Per il ministro la scuola italiana è promossa

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Per il ministro la scuola italiana è promossa

Messaggiodi edscuola » 7 settembre 2012, 8:24

da Tecnica della Scuola

Per il ministro la scuola italiana è promossa
di P.A.

Intervistato da “Famiglia Cristiana” il ministro dell’istruzione non ha dubbi: «Quando i nostri ragazzi vanno all'estero sono sempre i migliori. Capacità e impegno vanno premiati».
“La scuola patisce delle difficoltà, ma dobbiamo rapportarci ai numeri. Gli studenti sono 8 milioni. Se non funziona qualcosa per l'un per cento, si tratta di 80 mila studenti.”
E che la nostra scuola sia di qualità, per il ministro lo dimostra il fatto, che “quando i nostri ragazzi vanno all'estero, sia durante i percorsi delle scuole superiori sia durante l'università, sono sempre i migliori. Io credo che il nostro sistema scolastico sia molto più formativo e meno informativo di altri.” E se qualcosa non funziona ciò è dovuto: “a questo sistema complesso per cui c'è un ministero centrale e una programmazione fatta invece dalle Regioni, mentre la proprietà degli edifici e in buona parte della Provincia. Una situazione anomala. Per questo dico che un'oliatura si può dare”
Ma allora perché, andiamo così male nei test internazionali?
“La nostra scuola”, spiega Profumo, “ha poca abitudine a quel tipo di test”, mentre per migliorare la secondaria di primo grado, dice che “effettivamente sia l'anello debole del sistema, per due motivi: viene a coincidere con un momento delicato come l'inizio dell'adolescenza e poi è rimasta un ibrido, senza una anticipazione reale di una scuola più autonoma quale deve essere la scuola superiore.” Ha però bisogno solo di una “oliatura e non di una riforma”.
Per il ministro bisognerebbe “prevedere nel triennio della media, se rimarrà un triennio, un primo anno ancora collegato alla modalità della scuola elementare e un ultimo vicino a quello che avviene nella secondaria. Quindi un aggiustamento non solo dei programmi ma anche della gestione dell'aula e del rapporto coi docenti”. per quanto rigurada invece la questione del riconoscimento del merito ai professori, il ministro chiarisce: “Io non amo il termine meritocrazia, ma credo che la capacità, che è una dote che ciascuno di noi ha dalla nascita, e l'impegno, che invece dipende dalla nostra volontà, debbano essere premiati. Quando i nostri ragazzi vanno a casa e riportano ciò che è stato loro insegnato a scuola, quello è un messaggio che coinvolge tutta la comunità, quindi premiare il merito ha un grandissimo valore, non solo per il singolo. Vedo questa riforma come una specie di educazione civica”
“Non è vero”, dice ancora il ministro, che sono stati operati tagli alle scuole paritarie: “tutti gli anni c'è stata un'aggiunta di circa 200 milioni per completare il finanziamento triennale, e ci sarà anche quest'anno”.
Lancia alla fine dell’intervista un “messaggio di fiducia. Stiamo lavorando a una scuola in cui non siano toccate le risorse per il cuore del sistema che sono gli studenti, con un processo di rinnovamento che certamente avrà delle ricadute importanti sulla società".
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