da Il Corriere del Mezzogiorno >Napoli
21 settembre 2012
Scuola
«I disabili restano in classe sporchi»
Mancano gli accudienti materiali. «Tuttiascuola» denuncia: casi abominevoli a Napoli e provincia
Roberto Russo
NAPOLI — Carlo 7 anni (nome di fantasia) è affetto da un importante deficit cognitivo e in più è autistico. Alle elementari, durante le lezioni, non riesce a trattenere feci e urina. Carlo se la fa sotto. E resta con il pannolino sporco fino a che la mamma non si precipita a scuola per riaccompagnarlo a casa, sporco e in lacrime.
ORRORE QUOTIDIANO - Pasquale (altro nome di fantasia), 5 anni, non parla. Non può comunicare alla maestra che ha bisogno di andare a fare la pipì. Se la fa addosso anche lui e il copione si ripete identico: Pasquale resta bagnato chissà per quanto tempo. Scene dell'orrore quotidiane nelle scuole dell'obbligo della Campania (ma anche di altre regioni italiane). Vittime: i bambini disabili o (con definizione ipocrita) diversamente abili con gravi patologie che da quest'anno sono abbandonati a loro stessi e al buon cuore di maestre o bidelli che per legge e contratto di lavoro devono fare altro.
ACCUDIENTI MATERIALI - Mancano i soldi per pagare gli «accudienti materiali» cioé quelle figure a metà strada tra il maestro e il tutore che, fino allo scorso anno, si occupavano delle «piccole» necessità degli alunni. Un servizio ritenuto dalla legge «accessorio» e quindi tra i primi ad essere fortemente ridimensionato in tutt'Italia, se non abolito del tutto, per effetto della spending-review. Così, quando Carlo o Pasquale la fanno nel pannolino, se nel frattempo una mano pietosa non li avrà soccorsi, dovranno restare a scuola in mezzo alle proprie feci.
ABOMINIO SCOLASTICO - Il lettore ci perdonerà per la crudezza degli esempi, ma ciò che accade nelle scuole di Napoli e provincia in questi primi giorni «è un abominio» per usare le parole di Toni Nocchetti, battagliero medico napoletano presidente dell'associazione «Tuttiascuola», il quale denuncia l'esistenza di decine, centinaia di casi come quelli cui abbiamo accennato. Per chi avesse dubbi o pensasse che stiamo esagerando, il 13 settembre scorso Manuela Ghizzoni, presidente della Commissione Cultura e Istruzione della Camera ha detto: «Il nostro Paese è al di sotto della soglia di civiltà sui temi della disabilità. Occorre invertire questa tendenza, è una questione improcrastinabile se l'Italia vuole ancora dirsi Stato di diritto». Chiaro, no? «Per i disabili l'anno scolastico non è mai iniziato» incalza Toni Nocchetti. «In tutt'Italia ci sono 215 mila bimbi con problemi e 65.000 insegnanti di sostegno in meno. Il che significa 120mila bambini senza assistenti di sostegno. Per l'accudienza materiale poi il quadro è ancor più drammatico. Di fatto è prossima ad essere abolita».
DISCRIMINAZIONI - In questo panorama desolante non mancano decisioni che creano discriminazioni tra gli alunni disabili. Molti Comuni infatti riservano i pochi accudienti materiali agli iscritti residenti, mentre lasciano «scoperti» i disabili che arrivano dai Comuni vicini. «Una guerra tra poveri inaccettabile — tuona ancora Nocchetti — che di fatto viene utilizzata come estrama ratio dalle amministrazioni comunali sulle quali gli effetti della spending review sono stati devastanti». Problema nazionale grave, che al Sud diventa gravissimo, quello della mancata assistenza. Del resto, in conferenza Stato-Regioni, tutti i governatori italiani hanno rifiutato la dotazione complessiva di 187 milioni di euro per il Fondo nazionale per le politiche sociali, ritenendola assolutamente insufficiente.
TECNICISMO SENZA UMANITA’ - Il presidente di «Tuttiascuola» accusa Monti e i suoi ministri di «tecnicismo senza umanità» e invita provocatoriamente il Governo «a ripristinare le classi separate per i disabili, perché almeno cesserebbe l'ipocrisia e non si parlerebbe più a sproposito di un'integrazione che esiste solo sulla carta». Cosa devono fare i genitori di un bimbo con handicap per non ritrovarlo sporco e piangente alla fine delle lezioni? A chi devono votarsi? Dall'apertura dell'anno scolastico sono aumentate considerevolmente le famiglie che hanno deciso di non mandare più il figlio disabile all'asilo e alle elementari di farlo frequentare a giorni alterni. Una situazione angosciosa perché tutto il peso dell'assistenza resta sulle spalle di mamma e papà. Scrive una madre disperata sul sito di Tuttiascuola: «Ah, se potessi mi suiciderei. Non mi suicido perché non me lo posso permettere. Non mi posso ammalare perché ho un figlio handicappato». Perciò, prima di sprecare un solo euro, finanziando sagre della salsiccia o grandi eventi, ogni pubblico amministratore pensi a quei bimbi che nelle classi delle scuole dell'obbligo se la fanno addosso. E restano soli.