sua azione poteva incidere in maniera significativa in un contesto amministrativo segnato dalla logica lineare della burocrazia; egli apparteneva ad un “corpo” ispettivo, un insieme di soggetti operanti singolarmente, ma organicamente (?) sempre rivendicando una autonoma potestà d'azione e di pensiero.
In seguito, un profondo cambiamento del quadro normativo ha interessato l'amministrazione e la scuola: il processo - avviato dalla legge n.59/97 per la riforma della pubblica amministrazione e la semplificazione amministrativa, culminato nel regolamento dell'autonomia scolastica e nella riforma dell'amministrazione scolastica centrale e periferica (DPR 319/2003) - è tuttora in corso; alle norme citate è da aggiungere, sul versante dell'ordinamento giuridico generale, la legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3 di modifica al titolo V della Costituzione, che ha scompigliato il quadro delle potestà legislative in materia scolastica di diversi soggetti istituzionali.
Il nuovo quadro normativo - ricco di complessità, ma anche di ambiguità e sovrapposizioni di competenze - ha inevitabilmente destrutturato:
- i luoghi, spariti i provveditorati agli studi - divenuti CSA, poi USP - sono nati gli Uffici Scolastici Regionali come articolazione del MPI sul territorio;
- le identità professionali: a partire dalla funzione docente - fortemente investita di nuove responsabilità formative - passando per la “nuova” dirigenza scolastica, fino alla funzione ispettiva, divenuta parte di una più ampia competenza “tecnica”;
- le committenze, da cui la scuola - e l'ispettore/dirigente tecnico – ricevono mandati e a cui devono rispondere in termini di efficacia e rendicontazione.
E' però evidente quanto sia tuttora presente nell'immaginario dell'amministrazione la figura dell'”ispettore”, tanto che oggi si parla comunemente di “concorso ispettivo” anziché di “concorso per dirigenti tecnici”; lo stesso recentissimo Regolamento di riorganizzazione del MPI (DPR 260 del 21 dicembre 2007) all'Art. 2 comma 5 parla del “corpo ispettivo, composto dai dirigenti investiti dell'esercizio della funzione ispettiva tecnica”, avvalorando il permanere di una concezione prevalentemente “ispettiva” della funzione “tecnica”.
Gli “ispettori scolastici” non esistono più nell'accezione prevista dal Testo Unico DPR 297/94 (sovraordinamento gerarchico), così come non esistono più gli “ispettori tecnici centrali/periferici” divenuti dirigenti “di seconda fascia” tout court, alle dipendenze di un direttore generale (capo dipartimento, direttore generale MPI o direttore USR) come prevede il DPR 319/2003 e lo stesso Regolamento di riorganizzazione del MPI.
La funzione ispettiva, che aveva connotato in forma esclusiva una professionalità, è ora parte di un “tutto” che si definisce “dirigenza tecnica” e che comprende anche:
- il sostegno per la progettazione e il supporto dei processi formativi
- il supporto al processo di valutazione ed autovalutazione
- il supporto tecnico – didattico – pedagogico.
La riflessione dovrebbe pertanto spostarsi dalla “questione ispettiva” alla “questione tecnica”: ossia dovrebbe esaminare l'opportunità/necessità, per l'intero sistema scolastico, oltre che per l'amministrazione centrale e periferica, di disporre di una “competenza tecnica” qualificata, diffusa sul territorio, con esperienza professionale pregressa e diversificata (dirigenti scolastici, docenti in servizio, comandati, ecc.) per la promozione dei fini istituzionali.
Il “tecnico” svolge un'azione finalizzata, per la definizione di regole gestionali e di comportamento necessarie e condivise, come misura “preventiva” per il buon funzionamento della scuola in generale; interviene in presenza di patologie, fino all'indicazione di provvedimenti disciplinari, come misura “sanzionatoria” vera e propria.
In questa prospettiva il “tecnico” svolge funzioni essenziali in un contesto di autonomia/e: offre il supporto specialistico nella fase di progettazione; incentiva e supporta la valutazione dei risultati (formativi e non solo) ottenuti dalle scuole; promuove l'orientamento dell'azione comune di soggetti diversi verso obiettivi istituzionali condivisi e trasparenti; favorisce la relazione tra molteplici soggetti/committenti all'interno e all'esterno dell'amministrazione.
La lettura del bando di concorso a “dirigente tecnico” lascia però assai perplessi: le competenze richieste all'”ispettore” sono tutto meno che di carattere “promozionale”…..prima ancora che sia avvenuto il decollo di una nuova “professionalità tecnica”, funzionale ad un contesto scolastico profondamente cambiato negli ultimi venti anni, si torna ad immagini professionali obsolete: che i dirigenti tecnici abbiano già “un grande avvenire dietro le spalle”?
Giusi Milani